Fedorchenko e l'amore senza fine

A tu per tu con il regista russo che presenta il suo ultimo lavoro, "Silent Souls", in uscita nelle sale italiane il 25 maggio 2012; film che aveva già riscosso il plauso della 67esima Mostra del Cinema di Venezia

“Soltanto l’amore non ha fine”, è la frase scelta come sottotitolo di “Silent Souls”, il film del regista russo Aleksei Fedorchenko in uscita nelle sale italiane il 25 maggio 2012 e presentato con successo nel 2010 alla 67° Mostra del Cinema di Venezia. Fedorchenko è in Italia per la promozione del sul lavoro e Russia Oggi lo ha incontrato al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma, dove si è tenuta la proiezione per la stampa.

Un film d’amore, ma anche di nostalgia e soprattutto di viaggio, ma non inteso come semplice spostamento, bensì come percorso dell’anima dove, oltre alle distanze fisiche, e in Russia si sa che sono notevoli, si percorrono quelle emotive. Questo viaggio lo compie soprattutto Miron, il protagonista del film, che, alla morte della moglie Tanya, chiede al caro amico Aist di aiutarlo a dare l’ultimo saluto alla consorte secondo i rituali della cultura Merja, un antico popolo ugro-finnico originario della Russia centro-occidentale e assimilato dai russi nel XVII secolo.

Il film

Silent Souls. Regia di Aleksei Fedorchenko

con: Igor Seeergeev, Yurik Tsurilo, Yuliya Aug, Viktor Sukhorukov

Il film è tratto dal romanzo di Aist Sergeyev

Distribuito in Italia da Microcinema

Vincitore del Premio Osella e del Premio Fipresci alla 67° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Così i due uomini intraprendono un viaggio di migliaia di chilometri attraverso le terre sconfinate della Russia in compagnia di due piccoli zigoli in gabbia; ed è proprio la parola russa che indica gli zigoli, dei piccoli uccellini giallo verdi molto diffusi nella terra degli zar, ad essere il titolo originale del film, ovvero “Ovsyanki”, perché questi animaletti sono come i protagonisti del film, persone semplici e comuni ma contraddistinti dalla particolare visione del mondo dovuta al loro appartenere a un’antica tribù.

E proprio la salvaguardia e la conservazione delle tradizioni delle antiche popolazioni sono temi cari a Fedorchenko che, afferma: “Ogni anno scompaio 33 piccoli popoli e con loro le tradizioni e la lingua, una vera grande perdita culturale”; non a caso, un’antica etnia è al centro del suo ultimo film ancora in post-produzione “Mogli celestiali dei Mari Lugovykh”, ambientato tra il popolo dei Mari, che vive nella repubblica autonoma del Tatarstan.

Fedorchenko, parliamo di cinema italiano. Apprezza la produzione cinematografica del Belpaese?

Naturalmente: a chi non piace il cinema italiano! Ad esempio, apprezzo molto i primi film di Pasolini, soprattutto le ambientazioni e il tipo di linguaggio.

Le piacerebbe girare un film in Italia?

Sì, e chissà che in futuro non possa accadere. Nella zona dell’Istria italiana ho visto un luogo meraviglioso dove sono ancora conservate le casette costruite dai pescatori italiani che lavoravano lì: d’inverno pescavano e d’estate estraevano il sale, ecco quello sarebbe un posto perfetto per girare un film.

Foto: Ufficio stampa del Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma

Con quali attori italiani vorrebbe lavorare?

Purtroppo conosco poco gli attori italiani di oggi, sono più ferrato sulle bellissime attrici italiane del passato.

A quali registi italiani, oltre al già citato Pasolini, è legato?

Su questo posso raccontare un aneddoto divertente. Stavo ancora studiando all’Istituto di cinematografia quando ho trovato una brochure nella quale si parlava di “Made in Italy”, un film degli anni ’60 di Nanni Loy; trenta piccole storie a episodi in un lungometraggio, praticamente il genere che mi è più congeniale. Ricordo che ho letto tante volte la brochure e mi sono talmente immaginato il film, che non riesco a vederlo: a Venezia mi hanno regalato il dvd, ma non l’ho visto e non ho intenzione di farlo.

Foto: http://www.silentsouls.it/

Pensa che ci siano delle differenze tra il cinema italiano e il cinema russo?

Credo che non sia giusto parlare di differenze in astratto, bisognerebbe citare dei singoli film per poter fare dei paragoni; sia in Italia che in Russia ci sono film belli e film brutti e in nessuno dei due Paesi c’è attualmente un “manifesto”.

Le piacerebbe tornare al Festival del Cinema di Venezia?

Certamente sì; prima di “Silent Souls” c’ero stato a presentare “First on the Moon” e mi sono sempre trovato bene; il mio ultimo film “Mogli celestiali dei Mari Lugovykh” è ancora in post-produzione, ma credo che il Lido sia la cornice ideale per presentare questo lavoro.

E a Hollywood?

Perché no? Tutto può essere interessante.

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