Sostenitori in piazza per Yulia Tymoshenko (Foto: Itar-Tass)
Le accuse sono gravi: secondo il suo avvocato Sergei Vlasenko l’eroina della rivoluzione arancione avrebbe grossi lividi sulle braccia e un ematoma sulla pancia. Sarebbe stata picchiata brutalmente durante il trasferimento forzato di venerdì 20 aprile 2012 dalla cella all’ospedale nel quale avrebbe dovuto essere ricoverata per la sua ernia al disco.
L’ex premier ucraina era stata riportata però già domenica 22 aprile 2012 in carcere, dopo aver rifiutato le cure. Da mesi Yulia Tymoshenko soffre di dolori alla schiena, ma ha sempre respinto i trattamenti sotto l’osservazione di medici ucraini. Nelle scorse settimane un’equipe tedesca aveva visitato la paziente sostenendo l’esigenza di una terapia al di fuori della prigione, meglio in Germania.
Le autorità ucraine hanno invece dichiarato che per curarsi la Tymoshenko non ha bisogno di essere trasferita in un ospedale all’estero, ma bastano le strutture locali. Il prelevamento coatto del fine settimana sembra aver fatto precipitare la situazione e la leader dell’opposizione ha deciso ora di lanciare un segnale forte, iniziando lo sciopero della fame.
La situazione è in realtà abbastanza assurda, ma è tipica per un Paese che vive di lotte vere e di propaganda. Che il processo contro di lei sia politico è un fatto, come così come la sua malattia, ma anche che l’unico posto dove possa essere curata sia Berlino è una questione altrettanto politica. Venire malmenata per non farsi portare in un ospedale ucraino appare inoltre un po’ schizofrenico, serve però forse a vincere una battaglia.
La guerra invece è già persa: è molto improbabile che la Lady di ferro ritorni in gioco per le elezioni parlamentari di ottobre 2012, quello in cui può sperare è che gli sforzi del governo tedesco per ridarle la libertà siano sufficienti. Comunque sia, riassumendo: la protesta estrema dell’ex premier è contro la presunta violenza subita, ma anche e soprattutto contro il capo di Stato Victor Yanukovich, colpevole, a suo giudizio, di aver instaurato nel Paese un regime autoritario, più vicino a una dittatura che a una democrazia.
Tymoshenko si è sempre detta innocente e anche di fronte al nuovo processo appena cominciato, nel quale è accusata tra l’altro di appropriazione indebita ed evasione fiscale, ha respinto ogni addebito. Rischia altri dodici anni di galera e fino ad oggi, a nulla sono servite sia le proteste dell’opposizione in parlamento, sia i richiami della comunità internazionale al presidente Yanukovich.
L’ultima battaglia per tentare di cambiare il proprio destino, cercando forse asilo politico a Berlino, è quella insomma dello sciopero della fame.
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