Foto: ufficio stampa
In Russia è stato progettato un robot-astronauta di fattezze umane in grado di lavorare in orbita. Come hanno riferito i progettisti, il Sar-400 ripete fedelmente tutti i movimenti dell’operatore e può compiere autonomamente dei minimi lavori meccanici, quali avvitare viti, giocare a scacchi, riparare le crepe nei rivestimenti.
Nel
2014 il robot sarà mandato sulla Stazione Spaziale Internazionale
(Iss) con la prospettiva di viaggi futuri sulla Luna e su Marte.
Tuttavia gli astronauti sono convinti che nessun robot potrà
sostituire l’uomo.
La
più grande qualità dell’uomo è la sua capacità di conoscere il
mondo circostante. Nessuna macchina sarebbe in grado di farlo”,
afferma l’astronauta Sergej Avdeev. A suo dire, nel novembre del
2011, mentre il Sar-400 era sotto collaudo nella Città delle Stelle
del Centro di addestramento degli astronauti, grazie al suo aiuto gli
operatori avvitavano viti e aprivano i portelli della copia terrestre
del modulo russo della Iss.
Oleg
Saprykin, responsabile dei programmi di pilotaggio dell’Istituto
centrale di ricerca scientifica per le costruzioni dell’Agenzia
federale spaziale russa (Roskosmos), ha raccontato al giornale
Izvestija
che il Sar-400 è diventato il primo robot spaziale russo degli
ultimi venti anni.
Un manipolatore era stato progettato per la navetta spaziale “Buran” e uno per la stazione “Mir”. Tuttavia nessuno dei due era andato nello spazio e da quel momento non erano stati portati avanti altri progetti. “Questo è il nostro primo passo verso il robot-astronauta”, ha puntualizzato Saprykin. Ha inoltre aggiunto che sulla Iss vengono già utilizzati dei sistemi robotizzati, ma soltanto per le operazioni standard legate al trasferimento di oggetti e carichi.
Andrej
Nosov, direttore della filiale moscovita del Centro scientifico di
sperimentazione e produzione “Androidnaja technica” che ha
progettato il Sar-400 per ordine dell’Agenzia federale spaziale
russa, ha riferito a Izvestija
che il robot russo si differenzia dagli omologhi occidentali per la
sua capacità di trasmettere all’operatore umano non soltanto
l’immagine e il suono, ma anche un’intera gamma di sensazioni,
incluse quelle tattili.
La
particolare tecnologia impiegata è infatti in grado di trasmettere
la pressione della superficie sul guanto dell’operatore.
Quest’ultimo, con l’aiuto del robot, può letteralmente sentire
la superficie. “È una sensazione inesprimibile a parole”, ha
ammesso Nosov, aggiungendo che lo stesso principio verrà impiegato
nello studio di altri pianeti: un operatore grazie a uno speciale
giubbotto e a un manipolatore da polso potrà guidare il robot,
mentre il robot grazie alle telecamere, ai microfoni e ad altri
sensori trasmetterà l’immagine agli occhiali video, il suono alle
cuffie e le sensazioni tattili ai guanti. “In effetti per ora non
abbiamo ancora pensato a come trasmettere il segnale. La luce impiega
cinque secondi per arrivare alla Luna e quindici minuti per arrivare
fino a Marte. Ma ci stiamo lavorando”, ha concluso Nosov.
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