Vladimir Putin (Foto: kremlin.ru)
Come sarà il nuovo mandato di Vladimir Putin (il terzo
formalmente, ma già il quarto nella pratica)? Assisteremo a un “Putin 2.0”, o
il regime cadrà e dovremo fare i conti con la terza Rivoluzione russa nel giro
degli ultimi 100 anni?
Nel tentativo di dare una risposta a questa domanda, vorrei innanzitutto sfatare un malinteso diffuso. Guardando i servizi televisivi sulle manifestazioni “in favore di elezioni giuste”, il pubblico occidentale potrebbe pensare che la Russia sia sulla soglia di una “primavera araba” (come ha scritto, del resto, anche il senatore McCain a Putin) e che le sorti delle elezioni presidenziali si possano ancora “ribaltare”, sotto la pressione delle proteste di strada.
In Russia, tuttavia, tutti – da Putin fino ai suoi avversari più agguerriti- sanno che non è affatto così. Ormai la partita si è conclusa e i risultati non sono più soggetti a revisione. Con la nuova legge, Vladimir Putin sarà il Presidente della Russia per i prossimi sei anni. Il suo potere è del tutto legittimo, un impeachment in seno al Parlamento russo è da escludersi, dal momento che il partito di Putin possiede il 50 per cento dei seggi, e non esiste praticamente nessun altro modo per “rimuovere Putin” dal suo incarico.
Per quanto riguarda la rivoluzione, ovvero un
rovesciamento violento delle leggi e del potere, è altamente improbabile nella
Russia odierna. Lo shock della Rivoluzione del 1917, che ha spezzato l’intero
corso della storia russa, è ancora troppo sentito. Perciò, persino i
rappresentanti più “furiosi” dell’opposizione, come ad esempio i nazionalisti
di estrema destra, si dichiarano pronti a tutto pur di scongiurare un’altra
rivoluzione. Per quanto riguarda i liberali filo-occidentali, anch’essi temono la
rivoluzione più di qualsiasi cosa, poiché non è detto che il “popolo liberato” non
riservi poi loro un trattamento peggiore rispetto al 1917. È chiaro quindi che
questi “rivoluzionari” non intraprenderanno nessuna rivoluzione.
Viste le circostanze, Putin, eletto legittimamente, rimarrà in carica fino al 2018. E nessuno potrà farci nulla. A meno che egli stesso non intenda abbandonare di sua spontanea volontà l’incarico.
Adesso, invece, cerchiamo di guardare a Putin attraverso lo specchio distorto della propaganda. Chi è Vladimir Vladimirovich Putin? Il mito di Putin, quale personalità fredda e cinica, non corrisponde al vero. In realtà è una persona emotiva, impulsiva, e a volte persino permalosa. Nel comizio che si è svolto subito dopo la sua trionfale vittoria alle elezioni presidenziali, il neo-Presidente è scoppiato in lacrime. Anche supponendo che si trattasse di una messa in scena, non c’è dubbio che sia rimasto entusiasta dei risultati.
Nemmeno il mito di Putin, quale dittatore interessato solo al proprio tornaconto personale, ha niente a che vedere con la realtà. Putin ha 60 anni, di questi 12, li ha passati a governare la Russia. Se la sua unica preoccupazione fosse stata quella di perseguire i propri interessi, allora avrebbe potuto sfruttare la brillante possibilità di lasciare la Presidenza, dopo essersi cautelato con garanzie precise di sicurezza, come aveva del resto già fatto Eltsin nel 2000. Se è rimasto, nonostante fosse a conoscenza degli “anni di vacche magre” che sarebbero seguiti, significa che non è spinto da “interessi personali”, bensì da una“propria missione”.
Qual è la sua missione? Per capire l’ideologia di Putin è
sufficiente ascoltarlo con attenzione. Come tutti i russi, e così come accade in tutti i grandi Paesi, dagli Stati
Uniti all’Inghilterra e alla Cina, Putin crede vivamente che la Russia sia
predestinata a un futuro di grandezza. Avendo lavorato attivamente nei
difficili anni '90, ha sofferto in modo particolare la “vergogna della Russia”,
quando il Paese era debole e aveva “perso il proprio volto”. In qualità di
ufficiale del Kgb, egli ritiene che alla base della povertà della Russia vi sia
una concorrenza sleale, soprattutto da parte dell’Occidente, che “tradizionalmente non ama e anzi teme la Russia”. Per ognuno di questi punti,
Putin conta su un solido sostegno da parte della popolazione; molti cittadini
russi, infatti, la pensano all’incirca allo stesso modo.
Putin ha avuto la possibilità di vedere la gente anche nelle circostanze meno
nobili, da qui deriva la sua ironia pungente e a volte brutale. Ma è proprio
per questo che apprezza in modo particolare l’integrità personale e la
dedizione, e considera se stesso un “uomo di parola”, che adempie agli impegni
assunti. Aveva promesso a Medvedev di nominarlo primo ministro, e l’ha fatto. Putin
ha avuto in pochi mesi (negli anni 1998-99) una carriera sfolgorante e non può non
credere nella propria “stella”. Credo che gli anni migliori della sua
presidenza (il periodo fino al 2008) non abbiano fatto altro che rafforzare
questa credenza. Forse è proprio per questo che si dimostra così sensibile nei
confronti di ciò che considera un “attacco alla propria autorità”. Dinnanzi
all’amore autentico della popolazione, Putin reagisce con sollecitudine al
cambiamento di umore della società. Le manifestazioni di protesta l’hanno
visibilmente colpito nel profondo.
Che tipo di politica ci possiamo aspettare da quest’uomo nel prossimo futuro?
Vladimir Putin non farà delle mosse azzardate in una direzione piuttosto che in
un’altra. Cercherà di attuare una
politica del “divide et impera”: una parte dell’opposizione è già stata
riconosciuta quale “sistemica”, e ai suoi rappresentanti è stata data la
possibilità di registrarsi come partito politico che parteciperà alle elezioni.
Putin estenderà la libertà di parola? Durante le elezioni, il neo-Presidente ha
dichiarato di non vederla come una minaccia. Putin è stato molto criticato, ma ciò
ha giocato solo in suo favore. La conclusione principale di Putin: se egli
controlla nel complesso la situazione, allora la critica va solo a suo
vantaggio. La gente inizia a simpatizzare con Putin e a dimostrarsi, invece,
irritata nei confronti di quanti lo criticano. Quindi la ricetta è semplice: conservare il controllo generale e dare
libertà alla critica nei limiti di questo controllo.
Putin non intende “condividere il potere reale”; il diritto di nominare gli alti funzionari rimarrà nelle sue mani. Ma presterà particolare attenzione all’umore della società, soprattutto per quanto concerne la politica socio-economica. Ad esempio, farà di tutto per non innalzare l’età pensionabile. Così Vladimir Putin, rieletto Presidente, dopo le elezioni del 2012, cercherà di conservare la pienezza del potere reale nelle proprie mani, ampliare la libertà politica pubblica e puntare su una propaganda patriottica e una politica sociale prudente. Queste, penso, siano le priorità di Putin nei primi anni della sua nuova presidenza.
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