Effetto Facebook in Borsa

Motori di ricerca, siti per vendere e acquistare prodotti, social network: l'attenzione delle istituzioni per le potenzialità economiche della Rete. E tante aziende sono pronte alla quotazione

Il peso dell'Internet economy in percentuale sul Pil del 2010

Infografica: Gaia Russo

L’eco mediatica che ha accompagnato l’Ipo di Facebook si è spinta fino a Mosca. Tra le banche d’affari nelle ultime settimane è cresciuta la pressione sui vertici di VKontakte per convincerli a sbarcare in Borsa. Il momento è propizio, secondo gli analisti, perché i multipli sulle società della new economy sono tornati interessanti e il social network fondato da Pavel Durov ha dalla sua tutte le qualità per fare bene: un’utenza che ammonta a 290 milioni di persone tra Russia e Paesi limitrofi, un trend che continua a crescere e – appunto – l’onda lunga di Facebook. Se la più grande community Web al mondo non ha sfondato in Russia, il merito è proprio della creatura di Durov, che ha saputo prendere il meglio del concorrente americano, aggiungendovi una maggiore personalizzazione per il mercato ex-Csi.

VKontakte non è l’unico caso di eccellenza nel panorama dell’Internet economy russa. Alla fine del 2011, il numero di internauti nella Federazione ha raggiunto quota 60 milioni, rendendolo il primo mercato in Europa: così non sorprende leggere che il Web è ormai diventato il secondo canale pubblicitario dopo la Tv. Nel 2011 le aziende inserzioniste hanno speso 263,4 miliardi di rubli (poco meno di 7 miliardi di euro) in promozione, vale a dire il 21 per cento in più rispetto al 2010, superando addirittura i livelli del 2008 (+4 per cento), l’ultimo anno prima dello scoppio della crisi internazionale. Secondo uno studio di Boston Consulting Group, l’Internet economy dovrebbe crescere nel Paese al ritmo del 30 per cento annuo da qui al 2015, portando la sua incidenza sul Pil intorno al 3,5 per cento nel 2014.

Proiezione delle vendite on line rispetto al totale delle vendite nel 2016


Infografica: Gaia Russo


In un territorio così vasto come la Russia, Internet si sta rivelando un collante straordinario tra popolazioni e culture che altrimenti non avrebbero altra occasione di incontro. Così si spiega il successo di Avito.ru, una sorta di Ebay russo, che consente di pubblicare annunci di compravendita di qualsiasi tipo e offre una vetrina gratuita ai venditori meno strutturati. Lo scorso anno l’e-commerce ha raggiunto in Russia un valore superiore agli otto miliardi di euro e per quest’anno è attesa una crescita quasi del 30 per cento. Nel settore si è lanciato anche Yandex, che sta diversificando la sua attività originariamente concentrata sul motore di ricerca (è leader di mercato nel Paese con il 64 per cento contro il 24 di Google) proprio per sfruttare altri filoni di business legati alla Rete. Così di recente ha siglato accordi con operatori nazionali (come Spb Software) e internazionali (Twitter) per ampliare il proprio raggio d’azione e puntare sulla potenzialità del mobile business, oltre ad aprire una sede in Turchia, che si affianca a quelle da tempo attive in Bielorussia, Kazakhstan e Turchia. Una strategia che ha trovato il plauso dei mercati, considerato che il titolo quotato al Nasdaq ha guadagnato circa il 20 per cento rispetto ai livelli raggiunti lo scorso autunno.

La sfida per le istituzioni è fare dell’Internet economy un motore di innovazione diffuso, con migliaia di realtà di varie dimensioni, capaci di ridurre la dipendenza dei cicli economici nazionali dalla componente energetica. Un ruolo centrale in questo senso lo svolge Skolkovo, anche nota come la Silicon Valley russa: si tratta di una cittadella dell’innovazione creata alle porte di Mosca che offre agevolazioni fiscali e facilitazioni burocratiche per attirare aziende anche dall’estero e favorire così lo scambio di esperienze e know-how. Già oggi sono circa 30mila le persone che lavorano a Skolkovo, tra realtà dell’informatica, della nanotecnologia e del biomedico, ma nel giro di due o tre anni il dato dovrebbe raddoppiare.

L'articolo è stato pubblicato sul numero di maggio 2012 di "Russia Oggi"

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