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Il 7 maggio 2012 Vladimir Putin è tornato al potere e ha immediatamente firmato 11 decreti che stabiliscono gli obiettivi e le priorità del suo nuovo mandato presidenziale. Per molti versi sono una ripetizione delle promesse apparse nei suoi articoli pre-elettorali, ma ora ha mostrato anche il calendario della loro attuazione, secondo quanto riferisce il portavoce Dmitri Peskov.
Putin ha annunciato che la realizzazione di quanto promesso avrà un costo pari all’1,5 per cento del Pil nelle spese aggiuntive di budget su base annua; il ministro delle Finanze porta la cifra al 2 per cento del Pil e il Centro di Ricerche Macroeconomiche della Sberbank (Crm) riferisce che il costo sarà di 5.1 miliardi di rubli (168 miliardi di dollari) per il periodo 2012-2018.
I decreti afferiscono a tre aree: sociale (decreti riguardanti le politiche sociali dello Stato, il mercato immobiliare e i servizi pubblici, la sanità, la formazione e la ricerca scientifica, la demografia, gli accordi internazionali, l’amministrazione pubblica); economica (politica economica del governo a lungo termine); militare (miglioramento del servizio militare, industria militare e politica estera).
Le politiche sociali rimangono la massima priorità. Il progetto è di portare, entro il 2018, l’aspettativa di vita dagli attuali 69 anni a 74 anni e di aumentare gli stipendi reali di circa una volta e mezzo. Già nel 2012 lo stipendio medio degli insegnanti raggiungerà il valore del salario medio della regione in cui vivono e i compensi dei professori universitari e dei fisici raddoppierà questa cifra entro sei anni. Già queste due misure da sole incideranno sul budget per 3.5 mila miliardi di rubli (115 miliardi di dollari), secondo i calcoli del Crm.
Putin ha anche ha dato disposizioni affinché coloro che, pur avendo raggiunto l’età pensionistica (nei decreti non si parla del suo innalzamento), non vanno subito in pensione ma continuano a lavorare, ricevano una pensione più alta. “Questo equivale a un aumento implicito dell’età pensionabile”, afferma Sergej Gurev, rettore della Scuola russa di Economia. Vladimir Nazarov dell’Istituto Gaidar non è d’accordo con Guriev e sostiene invece che l’aumento non sia implicito ma facoltativo: “Questa è una delle misure proposte per combattere il deficit nel sistema pensionistico; ma per ottenere successo i cittadini hanno bisogno di incentivi per continuare a lavorare, quali, per esempio, il raddoppiamento della pensione di chi lavora ancora per cinque anni dopo l’età di pensionamento”.
Putin ha anche annunciato che entro il 2018 i russi dovranno poter migliorare la propria condizione abitativa almeno una volta ogni 15 anni, se ne avranno il desiderio. Secondo i decreti, perché ciò accada, i tassi dei mutui non dovrebbero superare quelli dell’inflazione per più di 2.2 punti percentuali, mentre il costo di un metro quadrato abitativo dovrebbe essere ridotto del 20% a causa del maggior numero di case a disposizione. I lotti di terreno non utilizzati dalle agenzie governative saranno confiscati e trasferiti al Fondo per lo Sviluppo di progetti edili residenziali; saranno offerti senza imposte agli imprenditori edili con un tetto sul prezzo di vendita.
Secondo le statistiche della Banca Centrale russa ad aprile 2012 il tasso d’interesse su media ponderata dei contratti di mutuo era del 12,1per cento. L’inflazione annuale (da aprile 2011 ad aprile 2012) era soltanto del 3,6 per cento e di conseguenza, in base alla formula di Putin, le banche non dovrebbero concedere prestiti a tassi annuali superiori al 5,8 per cento.
Andrej Stepanenko, vicepresidente di Raiffeisenbank, ha affermato che soltanto Sberbank può offrire un tasso d’interesse di questo genere per il finanziamento di un mutuo. Secondo le stime, fino al 2014 il governo vuole mantenere l’inflazione al 4-6 per cento; pertanto il tasso massimo per un mutuo dovrebbe ammontare a circa l’8 per cento. Per garantire un progetto simile la Russia dovrà avere un mercato monetario maturo e a lunga durata, ha dichiarato Stepanenko, aggiungendo poi che “un mercato del genere potrebbe essere creato utilizzando fondi pensionistici non remunerativi”.
