Foto: Serena Grafica Agenzia
Da quella volta in cui ha chiuso il suo primo affare con la Russia sono passati più di 20 anni. Ha visto un Paese cambiare. E un popolo invertire le proprie tendenze.
Dalla tranquilla provincia di Fermo, nelle Marche, Marino Fabiani produce scarpe dal 1979. Con la sua azienda dà lavoro a quasi 50 persone, confezionando 250 paia di scarpe ogni giorno. Un business che lo ha portato non solo ad affermarsi nel settore calzaturiero, ma soprattutto a sfondare il muro dell’export, arrivando a esportare l’80 per cento della propria produzione sul mercato della Federazione.
Marino Fabiani (al centro) all'interno del suo laboratorio (Foto: Serena Grafica Agenzia)
Quella di Marino Fabiani è una storia che accomuna tanti produttori del Centro e del Nord Italia, che hanno trovato nella Russia un tampone efficace per fermare l’emorragia della crisi globale, visto che la Federazione, secondo i dati dell’Istat elaborati dall’Anci (Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani), rappresenta uno dei principali mercati di sbocco in assoluto per il settore calzaturiero italiano, posizionandosi al quinto posto in termini di valore e al nono in termini di quantità.
Marche, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Toscana: sono queste le regioni italiane che traggono maggior beneficio dall’area russa. “Noi lavoriamo prevalentemente per l’Est Europa”, spiega Fabiani, che attualmente conta 8 punti vendita in franchising a Mosca, 2 in Bielorussia, e altrettanti in Polonia e Ucraina, e vanta la carica di Vice President for Emerging Markets all'interno dell'Anci. “La difficoltà più grande forse sta nell’inserirsi in questo mercato, visto che sono in vigore leggi diverse dalle nostre e il credito non è assicurato. Senza contare la burocrazia alle dogane. Bisogna un po' adeguarsi, insomma”. Adeguandosi anche ai tempi di crisi.
Marino Fabiani insieme all'Ambasciatore italiano a Mosca Antonio Zanardi Landi (Foto: Serena Grafica Agenzia)
Dopo la crisi che nel 2008 aveva duramente colpito anche il mercato russo, nel corso del 2010 è in iniziato un lento trend di recupero, intensificatosi nel corso del 2011. Tra gennaio e novembre 2011 l'export italiano ha infatti registrato una crescita del 20 per cento in termini di valore e dell'11,1 per cento in quantità. Sei milioni e mezzo le paia di scarpe esportate nel 2011. Un giro di affari pari a 490 milioni di euro, calcolato su un prezzo medio che si aggira intorno ai 76 euro al paio.
Al timone dei modelli più gettonati ci sono le calzature con tomaio in pelle (5 milioni di paia esportati nel 2011, pari al 78 per cento del totale), fra cui spiccano soprattutto le scarpe femminili da passeggio (2,1 milioni di paia) e quelle da passeggio destinate invece a una clientela maschile (un milione di paia).
“Negli ultimi anni i gusti sono decisamente cambiati – racconta Fabiani -. Venti anni fa, ad esempio, le donne russe andavano alla ricerca di scarpe sexy e vistose. Ora prediligono comfort ed eleganza”. Non soffrono nemmeno le vendite di sandali, che nel 2011 in Russia hanno registrato un +27 per cento rispetto all’anno precedente, per un totale di quasi 400mila paia vendute.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email