Il costo del Su-34 pare essere di almeno 50 milioni di dollari (Fonte: ru.wikipedia.org)
Il ministro della Difesa russo, Anatolij Serdjukov, e il direttore generale della compagnia Suchoj, Igor Ozar, hanno firmato alla fine di febbraio 2012 un contratto per la consegna all’aeronautica militare russa di 92 bombardieri d’assalto Su-34. La portata dell’evento è straordinaria non soltanto per le cifre coinvolte (secondo fonti non ufficiali il prezzo stabilito dal contratto si aggira intorno ai cento miliardi di rubli) ma anche per l’elevata adattabilità della tecnologia aerea nazionale che sta per essere adottata.
“Le prime consegne di tali aerei – ha riferito il comandante dell’aeronautica militare, generale Aleksandr Zelin – inizieranno nel 2015 e se si tiene conto del precedente contratto per l’acquisizione di altri 32 caccia dello stesso tipo: per il 2020 le nostre forze aeree avranno 124 bombardieri d’assalto Su-34 che diventeranno poi 140”.
Nell’Istituto aeronautico per il perfezionamento dei piloti dell’aeronautica russa a Lipeckij si trovano già dieci Su-34 e per la fine del 2012 se ne attendono altri dieci. La società di produzione aeronautica di Novosibirsk Chkalov si occuperà, come nel passato, della loro realizzazione.
Il Su-34 – ha spiegato il generale – è un apparecchio unico nel suo genere. Può essere utilizzato come bombardiere, sia per attacchi su obiettivi terrestri sia navali, come caccia per la conquista dello spazio aereo, oltre che come aereo da ricognizione. È munito di un’ampia gamma di armamenti: missili di categoria aria-aria e “aria-superficie”. È fornito di un potente complesso di strumentazioni radioelettriche di bordo, di un radar polifunzionale a lungo raggio e di dispositivi per la guerra elettronica.
Inoltre l’aereo può ricevere rifornimenti in volo e impiantare su punti di attacco esterni dei serbatoi supplementari di carburante grazie ai quali l’autonomia di volo può notevolmente aumentare. Il nuovo bombardiere ha anche altre particolarità: può per esempio utilizzare delle munizioni fornite di una correzione di tiro nel tragitto verso il bersaglio (proiettili traccianti) che permettono di colpire anche obiettivi di piccole dimensioni senza errori.
A detta del generale la strumentazione installata sul Su-34 permette di sparare su alcuni obiettivi contemporaneamente, mentre l’ottima aerodinamica, l’elevata capienza dei serbatoi interni, i motori a doppio circuito a bassissimo consumo con un sistema di gestione digitale, il dispositivo di rifornimento in volo insieme ai serbatoi aggiuntivi permettono la realizzazione di voli a lunga distanza, sempre più simile alla distanza coperta dai bombardieri strategici.
Oltre a ciò, si sta pensando di aumentare in fase di produzione il potenziale di combattimento con nuovi mezzi d’assalto aereo e non si escludono nemmeno dei missili a lunga gittata.
Il costo d’esportazione dei bombardieri Su-34 dovrebbe ammontare a non meno di 50 milioni di dollari americani, ma tale informazione non è del tutto esatta. Per ora infatti i Su-34 non sono destinati all’esportazione, almeno fino a quando non saranno adempiuti tutti i contratti stipulati tra la compagnia Suchoj e le forze dell’aeronautica militare russa. Per il ministro della Difesa russo il prezzo degli aerei sarà considerevolmente inferiore a quello dichiarato per il mercato internazionale delle armi.
Chi scrive conosce il bombardiere Su-34 da almeno venti anni, benché la prima volta in cui fece la sua conoscenza si chiamasse di Su-30MK, e poi Su-32MF, mentre il nome attuale venne dato solamente una decina di anni dopo. L’incontro con questo aereo avvenne alla vigilia del salone internazionale dell’aeronautica a Le Bourget del 1993. L’autore era stato invitato nella fabbrica dall’oggi scomparso Mikhail Simonov, costruttore del Su-27 e di tutte le sue successive modificazioni e leggendario progettista capo dell’Ufficio di progettazione sperimentale della Suchoj.