“Le grandi banche statali potrebbero emettere titoli ipotecari per 5-10 anni; a quel punto il tasso raggiungerebbe il 9-10 per cento”, ipotizza Egor Shkerin, direttore dell’unità vendite della banca Uniastrum. Il co-proprietario di un’importante compagnia di sviluppo immobiliare ha affermato che un mutuo accessibile senza incremento nel volume delle costruzioni porterà a un aumento dei prezzi degli immobili. “Se oggi costruiamo 50-60 milioni di metri quadrati all’anno, occorrerà un incremento del 20-30 per cento nelle costruzioni annuali per abbattere del 20 per cento i costi delle case; e con un mutuo più accessibile il volume delle costruzioni dovrà essere raddoppiato, arrivando cioè a 100-120 milioni di metri quadrati all’anno”, ha spiegato l’imprenditore. Ciò richiede che i lotti siano forniti delle necessarie infrastrutture e che le regioni e i municipi siano pronti a costruire infrastrutture sociali.
Con un altro decreto Putin promette che entro il 2014 il 70 per cento dei cittadini potrà accedere ai servizi pubblici via Internet e il tempo di attesa per parlare con un operatore non supererà i 15 minuti. Nel 2020 almeno cinque università russe figureranno tra le cento migliori università del mondo e a partire da novembre 2012 – annuncia un altro decreto – gli immigrati, a eccezione dei professionisti altamente qualificati, sosterranno un esame di lingua russa, di storia della Russia e delle sue norme legislative di base.
Per quanto riguarda l’economia Putin sta progettando per il 2020 di creare e modernizzare 25 milioni di lavori altamente produttivi, mentre la percentuale nel Pil delle industrie all’avanguardia raggiungerà un incremento pari a 1,3 volte la cifra attuale (ora è all’11,6 per cento). Per il 2018 la produttività del lavoro dovrebbe aumentare di 1.5 volte rispetto al 2011.
Nell’indice “Ease of doing business”, stilato dalla Banca Mondiale, la Russia salirà dall’attuale centoventesima posizione alla ventesima posizione entro il 2018.
Putin ha affidato il mandato, non portato a termine dall’ex Presidente, riguardo all’espansione del programma di privatizzazione, al primo ministro Dmitri Medvedev, dando istruzioni di completarlo entro ottobre 2012. Tuttavia, secondo la versione del Presidente Putin, lo Stato dovrebbe ritirarsi soltanto dalle società di materie non prime che operano in settori competitivi. Ciò significa che Putin ha tenuto conto degli avvertimenti di Igor Sechin e si è opposto al ritiro della partecipazione statale da Rosneft e Zarubezhneft, mantenendo il “golden share” del loro capitale.
“Il principale vantaggio di un’ipotetica privatizzazione di Rosneft è il miglioramento della liquidità del mercato russo”, afferma Denis Borisov, analista presso la Nomos-Bank. Al momento attuale la capitalizzazione totale di tutte le public company è paragonabile al valore di due aziende americane: Apple e Google. “Quale tipo di società – pubblica o privata – sia gestita in maniera più efficace è quasi una domanda filosofica, - ha aggiunto Borisov -; ora, secondo gli indicatori di valore, Rosneft è quotata con un valore che non si discosta in modo significativo dal livello delle compagnie private dell’Occidente”.
Putin ha inoltre chiesto che, per la fine del 2012, il governo emendi le leggi che vietano le compagnie e le banche di Stato con una partecipazione azionaria superiore al 50 per cento derivante dall’acquisizione di nuovi beni; Medvedev aveva emanato un decreto simile alla fine del 2011.
Putin ha proposto che gli ordini statali per merci dal costo superiore al miliardo di rubli siano soggetti a discussione pubblica. Alexander Stroganov, direttore generale del Centro di Collocamento di ordini statali, fa, però, notare che gli ordini potrebbero essere divisi per evitare un appello. Gurev della Scuola Russa Economica ha affermato che è un bene che Putin non abbia ignorato le promesse fatte durante la sua campagna elettorale: “Non è sceso molto nei dettagli, ma più di quanto ci si aspettasse. È importante che i progetti siano stati stabiliti per incoraggiare il clima d’investimento e la privatizzazione”.
Gurev non azzarda ipotesi sul successo di Putin nei suoi progetti. Il programma precedente, conosciuto come la “strategia di Gref”, è stato implementato soltanto per il 36 per cento, secondo le analisi condotte dal Centro di Ricerche Strategiche (Csr); esso è riuscito a migliorare la qualità della vita della popolazione, a raddoppiare il Pil e a mantenere la solvibilità dello Stato. Non è però stato in grado di creare istituzioni sociali e forti governi autonomi locali, né di compiere una riforma giudiziaria, diversificare l’economia o rafforzare la sua competitività, secondo il report del Csr.
Articolo pubblicato su Vedomosti.ru
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