Sembra la scenografia pensata per un film di Audrey Hepburn. In quella stanza dalle pareti dipinte di verde, dove una teiera borbotta goffamente vicino al fornello, le vecchie lampade degli anni Sessanta e la grande radio scura degli anni Cinquanta sembrano porte aperte sul passato. “Questa arriva direttamente da Minsk. L’aveva abbandonata qualcuno convinto che non servisse più”. Dalla strada un mendicante attacca una canzone stonata, suonando la fisarmonica.
È qui, affacciato su Ulitsa Klimashkina, in centro a Mosca, che si trova il “quartier generale” (così come viene indicato sul sito Internet www.kontrabas.it) di Michela Bolognani, 28 anni di Lecco, che, insieme a Polina Proskurina Yanovich, coetanea di Novosibirsk, ha messo in piedi un business di abiti new vintage. Lei linguista, l’altra filologa. “Effettivamente veniamo da campi molto diversi, ma volevamo impegnarci con qualcosa di piacevole e che ci facesse sentire realizzate”.
E così, facendo tesoro di una passione per la moda covata negli anni, cogliendo alcuni spunti presi in prestito dalle nonne (“La mia è sempre stata una signora estremamente di stile”, dice Polina), le due giovani si sono tuffate nel mondo della moda retrò facendo proprio un nuovo credo: abbandonarsi al vintage senza perdere la freschezza dei tessuti.
“In Europa c’è un atteggiamento molto aperto nei confronti del vintage. Ma c’è anche chi lo evita perché ritiene che i tessuti possano rovinarsi o semplicemente perché non ama l’idea di indossare vestiti già usati”, racconta Michela, gli occhi scuri su un volto da attrice, arrivata a Mosca nel 2007 dove ha studiato all’università e lavorato per anni presso una grande azienda italiana.
“Abbiamo quindi pensato di realizzare modelli vintage utilizzando stoffe nuove, creando collezioni fedeli e allo stesso tempo esclusive”. Fedeli al punto tale che una giacca, pensata e disegnata da zero dalle due ragazze, è stata ritrovata, con lo stesso modello, su una vecchia rivista di moda degli anni Quaranta. “In quel momento abbiamo capito che avevamo fatto centro”, scherza Michela, sistemando un lungo abito su un manichino dai fianchi larghi, originario del 19esimo secolo.
All’interno di questo piccolo e ordinato appartamento all’ottavo piano di un condominio, in un quartiere residenziale della capitale, Michela e Polina hanno infatti allestito il loro show room, aperto tutti i pomeriggi dal giovedì al sabato. Le collezioni nascono grazie a una rete di contatti che unisce la Russia non solo all’Italia, ma anche alla Turchia e al Marocco, da dove arrivano coloratissime ballerine di pelle fair trade e abiti dal gusto antico. Ma il picco di originalità spetta ai bijoux, realizzati da una signora milanese, ultraottantenne, che ha iniziato a confezionare gioielli negli anni Quaranta insieme alla nonna.
“Non è facile farsi conoscere allestendo il negozio fuori dal centro, senza nessuna vetrina visibile ai passanti – raccontano -. La nostra promozione si basa sui social network e sul passaparola. Partecipiamo alle fiere e cerchiamo di diffondere il nostro marchio, Kontrabas, con i pochi strumenti che abbiamo”. Una bella sfida, resa più semplice dalla vivacità di una realtà come Mosca, che riserva infinite sorprese. “In Russia ci sono ancora molti settori scoperti che aspettano solo di trovare persone disposte ad investire – spiega Michela –. Questa realtà è molto stimolante, e lo si capisce dalla voglia che hanno i giovani di lanciarsi in nuove avventure. Qui la gente è sempre stata abituata ad avere molto poco. Sarà forse per questo che ora è disposta a giocarsi il tutto per tutto, rischiando forse di perdere quel poco che hanno. O chissà, magari di moltiplicarlo”.
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