Foto: Itar-Tass
Che Mikhail Saakashvili non sia un campione di democrazia, ma si stia trasformando in un satrapo qualunque come ce ne sono tanti tra Caucaso e Asia centrale non è ormai una novità. Dopo l’accentramento del potere, il disastro della guerra con la Russia e la repressione dei media (persino al Congresso americano ci si è mobilitati per bloccare il supporto economico al governo in carica), le elezioni parlamentari di ottobre 2012 rischiano di diventare l’ennesimo segnale che in Georgia qualcosa è davvero andato storto.
Osannato durante la Rivoluzione delle rose del 2003 - in realtà più un regime change orchestrato ad arte che una sollevazione popolare e democratica – Saakashvili ha sì combattuto la corruzione (a basso e medio livello) e rilanciato l’economia del Paese (soprattutto per il circolo dei suoi tifosi), si è però dimenticato che le regole della democrazia non si dovrebbero applicare a singhiozzo.
L’entrata in scena di Bidzina Ivanishvili, oligarca 56enne che ha fatto la sua fortuna in Russia, rischia di rovinargli i piani per mantenere il potere anche alla fine del suo secondo mandato, che scadrà nel 2013 e dopo il quale non potrà più ricandidarsi. La vittoria a ottobre 2012 sarà fondamentale per mantenere la maggioranza e, con un cambiamento della Costituzione che rafforza i poteri del primo ministro rispetto a quelli del presidente, continuare a gestire le sorti del Paese con il suo partito Enm (Ertiani Nazionaluri Modsraoba, Movimento nazionale unito).
“Sogno georgiano” è invece il nome della formazione creata da Ivanishvili, che con parte dell’opposizione, come quella dei Democratici liberi di Irakli Alasania, vuole interrompere il monopolio che dura da quasi dieci anni. La sfida è dura, anche perché Saakashvili ha deciso di ricorrere alle maniere forti per stroncare le speranze del rivale più accreditato.
Nel 2011, appena dopo l’annuncio di voler entrare in politica, a Ivanishvili è stata tolta la cittadinanza georgiana (possiede già un passaporto russo e uno francese), cosa che gli impedirebbe di presentarsi come candidato. In questo caso sarebbe forse la moglie Ekaterina Chvedelidze a correre al suo posto.
La questione non è stata ancora risolta, nonostante l’intensificarsi delle pressioni occidentali perché la tornata elettorale sia davvero trasparente e corretta. Le prossime settimane saranno decisive per capire se il miliardario Made in Russia, l’uomo più ricco della Georgia con un patrimonio di 5,5 miliardi di dollari (numero 185 nel mondo nel 2011, secondo Forbes) potrà aspirare alla poltrona di primo ministro.
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