“Ssss! Silenzio! Fate piano, insomma!”, sussurra una donna anziana a due donne più giovani che stanno parlando forte dietro di lei. Dal palco in centro a Woronesch, una città di quasi un milione di abitanti, 500 chilometri a Sud di Mosca, si sentono le seguenti parole: “Vogliamo elezioni libere e giuste. È ora di finirla con i brogli”, protesta il giovane oratore. È agitato come solo uno studente alla sua prima interrogazione può esserlo.
Il giovane esita e tartaglia ma l’attenzione della cerchia di ascoltatori non cala. Alcuni lo incoraggiano gridandogli: “Non avere paura, continua, hai pienamente ragione.” Questo è successo il 10 dicembre 2011, alla prima protesta dopo le elezioni parlamentari, ma il 4 di febbraio 2012 lo stesso giovane esita e balbetta ancora. “Mi vergogno quando vedo e ascolto oratori del genere sul palco”, dice una manifestante.
Cambiare il sistema
“Voglio appoggiare il movimento di protesta ma faccio fatica a identificarmi con gli organizzatori”. Chi si mette a capo delle proteste si incontra settimanalmente per decidere quando e dove protestare, se dare in omaggio del tè, se far suonare un gruppo e quanto devono essere grandi le locandine. Vengono anche stabilite le liste degli oratori.
Dimostranti a Woronesch. Fotografie: v-shabunina
I luoghi destinati agli incontri ricordano il gioco del nascondino: “Sulla Kolzowskaja dietro alla piazza vicino ad un garage, davanti al quale si trova un armadio”. I soldi per un ufficio mancano. Anche gli opuscoli e il té, che i responsabili distribuiscono durante le proteste, sono pagati da loro. A volte ricevono un paio di rubli dal pubblico. “Non siamo qui per farci pubblicità ma per cambiare il sistema nel nostro Paese”, dice Aleksandr Boldyrjew parlando delle ragioni che lo spingono a essere lì. Il sistema? “Le elezioni, la corruzione, l’insieme dei partiti e la cultura politica”.
Molti abitanti di Woronesch vorrebbero Boldyrjew come leader della protesta. Il quarantatreenne è già da molto tempo attivo in politica: per il movimento d’opposizione Solidarnost cura la pubblicazione degli articoli. A volte dà la parola alle riunioni, altre volte si siede in ultima fila. Quando parla si alza sempre in piedi, cosa che nessun altro fa. Con una mano si appoggia al tavolo, con l’altra gesticola. Parla provato del destino del suo Paese. Tuttavia nella fase di preparazione e durante le proteste rimane in secondo piano.
Proteste a San Pietroburgo, marzo 2012
Tutt’altra persona invece Wjatscheslaw Sawalin. Il giorno dopo le parlamentari ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno, studia Pr e Design. L’attivista, magro, 1.80 di altezza, con i gomiti appoggiati sul tavolo, siede in testa. Il ruolo di moderatore gli piace. Con grande naturalezza fa un cenno all’oratore, riporta il silenzio, mentre batte le mani dicendo “Silenzio, compagni!”, rimprovera quelli molto più vecchi di lui.
Dopo le presidenziali
Sawalin spera che le proteste siano solo all’inizio, che le persone, risentite, diventino più attive sia sul piano politico che sociale. Le autorità di Woronesch la vedono in maniera diversa. Finora hanno sempre dato il via libera alle proteste senza problemi. Altri comizi dopo le presidenziali sono visti con un certo scetticismo. Per gli organizzatori questo significherebbe, qualora la cosa fosse definitiva, che non servirebbe più scendere in piazza.
Ad ogni modo poche persone nella città di quasi un milione di abitanti sono riuscite ad organizzare cortei. Il 4 febbraio 2012 c’erano 200 persone in tutto.
Heidi Beha è lettrice di tedesco della Bosch Stiftung a Woronesch
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