La seconda vita del Bubnovyj Valet

"Nebozvon" (Suono dei cielo) di A.V.Lentulov, dalla Pinacoteca di  Yaroslavl (Foto: Itar-Tass)

"Nebozvon" (Suono dei cielo) di A.V.Lentulov, dalla Pinacoteca di Yaroslavl (Foto: Itar-Tass)

Alcuni degli artisti russi di inizio Novecento, riuniti all'epoca in un gruppo che fece scalpore, rivivono nell'esposizione organizzata nella galleria Dom Naschokina di Mosca

Nella galleria moscovita Dom Naschokina sono state esposte oltre 80 opere di pittura e grafica dei più grandi artisti dell’inizio del XX secolo. Molte di esse a Mosca per la prima volta. Il precedente progetto di una mostra dedicata al gruppo "Bubnovyj Valet" (detto anche "Knave Of Diamonds") è quello di Montecarlo-San Pietroburgo-Mosca degli anni 2004-2005.


La prima mostra “Bubnovyj Valet” realizzata a Mosca nel dicembre 1910 impressionò e scandalizzò gli uomini del tempo. Erano esposti i lavori di giovani artisti quali Petr Konchalovskij, Mikhail Larionov, Natalia Goncharova, Robert Falk, Aristarch Lentulov e molti altri. Questi “giovani seguaci di Cézanne”, secondo l’espressione del pittore e critico Aleksandr Benois, furono destinati ad essere protagonisti dell’avanguardia russa.

 

Essi crearono un  gruppo detto “Bubnovyj Valet” le cui opere riflettevano l’accademismo e il realismo del XIX secolo. Univano in maniera armoniosa l’estetismo naif delle opere degli artisti nazionali, tra cui il lubok russo (stampe popolari) ai risultati della pittura europea, erede di Cézanne, del cubismo, fauvismo ed espressionismo. “La migliore gioventù per spirito pittorico si è riunita sotto la bandiera del  Bubnovyj Valet, vedendo in esso il mondo come una pittura, come un colore”, ha scritto Malevich.


Oggi, i nomi dei pittori di quella mostra sono noti in tutto il mondo, i loro quadri fanno parte delle collezioni dei più grandi musei, la loro apparizione nelle grandi aste attira continuamente l’interesse dei collezionisti.


L’evento più importante della mostra di Mosca (aperta dal 7 giugno 2012 al 30 settembre 2012) è la presenza della grandiosa tela di Petr Konchalovskij “Il bagno dell’Armata Rossa” della collezione del Museo Centrale delle Forze Armate. Realizzata nel 1928, viene esposta solo per la seconda volta. Il quadro, realizzato per il decimo anniversario dell’Armata Rossa, non era stato ben accolto, ma criticato e messo da parte. “Come deve essere stato imbarazzante!” dice il direttore della galleria Natalia Rjurikova. 


“Conservati per miracolo”, così si può dire di molti dei lavori esposti alla mostra. Nelle sale della Galleria sono esposti otto pannelli di Konchalovskij realizzati su ordine di un acquirente, il cui nome è ormai dimenticato. Le pitture però non piacquero al cliente. Come ha raccontato Svetlana Volkova, collaboratore scientifico del museo “Abramcevo”: “Questa pittura gli sembrò un pasticcio, non permise di appendere questi quadri e dunque  si sono potuti conservare”.


Uno straordinario valore aggiunto alla pittura e alla grafica è rappresentato dagli oggetti personali degli artisti, registrati nelle loro stesse famose nature morte, piatti di ceramica e utensili appartenuti a Mashkov e Falk.


“Molti visitatori sono rimasti impressionati che la pittura abbia perso i suoi sostegni”, scrisse Malevich nella mostra del 1910. “Il colore ha infiammato il cervello, fino ad allora abituato alla quieta monotonia dei quadri degli Itineranti”. Le parole di Malevich sono ancora oggi attuali. I colori delle tavolozze degli eredi di Cézanne sorprendono e regalano una meravigliosa sensazione di caldo e colore.

 

L'articolo è stato pubblicato su "La Voce della Russia"

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