A oggi l'energia generata dalle biomasse ammonta a circa 13 Twh. E dovrebbe raggiungere i 34 Twh nel 2020 (Foto: Reuters)
Il calo degli incentivi pubblici nei principali mercati europei (Italia e Germania in testa) potrebbe spingere un numero considerevole di aziende attive nel business delle energie rinnovabili a cercare sbocchi altrove. La Russia, da questo punto di vista, offre interessanti prospettive considerato l’obiettivo dichiarato dal governo di raggiungere entro il 2020 una produzione da rinnovabili pari al 4,5 per cento del totale di energia elettrica. Oggi si è fermi all’1 per cento. Ma il mini-idroelettrico, l’eolico e le biomasse presentano ampi margini di crescita. E non mancano opportunità nel fotovoltaico. Gli analisti stimano che nel 2020 il mercato russo varrà circa cinque miliardi di euro.
La forza tradizionale su petrolio e gas assegna al Cremlino un peso rilevante sul fronte geopolitico, specie nei confronti degli Stati dell’Europa occidentale. Negli ultimi anni però il governo ha favorito anche la produzione di materie prime agricole - in primis il grano e lo zucchero - destinate all’export non solo verso l’Occidente, ma anche in direzione dei Paesi emergenti. E non mancano investimenti sul futuro. Tutto all’insegna della green economy. La nuova frontiera è costituita dall’utilizzo delle energie rinnovabili, che oggi contano solo per l’1 per cento sulla produzione totale, ma nel 2020 dovrebbero arrivare intorno al 4,5 per cento. Un traguardo ambizioso: per centrarlo, si confida sulla capacità di attirare investimenti internazionali, anche in relazione al taglio degli incentivi pubblici in Paesi come la Germania
La rivoluzione è ancora all’inizio, spiega Marco Carta, coordinatore dell’Osservatorio internazionale sull’industria e la finanza delle rinnovabili (Oir) – Agici Finanza d’Impresa: "Le rinnovabili in Russia muovono i primi passi con l’installazione di parchi eolici nella parte orientale del Paese (Kalmykia, Kalingrad) e lo sviluppo di qualche impianto fotovoltaico (nel Belgrod). Si tratta, comunque, di pochi Mw: gli standard dei principali Paesi europei, dove l’installato annuale si misura in Gw, sono ancora lontani". Ma le potenzialità sono notevoli secondo Solar Pv Consulting, che in un recente rapporto rivela che la Russia intende installare circa 22 Gw da fonti rinnovabili entro il 2020, che ne farebbero la protagonista assoluta a livello mondiale.
A conferma di questa nuova tendenza c’è la constatazione che "a livello legislativo, il governo della Federazione sembra voler sbloccare le criticità dell’attuale sistema di incentivi, a oggi poco chiaro", prosegue Carta. Inoltre, la Federazione dovrà fronteggiare nei prossimi anni una forte crescita nella domanda di energia elettrica e limitare le emissioni di Co2 (oggi a livelli elevati), in accordo con le più recenti direttive degli organismi internazionali.
Secondo uno studio dell’Oir, il mercato russo delle fonti rinnovabili potrebbe arrivare a valere cinque miliardi di euro nel 2020. E sarà l’idroelettrico a trainare lo sviluppo, considerando l’abbondanza di bacini idrici nel Paese. Gli sforzi del governo sono maggiormente concentrati sulle piccole centrali, con l’obiettivo di passare dall’attuale produzione di circa tre Twh a 20 Twh nel 2020 per un potenziale economico di un miliardo di euro. Interessanti opportunità di crescita vengono anche dall’eolico e dalle biomasse. A oggi, infatti, i parchi eolici russi generano meno di un Twh l’anno, ma l’obiettivo del governo è raggiungere 17,5 Twh nel 2020, aprendo un mercato del valore complessivo di oltre due miliardi di euro l’anno (compreso l’indotto). Per quanto riguarda le biomasse, invece, attualmente la produzione ammonta a circa 13 Twh, che dovrebbe passare a 34 Twh entro il 2020, generando così un settore da oltre un miliardo di euro l’anno.
Nel campo geotermico, la produzione attuale è di circa 0,5 Twh, che però dovrebbe essere decuplicata nel prossimo futuro, per un potenziale di mercato prevedibile intorno ai 500 milioni di euro annui . Solar Pv Consulting, nel suo ultimo rapporto, pone l’accento anche sul fotovoltaico, sottolineando che di fronte a una rapida discesa dei prezzi, lo sviluppo di questa tecnologia potrebbe portare due Gw installati nei prossimi dieci anni. Alla Russia non manca la materia prima perché nella Fedeerazione molte aree (come il Caucaso, Krasnodar, tutto il confine meridionale della Siberia e alcune regioni siberiane del Centro-Nord) hanno un livello di irraggiamento che può essere paragonato a quello dell’Italia centrale. Alcune aree poi, come la regione di Zabaikalsky (tra il lago Bajkal e l’Estremo Oriente), risultano più soleggiate dell’Italia e della Spagna.
"Su tutto questo, però, - aggiunge Carta - pesa un'incognita non di poco conto: il consumo di gas nei Paesi occidentali continua a calare per effetto combinato della crisi economica, dello sviluppo delle rinnovabili e dell’aumento dell’efficienza energetica. Questo ha un impatto importante sull’export russo: solo a titolo di esempio, se nel 2008 la Russia esportava in Italia 24 miliardi di metri cubi, questo valore è sceso a 15 miliardi nel 2010". Le crescenti quantità di gas disponibili a basso costo per il mercato interno potrebbero, in sostanza, frenare la volontà di investire nelle rinnovabili.
In ogni caso, la Federazione mostra con i suoi investimenti di credere davvero nelle fonti rinnovabili, come dimostra la recente sottoscrizione di un protocollo tra l’Authority per l’Energia russa, con la multiutility emiliana Hera, il gruppo di costruzioni Pizzarotti e l’advisor Livolsi&Partners per la realizzazione di termovalorizzatori, ciascuno da almeno 100mila tonnellate di rifiuti l’anno, in alcune delle principali città della Russia. Senza dimenticare gli investimenti, misti pubblico-privati da 764 milioni di euro in campo per creare una filiera industriale del fotovoltaico nella regione di Stavropol e in quella di Kabarino-Balkaria, dove verrà prodotto silicio per la realizzazione di celle solari.
L'articolo è stato pubblicato sull'edizione cartacea di Russia Oggi
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