Il gruppo folk russo “White Light”, fondato da sei giovani moscovite. Foto: Elena Potapova / Elena Rets
Sei giovani moscovite si sono incontrate per formare le White Light nel tentativo
di far risorgere a nuova vita una tradizione musicale ormai vicina
all’estinzione: gli antichi canti sacri. Una delle componenti, Ekaterina Rets,
ha parlato ai microfoni di Russia Oggi del fascino delle canzoni popolari russe
e della rivoluzione culturale che sta avendo luogo in alcuni villaggi.
Che tipo di canzoni proponete?
Cerchiamo di abbracciare la musica tradizionale contadina della Russia centrale. Gli antichi canti rituali sono davvero interessanti. Questo tipo di musica sacra ha un’ampia gamma di armonie. Ciò la avvicina molto alla musica greca antica e la fa scostare invece dalla musica classica, basata invece su un singolo sistema modale. Le sonorità delle canzoni sono antiche, permeate di immagini e suoni di tempi passati Sono melodie assolutamente strane per l’orecchio degli ascoltatori moderni, a volte persino difficili da comprendere. All’inizio, le ascoltavo ma non riuscivo a riprodurne nessuna. Non riuscivo a ricordarmi la melodia: mi sembrava come se non ci fosse una logica apparente dietro a quei suoni, solo una sottile e vaga armonia. Adesso, dopo cinque, sei anni di studi, mi sorprendo quando vedo che qualcuno non si lascia trasportare da queste sonorità, e non le segue.
C’è una tradizione musicale simile nella cultura moderna?
La musica popolare russa è legata alla tradizione paneuropea, una tradizione molto antica. La musica che noi oggi chiamiamo classica, trae in realtà le sue origini da queste melodie sacre. Con il passare del tempo, la musica sacra smise di essere suonata nella quotidianità, e così i canti rituali furono dimenticati in quasi tutta l’Europa. La Russia, in gran parte a causa della sua inerzia, ha mantenuto queste tradizioni più a lungo, ecco perché, probabilmente, l’antica tradizione musicale russa si è preservata. Le canzoni sacre russe possono essere paragonate alle melodie delle tribù africane, o agli antichi canti indiani.
Come hanno reagito amici e conoscenti?
Molti, soprattutto quelli che vivono a Mosca, lo considerano qualcosa di esotico. Per anni, l’antica tradizione musicale russa è rimasta qualcosa che solo i linguisti e gli etnologi studiavano sui libri, una vera rarità. Non era conosciuta e tantomeno accessibile al vasto pubblico. La prima domanda che mi fanno di solito è: “Di che musica si tratta? È come la Kalinka? Il balletto di Igor’ Moiseev?”. Sfortunatamente, i russi di oggi sono ignoranti in materia di musica tradizionale russa, quanto gli stranieri. Tutto quello che sanno delle origini della cultura musicale slava si limita a una serie di cliché che hanno poco a che vedere con la realtà dei fatti. Ai nostri concerti cerchiamo di colmare questa lacuna, almeno con i nostri amici e le persone che si interessano all’argomento. Grazie al cielo, i nostri fan aumentano di volta in volta.
Con il termine “whooping” si intende un suono molto forte ripetuto di tanto in tanto nei canti sacri, quando il cantante raggiunge una nota molto acuta. Se ripetuto a intervalli regolari, tale suono influisce immediatamente sulla mente, inducendo a uno stato di trance.
Gli interpreti degli antichi canti sacri utilizzavano questa tecnica per entrare in contatto con il mondo dei fantasmi. Come narrano le leggende slave, le interazioni con i fantasmi degli antenati e la natura richiedono particolari stati d’animo, indotti dalle canzoni sacre. Le grida, o whooping, sono tipiche della regione di Brjansk
Siete archeologhe alla ricerca di artefatti o fan che cercano di riportare in vita una vecchia cultura?
L’antica tradizione canora russa non si è ancora del tutto estinta. I suoi ultimi rappresentanti, sebbene abbiano dai settanta agli ottanta anni, sono ancora vivi. È ancora possibile visitare i loro villaggi, per parlare con loro e ascoltarli cantare. Questo è quello che in realtà facciamo. Abbiamo già viaggiato in lungo e in largo, attraverso le regioni di Brjansk, Kaluga e Kursk. Quando arrivi in uno di questi villaggi, la tradizione che hai studiato su cassette prende di colpo vita. Sei inghiottito da una felicità incredibile e le tue emozioni si fanno sempre più forti mentre canti. A volte, tuttavia, quando arriviamo nel posto in cui è nata una canzone, ci rendiamo conto che quella tradizione è destinata a sparire assieme ai suoi ultimi rappresentanti. Non ne rimarrà nulla. In quei casi ci sentiamo afflitti da un incredibile senso di perdita. Quindi il paragone con gli scavi archeologici risulta inadeguato: le canzoni, a differenza dei frammenti di ceramica, scompaiono quando le persone che le cantano muoiono.
