Al centro il premier Dmitri Medvedev, al tavolo con i neoministri della Federazione (Foto: Itar-Tass)
Il nuovo governo russo è nato. A detta di alcuni esperti, l’inesperienza di molti titolari dei dicasteri favorirà lo spostamento di potere a favore del Cremlino, dove Vladimir Putin ha portato con sé i suoi fedelissimi.
Vladimir Putin: "Quante nuove facce abbiamo? Penso che la composizione sia cambiata al 75 per cento". Dmitri Medvedev: "Secondo il mio calcolo approssimativo, per tre-quarti l’esecutivo è composto da gente che solo da poco è in politica o che si trova alla prima esperienza di governo". Queste le battute che a metà maggio 2012 il Presidente Putin e il premier Medvedev si sono scambiati nel corso di una trasmissione alla televisione russa.
Il messaggio che intendono dare è di novità. Lo sguardo attento riconosce invece che il governo è sì molto giovane – il ministro delle Telecomunicazione, Nikolai Nikiforov, ha appena 29 anni – ma solo in parte nuovo: sei dei ministri attuali, in precedenza, sono stati vice ministri. Inoltre, per quanto tutti altamente qualificati, i capi dei dicasteri hanno poca esperienza alle spalle: Medvedev si è circondato di un governo di manager.
Esperti russi sottolineano il poco peso politico del nuovo Consiglio dei ministri: "Questo non è un governo per sfondare, ma tecnico. E ho dei grandi dubbi che sia in grado di rispondere adeguatamente alle sfide che si pongono oggi alla Russia", ha commentato Aleksei Kudrin, a lungo ministro delle Finanze, costretto a dimettersi nell’autunno 2011.
"Secondo il mio calcolo approssimativo, per tre-quarti l’esecutivo è composto da gente che solo da poco è in politica e che si trova alla prima esperienza di governo"
Vengono chiamati “tecnici” i governi che durante i primi due mandati servirono a Putin per imporre i piani strategici. Il premier Medvedev è circondato da sei vice premier, tra cui alcuni collaboratori fidati dei suoi tempi al Cremlino, come il liberale Arkadi Dvorkovich o il “capo ideologo” Vladislav Surkov. Il fatto che sia riuscito a far occupare alcuni incarichi da gente “sua”, viene interpretato come la prova che Medvedev abbia comunque un certo peso politico.
La sostituzione forse più importante riguarda Rashid Nurgaliev: l’ex ministro degli Interni era stato al centro delle critiche a causa dei continui scandali di corruzione e soprusi da parte di poliziotti. Siccome neanche la riforma della polizia - annunciata con clamore - ha cambiato le cose in profondità, al suo posto è stato chiamato Vladimir Kolokoltsev, finora capo della polizia di Mosca, con un credito anche presso l’opposizione. Alcuni grossi nomi fra i politici hanno tenuto i loro incarichi, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov.
Secondo gli osservatori, il fatto che i ministri delle Finanze e per l’Armamento non siano stati sostituiti rinforzerebbe la posizione di Putin. "In questa maniera ha mantenuto il controllo sulle strutture di esercizio del potere e ha conservato il blocco finanziario -, spiega il politologo Igor Bunin. - Questa gente gli permette di influenzare dall’interno le decisioni di governo, soprattutto quelle economiche".
L’unica nomina che ha provocato incomprensione e in alcuni persino rabbia è quella di Vladimir Medinsky alla Cultura. Si tratta di una delle figure più importanti del partito del Cremlino, Russia Unita. Negli ultimi anni ha guadagnato milioni di rubli con libri di divulgazione scientifica e patriottici sulla storia russa. La rivista Russkij Reporter interpreta la sua ascesa come un atto di vendetta da parte di Putin verso l’élite artistica-intellettuale del Paese, scesa in piazza contro di lui.
Una particolarità del sistema politico in Russia sta nel fatto che, con l’amministrazione del Cremlino, il Presidente dispone di una struttura che formalmente è composta solo da consulenti e assistenti, ma che a causa della vicinanza alla sua figura ha un peso politico maggiore rispetto ai ministri. Entrando nel Cremlino, Putin ha portato con sé i suoi sodali più stretti: sette ex ministri, tra cui Elvira Nabiullina, in passato a capo dello Sviluppo economico.
L’ex membro dei servizi segreti Sergei Ivanov, che solo poco tempo fa aveva cambiato il suo posto come vice premier con quello di capo dell’Amministrazione presidenziale, manterrà il suo incarico. Solo pochi sono usciti completamente dal sistema politico in questo scambio di poltrone, come il ministro dell’Energia Sergei Shmatko. Mentre l’ex vice premier Igor Sechin, stretto collaboratore di Putin ed eminenza grigia del settore petrolifero e gas, è stato nominato presidente del gigante petrolifero statale Rosneft. A lui spetterà quindi la responsabilità di condurre in porto uno dei progetti più importanti dei prossimi decenni: l’accesso alle materie prime della piattaforma continentale artica.
L'articolo è stato pubblicato sul numero cartaceo di "Russia Oggi" del 7 giugno 2012
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