Foto: AFP / East News
Intervenendo il 20 marzo 2012 a una sessione allargata del collegio del Ministero della Difesa all’Accademia di Stato Maggiore Generale, il Presidente Dmitri Medvedev ha tratto le somme del suo mandato in qualità di Comandante Supremo dell’esercito e della marina militare russa in questi ultimi quattro anni, soffermandosi in particolare sulla riforma militare attuata. Le parole pronunciate dal Presidente, secondo cui “la riforma delle forze armate è quasi completata”, possono essere considerate il resoconto finale del suo operato.
Si sono verificati anche degli errori e degli inghippi, tuttavia, nel complesso, i risultati dell’attività di modernizzazione dell’esercito e della marina sono impressionanti. “Sono state rafforzate le forze strategiche e nucleari ed è stato creato un sistema unificato di difesa aerospaziale, che combina le truppe di difesa antiaerea e antimissilistica, con i sistemi di prevenzione di attacchi missilistici e di controllo dello spazio cosmico”, ha dichiarato Medvedev.
Il ministro della Difesa Anatolij Serdjukov ha aggiunto che dieci reggimenti missilistici sono stati riequipaggiati con i complessi missilistici “Jars” e “Topol-M”, che altri 39 complessi missilistici strategici sono stati consegnati alle Forze Missilistiche Strategiche, e che in generale la quota di complessi missilistici moderni è aumentata dal 13 al 25 per cento. Se si considera che quasi la metà di questi missili erano stati disposti per usi bellici ancora in epoca sovietica o, al più tardi, nei primi anni del periodo post-sovietico, questo incremento del deterrente nucleare strategico merita tutto il dovuto rispetto.
Nell’esercito sono stati introdotti 12 sistemi tattici-operativi “Iskander-M”, missili che in caso di necessità sono in grado di trasportare una testata nucleare, e sono entrati in servizio tre nuovi sistemi missilistici antiaerei, equipaggiati con missili S-400. Sono state create sette grandi basi aeree e in tutto sono stati restaurati 28 aeroporti. Le Forze di Difesa Aerospaziale russe (Vko) hanno già iniziato le loro operazioni: la nuova stazione radar di Lechtusi, 50 chilometri a Nord di San Pietroburgo, è diventata operativa e stazioni analoghe sono entrate in servizio operativo-sperimentale ad Armavir e a Kaliningrad.
Dal 2008 al 2011, oltre ai missili balistici intercontinentali e ai sistemi tattici-operativi “Iskander”, nelle forze militari sono stati introdotti due sottomarini, quattro imbarcazioni di superficie, cinque navi da combattimento, 374 velivoli, 106 sistemi di difesa antiaerea dell’Aeronautica militare della Federazione Russa (Vvs), 79 complessi missilistici antiaerei del sistema di difesa contraerea, 713 altri tipi di razzi e componenti di artiglieria, nonché 2.300 veicoli blindati e da combattimento.
Nella regione di Murmansk, nel Territorio del Litorale e in Kamchatka, per esigenze della marina militare, sono in fase di costruzione una serie di basi per i sottomarini classe “Borej” e “Jasen’”, per le corvette e le fregate. Il complesso missilistico “Bulava” verrà adottato nell’ottobre del 2012, ha dichiarato Serdjukov, e assieme ad esso, nella marina militare entreranno in servizio due sottomarini lanciamissilia propulsione nucleare, lo“Yuri Dolgorukij” e l’“Aleksandr Nevskij”, ciascuno dei quali disporrà di 16 missili di questo tipo. Ciascun missile può trasportare 10 testate nucleari a bersaglio indipendente.
Ciò che conta, naturalmente, non è l’enumerazione di tutti questi tipi di attrezzature militari e armi che sono state introdotte o che sono, in questo momento, in fase di introduzione nell’esercito, bensì la capacità di utilizzarle sul campo di battaglia, e non separatamente, bensì in combinazione con altri tipi di armi e sistemi di supporto alle operazioni militari: dai servizi di intelligence ai mezzi di puntamento, navigazione, comunicazione e lotta radioelettronica, ai velivoli senza pilota e ai sistemi automatizzati network-centric di gestione delle operazioni militari e delle truppe; tutto ciò, insomma, che distingue un esercito moderno da un esercito del secolo scorso, com’era, fino a poco tempo fa, quello russo. In particolare, nell’agosto del 2008, quando le truppe georgiane hanno attaccato le nostre forze di pace di istanza sul confine dell’Ossezia del Sud. Sono stati proprio eventi come questi che hanno spinto la leadership del Paese a una riforma radicale dell’esercito. C’è ancora molto lavoro da fare, ma è evidente che la leadership militare vuole raggiungere questo obiettivo, per nulla semplice, nel più breve tempo possibile.
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