Quale dei viaggi in questi villaggi vi ha impressionato di più?
Sono rimasta profondamente colpita dalla nostra visita al villaggio di Ostrogljadovo, nella regione di Brjansk. Eravamo lì, come al solito, alla ricerca di nativi che conoscessero le canzoni tradizionali, ma abbiamo presto scoperto che nessuno di loro era più in vita. Siamo state accolte dalle loro figlie, che allora avevano già settanta, ottanta anni. Una di loro ci ha chiesto di cantare un paio di canzoni locali per gli altri abitanti del villaggio. Nonostante la freddezza iniziale, quasi fossimo degli stranieri, con le canzoni siamo riuscite a sciogliere gradualmente gli animi della gente. Gli abitanti si sono resi conto, con rammarico e frustrazione, che avevano trascurato una fetta importante della loro cultura e cancellato la vita dei loro antenati, passando il loro tempo davanti alla televisione e immergendosi nella routine quotidiana. Ma non puoi liberarti facilmente dalla tua memoria ancestrale. Mentre ascoltavano le canzoni che conoscevano dall’infanzia, si sono accorti della grandezza della loro perdita.
Perché siamo così distanti dalle tradizioni culturali dei nostri antenati?
Dopo la rivoluzione, i contadini furono portati via con la promessa di un futuro migliore. Secondo l’ideologia comunista, per raggiungere questa nuova prosperità, dovevano rinunciare al loro vecchio stile di vita e liberarsi di tutto ciò che ricordasse il loro passato. Quindi rinunciarono al loro vecchio stile di vita assieme all’intero patrimonio culturale, in modo aggressivo e senza alcun riguardo. Così le antiche tradizioni culturali andarono perdute assieme al loro stile di vita.
C’è la possibilità di preservare la cultura popolare tradizionale sullo sfondo di una cultura di massa dilagante? Che cosa dobbiamo fare?
Cosa s’intende per preservare? Digitalizzare tutte le canzoni, metterle in una directory on-line e renderle pubbliche? Ciò sarebbe abbastanza facile da fare. Come possiamo ritornare alle nostre antiche radici, questo è un altro discorso. Significa mantenere viva la cultura delle vecchie canzoni nella pratica quotidiana. E questo è quasi impossibile. Con il cambiamento degli stili di vita, questa tradizione ha smesso di essere tramandata di generazione in generazione. Possiamo cercare di instillarla artificialmente nelle nostre vite di oggi, ma ciò non significherebbe preservarla nel modo corretto. Varrebbe però la pena provarci se servisse a spingere i giovani gruppi folk a ritornare nella campagna a imparare e interpretare le canzoni dei loro nonni.
È possibile diffondere e rendere popolare questa musica usando arrangiamenti moderni o presentandola in modo diverso?
Personalmente, sono contraria a “imbalsamare” questa cultura come Lenin nel suo mausoleo, e tenerla rinchiusa sotto chiave. Quello stile di vita e quella cultura appartengono ormai al passato. Non possiamo pensare al giorno d’oggi di indossare calzature fatte con rami intrecciati, agganciare un aratro e metterci ad arare la terra. I cambiamenti nella cultura tradizionale sono inevitabili e persino necessari. La tradizione non è qualcosa di morto. La società urbana contemporanea si è imposta con un nuovo ritmo che è destinato ad avere un impatto sulle tradizioni. Ogni cantante, poi, dà alla tradizione la sua impronta personale. Già in tempi antichi, ogni donna che cantava quelle canzoni poteva apportare, a suo piacimento, delle leggere modifiche alle parole o alla melodia. Era una tradizione musicale molto flessibile. Ovviamente aveva anche dei canoni, ma nel complesso questa cultura musicale era una tradizione vivente, e pertanto incostante. Riguardo agli arrangiamenti moderni, devono essere davvero ben eseguiti. Puoi anche mescolarli con il Bossa Nova, ammesso però che il musicista capisca a fondo il legame con il Bossa Nova. Il concetto fondamentale è evitare di produrre suoni artificiali.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email