L’invito era in occasione della presentazione alla stampa della sua nuova creatura che, probabilmente per mancanza di mezzi finanziari, la dirigenza di allora del Ministero della Difesa russa non voleva prendere in dotazione. Il capo progettista voleva chiaramente rendere di dominio pubblico la novità e intanto attirare l’attenzione del governo e del Cremlino per avere la possibilità di presentare l’aereo in una rassegna internazionale che doveva tenersi in Francia. Per fare ciò gli serviva l’aiuto di un giornalista, anche se Mikhail Petrovich non me ne parlò mai apertamente. Mi raccontò invece gli indiscutibili pregi della sua creatura.
“Il nostro nuovo aereo” – diceva il progettista capo della Suchoj – è l’evoluzione degli aerei della famiglia Su-27, incluso il Su-47, e può fare tutto quello che fa il Su-24. Ma il nuovo apparecchio è di gran lunga più potente, può eseguire lo stesso volume di carichi del Su-27, ma ha un’autonomia di volo raddoppiata e una durata di volo in combattimento 2,5 più efficace. Anche il Su-30MK (come allora Simonov aveva battezzato l’odierno Su-34) incute timore sia come macchina d’assalto nelle zone del fronte sia nei settori marittimi litorali, proprio come il cacciabombardiere Su-17, ma con 8 tonnellate di peso carico.
Secondo il parere degli esperti, se compariamo il Su-30MK con un’analoga tecnologia americana, il primo può fare da solo quello che sono in grado di fare separatamente il bombardiere E-111, il caccia F-15, il cacciabombardiere F-15E e l’aereo d’attacco al suolo A-10. La principale particolarità di questo nuovo caccia d’attacco al suolo biposto rimane comunque la sua capacità, assente nei suoi omologhi, di rimanere in volo molto a lungo, fino a 10-16 ore. Per il supporto alle forze mobili che possono essere lanciate senza preavviso in qualunque parte del Paese questo vantaggio è insostituibile.
Per di più il tempo in cui l’aereo rimane in volo è limitato soltanto dalle capacità fisiologiche dei piloti da caccia. Perfino per un passeggero di un aereo di linea ultramoderno e dotato di tutti i comfort è difficile sopportare un volo di molte ore, figuriamoci per dei piloti di aerei supersonici che non devono soltanto guidarlo ad altezze vertiginose, ma anche compiere manovre, modificare bruscamente le separazioni minime tra di loro, eseguire complicatissime figure di acrobazie aeree e condurre uno scontro a fuoco con un nemico armato e preparato in modo altrettanto ottimale.
Bisogna inoltre saper fare rifornimento in volo dalla pesante cisterna Il-78 o da un altro aereo della famiglia Su-27. “È anche vero che i serbatoi inseriti sul Su-30 MK (i suoi costruttori sono oppositori assoluti dei serbatoi installati su punti d’attacco esterno poiché ritengono che peggiorino l’aerodinamica) sono molto capienti”, ha detto Michail Petrovich. Per un volo senza fermate intermedie Mosca-Komsomolsk-na-Amure-Mosca, la cui estensione è pari a 14.000 chilometri, un cacciabombardiere deve fare quattro volte rifornimento. Su un percorso di pari lunghezza dall’America all’Australia, un F-18 deve fare undici rifornimenti.
Oltre alle elevate qualità aerodinamiche i Su-30MK – che sono gli aerei più emblematici della compagnia Suchoj – colpiscono per la presenza di armamenti estremamente avanzati. Il loro sistema di navigazione e puntamento offre la possibilità di impiegare un’arma guidata ad altissima precisione, come la definiscono gli specialisti, per l’attacco di bersagli aerei, terrestri o marini, e per di più su distanze molto grandi, inaccessibili persino al caccia-intercettatore Su-27.
Per esempio il missile KH-59 con supplemento di immagini televisive, trovandosi dopo il lancio oltre i confini di visibilità del pilota a una distanza superiore a cento chilometri dal vettore aereo, riporta sullo schermo della cabina l’immagine che viene trasmessa dalla testata del puntamento automatico e grazie ai comandi radio dettati dal pilota può colpire il bersaglio con un colpo diretto.
