Foto: Reuters
La Russia mantiene la leadership mondiale nell’export di idrocarburi. Nel 2011 essi hanno portato nelle casse del Paese ben 246 miliardi di euro, frutto di 204 miliardi di metri cubi (tre quarti dell’export si è diretto in Europa), 242 milioni di tonnellate di petrolio e 125 milioni di tonnellate di prodotti finiti. Gli Usa, grazie al veloce sviluppo dello shale gas, hanno scavalcato la Federazione nella produzione di gas, ma poiché l’America ha elevati consumi interni, è indietro nelle classifiche dell’export. Anzi, il flusso di materiali verso l’altra sponda dell’Oceano continua a crescere: così, le enormi quantità di gas liquefatto indirizzate verso gli Usa, hanno cambiato le rotte verso l’Asia e l’Europa, con prezzi relativamente bassi.
La crisi economica ha contribuito notevolmente all’abbondanza di gas sul mercato (si consuma di meno) e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, pur proseguendo, oggi è meno intenso rispetto al recente passato. Così, quando arriva il gelo, i Paesi occidentali si rivolgono a Gazprom, che sta diventando il re di questo secolo, invocando maggiori rifornimenti di gas.
Gli analisti concordano che senza il gas russo, l’Europa non potrebbe sopravvivere. La Federazione non ha mai avuto problemi di estrazione degli idrocarburi, semmai di trasporto, come si è visto nel 2006 e nel 2009.
Per evitare che questi problemi si ripresentino, è stato realizzato il gasdotto Nord Stream ed è a buon punto il progetto South Stream (la costruzione dovrebbe partire entro la fine del 2012). Lo sviluppo di questa fonte ha ricevuto una grossa spinta anche dalla tragedia in Giappone e in seguito dalla decisione di alcuni Paesi di chiudere le centrali nucleari.
Quando le rinnovabili raggiungeranno la grid parity, assorbiranno una quota importante della produzione elettrica. Ma, visto che né il vento, né il sole sono costanti, il gas continuerà a svolgere un ruolo decisivo. Rinnovabili e gas non sono concorrenti, ma insieme possono contribuire a un mondo più pulito.
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