Alcune immagini delle webcam elettorali che hanno fornito scorci di Russia, trasmesse da webvybory2012.ru
Due tappeti sul muro, due sedie di plastica, un berretto posato sul divano, un tavolo coperto di documenti e schede elettorali: l’interno di questa casa privata nel villaggio ceceno di Mesedoy ha catturato l’attenzione di un immenso numero di utenti di Internet che hanno seguito lo svolgimento delle elezioni presidenziali russe attraverso il Web.
Nel villaggio ceceno di Mesedoy non esistono scuole e perciò per tradizione la casa di Shay Yunusov si trasforma temporaneamente in un seggio elettorale che diventa anche sede della commissione elettorale. Gli elettori sono invitati a togliersi le scarpe prima di entrare.
Oltre che a garantire uno svolgimento trasparente delle elezioni, l’immensa rete di webcam, allestita per volere del vincitore della competizione elettorale, Vladimir Putin, è servita a far scoprire a molti cittadini russi l’enorme vastità del territorio del proprio Paese. A dire il vero, filmati curiosi erano già andati in onda sul Web alla vigilia delle elezioni quando alcune webcam dalla sera di sabato 3 marzo 2012 avevano diffuso in Rete immagini dalle discoteche scolastiche.
Per tutta la giornata del 4 marzo 2012, poi, 2,5 milioni di elettori, che erano riusciti a registrarsi in anticipo sul sito webvybory2012.ru (nel giorno del voto era praticamente impossibile registrarsi), hanno condiviso immagini e riprese dagli angoli più interessanti del Paese: l’urna elettorale di un piccolo villaggio con la fessura troppo stretta dove le schede venivano spinte dentro a forza con l’aiuto di un righello; un seggio in Cecenia dove gli elettori danzavano la lezginka; il noto giornalista e attivista politico Leonid Parfenov, nelle vesti di osservatore, al seggio della sua città natale di Cherepovets, che s’intratteneva per 15 minuti di fila al telefono con chissà chi; elettori che cantavano e ballavano davanti alla telecamera.
Per i cittadini delle regioni della Federazione Russa le webcam sono state anche un’occasione per inviare a casa saluti ai propri cari e ai propri amici attraverso la Rete. La qualità dell’audio lasciava alquanto a desiderare e così si chiamavano i propri cari e i propri amici dal telefonino: “Ciao, nella nostra scuola hanno installato le videocamere e ne approfittiamo per mandarvi un saluto”. E gli elettori tecnologicamente più avanzati si filmavano coi cellulari mentre depositavano la scheda nell’urna, diffondendo poi le immagini con mms.
“Signor Putin, la preghiamo, non spenga le telecamere. È stato davvero fantastico! Purtroppo, a causa delle incombenze domestiche, mi sono perso le riprese dalla Chukotka e da Kharabovsk. Nel villaggio Morskoe, nella penisola di Neringa, ho visto una donna, seduta su un morbido divano, in attesa degli elettori. Ho sentito insulti contro i politici in un minimarket della provincia di Penza. E ho visto i seggi elettorali allestiti nella mia vecchia scuola dove non mettevo piede da almeno quindici anni. È un grande Paese”, ha scritto il blogger Senism.
Del resto, le telecamere non volevano essere l’equivalente del divertente e popolare social network Chatroulette; servivano a monitorare lo svolgimento delle elezioni. In un seggio del Daghestan, per esempio, dove era stato filmato un sospetto inserimento massiccio di schede nell’urna, la Commissione Elettorale Centrale ha invalidato i risultati. La motivazione ufficiale addotta per l’annullamento delle schede è stata un’altra, ma l’attenzione è caduta su quel seggio grazie ai filmati diffusi on line.
Naturalmente, le webcam non hanno potuto filmare l’intera procedura di conteggio delle schede, cosicché le schede potevano essere falsificate in ogni momento, ma nell’insieme la procedura è risultata davvero più trasparente. Sono accadute anche delle stranezze: alcuni blogger hanno erroneamente scambiato un controllo dei dispositivi elettronici per un inserimento massiccio di schede nell’urna e si sono turbati vedendo il volto imperturbabile e cinico di chi le infilava a più riprese, una dopo l’altra. In risposta alle proteste degli utenti di Internet la Commissione Elettorale Centrale ha dovuto spiegare come avviene il processo di controllo delle urne.
"Certo le webcam hanno complicato il lavoro: non era facile infilarle e intanto girare il video. Viva i robot!", ha scritto su Twitter lo scrittore Sergey Minaev. Il sistema di videomonitoraggio dei seggi elettorali, costato 13 miliardi di rubli e installato in tempi record, è riuscito a supportare anche l’alto volume di traffico. Il suo operato è stato molto apprezzato dal ministro delle Telecomunicazioni e Comunicazioni di massa delle Federazione Russa, Igor Shchegolev. “Il sistema ha funzionato quasi a pieno regime nel 99,3 per cento dei seggi, dove erano state allestite le videocamere per il monitoraggio”, ha detto il ministro. Secondo le sue stime, nell’arco di 24 ore si sarebbero registrati sul sito webvybory2012.ru 500 milioni di accessi.
Un tale risultato non poteva che attirare inevitabilmente l’attenzione dei colleghi stranieri. Uno degli osservatori internazionali indipendenti, l’ungherese Béla Kovács, del partito Jobbik, intende proporre l’installazione di telecamere web anche per le elezioni europee. E il presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), Tadeusz Iwinski, ha definito l’utilizzo di webcam nei seggi elettorali russi un “fenomeno di portata mondiale”.
Inoltre, grazie alle telecamere, in molti angoli sperduti della Russia, dove proprio l’assenza di infrastrutture di cablaggio era il nodo più problematico per la realizzazione di un sistema di telecamere per il monitoraggio dei seggi, è finalmente arrivato Internet. In futuro si progetta di utilizzare nelle scuole le infrastrutture realizzate per reti digitali con contenuti didattici. La sera a casa di Shay Yunusov, nel villaggio di Mesedoy, un piccino di sei mesi gattona sul pavimento, sotto il tavolo, mentre i suoi familiari conversano a bassa voce, senza badare alle migliaia di persone che forse, in quel momento, dietro l’occhio delle telecamere, sono lì a osservarli. Le elezioni sono finite, ma la vita nel paese continua.
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