Foto: Alexei Nikolsky / Ria Novosti
“Vi avevo promesso che avremmo vinto. E abbiamo vinto”. Fra contestazioni, lacrime e denunce di brogli, la Russia ha incoronato Vladimir Putin Presidente della Federazione per la terza volta. L’ex premier ha vinto al primo turno la sfida elettorale, riconquistando la poltrona del Cremlino con il 63,75 per cento di voti (dato aggiornato al 99,3 per cento delle schede scrutinate). Quasi 42 milioni gli elettori che hanno dato la preferenza all’ex del Kgb, smentendo di fatto qualsiasi previsione di chi lo voleva ormai al tramonto.
E anche se Putin ha perso diversi punti percentuali rispetto alle presidenziali del 2004, quando aveva vinto con il 71,3 per cento dei voti (52,94 per cento nel 2000), lo scarto con gli avversari risulta comunque molto ampio: dietro di lui, lontanissimo, si è fermato il comunista Gennady Ziuganov che ha ottenuto il 17,19 per cento delle preferenze. Ancora più sotto, l’oligarca Mikhail Prokhorov, al 7,82 per cento; fanno seguito il liberal-democratico Vladimir Zhirinovsky, al 6,23 per cento, e il leader di Russia Giusta Sergei Mironov, fermo al 3,85 per cento.
Dopo i festeggiamenti, che hanno portato in piazza del Maneggio un esercito di “nashi”, i sostenitori di Putin, ora è il momento delle proteste. A fronte delle denunce di brogli piovute dai seggi, come quella di Lilia Shibanova, dell'agenzia indipendente di osservatori Golos, arrivano le smentite sui cosiddetti “karusel”: gruppi di persone pagate o condotte più volte al seggio. Una prassi, questa, realizzata grazie alla possibilità di votare anche fuori dai luoghi di residenza.
Il vero tormentone di questa tornata elettorale è comunque stato l’occhio indiscreto delle telecamere installate nei 95mila seggi del Paese. Moltissimi i russi che hanno seguito in diretta la operazioni di voto: al momento dell’apertura dei seggi al sito risultava registrato già un milione di utenti.
Ma alle denunce di brogli, arriva pronta la risposta di Putin. “Con questa vittoria – ha detto –, abbiamo respinto la provocazione di chi vuole spaccare il Paese e usurpare il potere”. Nessuna manipolazione, quindi, secondo il neo Presidente, le cui parole vengono però messe in dubbio dagli oppositori: mentre il comunista Ziuganov parla di “piovra mafiosa”, un esponente delle proteste, Denis Bochkarev, denuncia una serie di violenze nei confronti di alcuni osservatori. E si rincorrono su Internet le voci di video che documentano chiaramente irregolarità durante le operazioni di voto.
In mezzo alla bufera di accuse e smentite, anche Mikhail Gorbaciov mette in dubbio la regolarità delle operazioni. ''Dubito che il risultato del voto rifletta gli umori reali della società – ha detto l’ultimo leader dell’Unione Sovietica -. Tuttavia, se non ci sono prove delle falsificazioni, è difficile parlarne''.
Nel frattempo l’opposizione sconfitta si prepara a scendere in strada, per urlare a gran voce il proprio dissenso. Nove le manifestazioni fra vincitori e vinti previste in centro a Mosca. L’appuntamento in risposta ai festeggiamenti di piazza Maneggio di ieri, è in piazza Pushkinskaja: qui, nel pomeriggio del 5 marzo 2012, si riunirà la schiera di indignados. Che dopo la battaglia pre-elettorale, non alza bandiera bianca e si prepara a portare avanti la lotta.
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