Simonov mi ha fatto tornare in mente il reportage televisivo della Cnn sulla prima guerra degli Usa contro Saddam Hussein nel Golfo Persico, quando due missili americani sperimentali, lanciati da diversi aerei uno in fila all’altro (uno aveva colpito la parete di una centrale elettrica irachena e l’altro si era poi infilato nella breccia) erano scoppiati all’interno dell’edificio. I due missili erano stati in grado di trasmettere l’immagine del bersaglio sugli schermi televisivi. “Ecco, quello che facevano i missili di alcuni aerei americani – mi disse Mikhail Petrovich – lo possono fare i missili di serie KH-59M che stanno su un solo Su-30MK”.
Sull’aereo è presente anche il missile KH-29T con un sistema a guida Tv sull’obiettivo che funziona completamente in automatico. Dei missili di questo genere si dice “sganciato e dimenticato”. Il pilota-operatore deve soltanto puntare il mirino sul bersaglio necessario, premere il pulsante della memorizzazione e, dopo il lancio, l’arma intelligente fa tutto il resto da sola.
Sul Su-30MK ci sono i missili KH-29L e S-29L, come mi ha raccontato Mikhail Simonov, con puntamento laser. Vengono lanciati dall’aereo, ma puntano l’obiettivo grazie alle informazioni ricevute da una stazione con un dispositivo laser che può essere collocato sulla schiena dei soldati. Il soldato deve soltanto puntare il raggio di illuminazione sul bersaglio…
Dell’equipaggiamento
dei Su-30MK si può parlare molto più a lungo di quanto lo permetta
lo spazio di un articolo di giornale. Tuttavia non si può non citare
il missile antiradar KH-31P, in grado di colpire tutti i tipi di
sistemi radar
antiaerei e antimissili a media e lunga gittata senza far avvicinare
l’aereo alla zona di gittata.
Per esempio per i “Patriot” tale zona è di 35 chilometri, mentre per gli “Hawk” è di 70, ma il dispositivo di bordo del missile molto può identificare il luogo in cui si trova il radar molto prima di avvicinarsi a esso, introdurre le sue coordinate nel suo personale Evm (sistema di computer simili ai sistemi centrali IBM System/360 e System/370, ndr), “comunicare” la sua posizione al pilota e su comando di quest’ultimo andare verso l’obiettivo. I KH-31P a differenza degli altri agiscono secondo il principio “sganciato e dimenticato”.
Ovviamente non si può dimenticare che il cacciabombardiere d’assalto, così come lo avevo conosciuto grazie a Mikhail Petrovich Simonov, ha superato negli anni alcune tappe di collaudo, è stato perfezionato tenendo conto dello sviluppo degli armamenti odierni e ha ricevuto un nuovo sistema radar di bordo. È entrato a far parte dell’equipaggiamento dell’aeronautica russa soltanto dopo che nel Paese sono comparsi i soldi necessari alla sua realizzazione.
Nel 2011 i Su-34 sono stati impiegati nelle esercitazioni del “Centr” e prima di allora nelle esercitazioni strategico-operative “Vostok”. Una formazione di questi aerei ha compiuto un volo senza atterraggi intermedi dalla regione della Podmoskove, intorno a Mosca, fino al lontano oriente con alcuni rifornimenti in volo, ha colpito alcuni “bersagliriconosciuti” e con ulteriori rifornimenti in volo è tornata a casa.
A oggi nessun altro cacciabombardiere della stessa classe potrebbe compiere un’operazione simile. Un piccolo dettaglio. Le poltrone nella cabina di pilotaggio dei Su-34 non sono disposte una dietro l’altra, come in altri aerei biposto, ma sono parallele. Tra di esse c’è lo spazio per stendere un materasso. Così mentre un pilota guida l’aereo, tenendo d’occhio l’orizzonte e ricevendo le informazioni dal sistema di comando automatico del velivolo, l’altro può riposarsi.
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