Negli anni '90 vi è stato un autentico boom della musica etnica in tutto il mondo, ed è stata proprio la Russia, subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica, a sfornare e lanciare sulla scena mondiale il maggior numero di artisti del genere musicale in questione.
Le ragioni che spiegano questo fenomeno sono essenzialmente due: l’apertura delle frontiere e la ricerca da parte degli abitanti dell’ex impero della propria identità nazionale. Inoltre le tradizioni nazionali, sorte dalle macerie dell’Urss, si sviluppavano spesso in Occidente, e solo in un secondo momento gli immigrati, provenienti dai Paesi dell’ex blocco sovietico, le riportavano in Russia, dove tornavano in tour, questa volta però in qualità di star internazionali.
Come venti anni fa, la questione della ricerca delle proprie radici nazionali è ancora oggi particolarmente sentita. Abbiamo cercato di scoprire quali elementi delle tradizioni etniche utilizzino oggi i musicisti con i quali un tempo abbiamo condiviso una patria comune e quali immagini nazionali e tematiche essi trasmettano.
1. Djivan Gasparyan (Armenia)
Genere: ethno
Strumenti: duduk
Caratteristiche: esecuzione virtuosistica con il duduk, un flauto cilindrico in legno d’albicocco in grado di emettere solo note all'interno di un'unica ottava e di produrre un suono delicato e leggermente ovattato.
Temi: la nostalgia degli antenati e della loro saggezza. Non c’è strumento al mondo in grado di trasmettere queste sensazione meglio del duduk.
2. “Huun-Huur-Tu” (Tuva)
Genere: ethno
Lingua: tuvano
Strumenti: igil (uno strumento tradizionale tuvano a due corde, suonato con un archetto), chomus (uno strumento a fiato simile al nostro scacciapensieri), doshpulur (simile a un liuto), tamburo sciamanico e chitarre elettriche.
Caratteristiche: canto gutturale (xöömej) accompagnato da strumenti tuvani tradizionali. La particolarità del canto xöömej è che il cantante è in grado di eseguire con la voce due o tre note contemporaneamente. I componenti del gruppo in genere non utilizzano versioni moderne degli strumenti tradizionali tuvani.
Temi: il mistero che avvolge le popolazioni della steppa e il misticismo sciamanico.
3. Sergej Starostin (Russia)
Genere: ethno
Lingua: russo
Strumenti: una serie di strumenti a fiato tipici russi: kalyuka e pyzhatka (flauti),berben, zhaleika e prosvirelka (cornamuse); flauto ecuadoriano, clarinetto e arpa.
Caratteristiche: Autentica musica popolare, registrata con cura nel corso di spedizioni in alcune regioni della Russia e riproposta in modo attendibile, senza nessun tipo di distorsione.
Temi: la sincerità, la semplicità e l’umiltà, tratti distintivi del carattere misterioso russo.
4. Zdob şi Zdub (Moldavia)
Genere: rock
Lingua: moldavo, russo, inglese
Strumenti: chitarre elettriche, tamburi, tromba, trombone, e cimpoi (una cornamusa rumena).
Caratteristiche: un mix di hard rock e hip hop con musica popolare moldava.
Temi: il legame con la terra, Agroromantica è il titolo di uno dei loro album. La terra patria potrà anche essere povera, ma è per sempre la loro patria, in cui i cittadini moldavi sono felici e contenti.
5. Sevara Nazarxon (Uzbekistan)
Genere: ethno, pop
Lingua: uzbeco e russo
Strumenti: dutar
Caratteristiche:Canzoni popolari uzbeche accompagnate dal dutar, uno strumento musicale del XV secolo, simile a un liuto a due corde.
Temi: la leggerezza e la mutevolezza dell’Oriente. Sevara interpreta la musica popolare uzbeca, che l’ha resa famosa sulla scena mondiale, con un tocco pop elettronico in lingua russa, senza sfumature etniche.
6. Nino Katamadze (Georgia)
Genere: jazz
Lingua: georgiano
Strumenti: tamburi, chitarra, basso elettrico, strumenti classici
Caratteristiche: Un mix di lamenti e canzoni popolari interpretate in chiave acid jazz e smooth jazz.
Temi: L’amore, l’affetto materno e l’ospitalità georgiana. Ai concerti di Katamadze i fan piangono, cantano in coro e seguono ogni singolo gesto della cantante, la quale si dimostra a sua volta disposta ad abbracciare ognuno di loro. I suoi concerti in giro per il mondo rappresentano un pretesto per gli esuli georgiani di riunirsi e ricordare la patria e per tutti gli altri un’occasione per prendersi una pausa e incontrarsi a Tbilisi, anche se solo per pochi giorni.
7. “Ptitsa Tyloburdo” (Udmurtia)
Genere: folk sperimentale
Lingua: udmurto, russo
Strumenti: piatti, mandolino, flauto, percussioni, basso elettrico
Temi: La stregoneria e la superstizione tipiche dei piccoli villaggi.
Con la collaborazione di Anna Nemzer
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta