Sochi 2014, la Russia prepara la vittoria

Foto: Itar-Tass

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Una legione straniera, tra allenatori e campioni, guarda alle Olimpiadi invernali sognando l'oro sotto la bandiera della Federazione

Dopo le Olimpiadi di Vancouver persino i tifosi più esaltati avevano smesso di vedere tutto rosa e fiori. In occasione dei Giochi Olimpici Invernali del 2010, infatti, la rappresentanza russa aveva conquistato in tutto solo tre medaglie d’oro, finendo all’undicesimo posto del medagliere complessivo. Si trattò della performance più disastrosa dei nostri atleti in tutta la storia della manifestazione olimpica. In questo modo, i Giochi di Sochi, a cui mancano poco meno di due anni, minacciano di trasformare il trionfo della Russia nella sua vergogna.

 

Visti i tempi stretti, i dirigenti sportivi hanno deciso di seguire una strada già battuta in passato da Pietro il Grande. Dopo aver constatato che in Russia mancano semplicemente degli specialisti sportivi, hanno iniziato a rivolgersi, seguendo l’esempio dello zar, agli stranieri.

 

L’ingaggio più recente? Come allenatrice-consulente della formazione russa di curling è stata arruolata la leggendaria Patty Vutrich, atleta della squadra di curling del Canada negli anni ‘80-‘90. Ma non è la sola. Il team russo di curling ha iniziato il processo di naturalizzazione, in un solo colpo, di altri tre atleti canadesi Jason Gunnlaugsson, Justin Richter e Tyler Forrest, con l’obiettivo di ridare lustro alla povera squadra.

 

La stessa strategia è stata seguita dal gruppo di short track. Non contenti di aver già firmato un contratto con l’allenatore coreano Jimmy Jang (che ha lavorato con gli atleti olimpici degli Stati Uniti), la formazione di short track ha proposto a quattro campioni del mondo coreani di assumere la cittadinanza russa.

 

Nella legione di stranieri, convocati per le Olimpiadi di Sochi 2014, non rientrano solo atleti di discipline sportive considerate esotiche per il nostro Paese. Persino nel pattinaggio di figura, infatti, dove ci siamo imposti di recente come trend-setter, contiamo sulla collaborazione di volontari d’oltremare. Dall’estate 2011, con Marja Muchortova, per la specialità pattinaggio di coppia si allena il francese Jérôme Blanchard, mentre il nuovo partner di Ekaterina Pushkash di Nizhnij Novgorod, per la specialità danza su ghiaccio, è l’australiano Jonathan Guerreiro. L’ucraina Tatjana Volosozhar accompagna invece Maksim Tranjakov.

 

Sotto la bandiera russa, alle Olimpiadi di Sochi non parteciperanno solo atleti stranieri, ma anche atleti di etnia russa, che il vento della perestrojka e delle rivoluzioni ha sparso in giro per il mondo. La Federazione sci e snowboard sta negoziando per cambiare la cittadinanza sportiva dello svizzero Iouri Podladtchikov e dello sloveno Aleksandr Glebov. Gareggerà per la Russia accanto a Jana Chochlova anche il pattinatore artistico canadese Fëdor Andreev.

 

Molto richiesti sul mercato sono anche gli allenatori stranieri che hanno dimostrato la loro bravura attraverso le vittorie olimpiche dei loro allievi. “Abbiamo scelto gli allenatori sloveni Urban Planinsek e Marjan Cernigoj, basandoci sul miglior rapporto qualità-prezzo-esperienza”, ha dichiarato il direttore sportivo della Federazione sci Leonid Mel’nikov in un’intervista al giornale Komsomolskaja Pravda, spiegando le ragioni dietro al reclutamento di specialisti stranieri. “Uno di loro ha lavorato alle olimpiadi nazionali di Salt Lake City, mentre gli allievi dell’altro hanno vinto premi alle Olimpiadi e ai Campionati del Mondo”.

 

Il coach estone Mati Alaver, che guida la squadra russa di sci di fondo, vanta il fatto di aver allenato il due volte campione olimpico Andrus Veerpalu e il pluripremiato Jaak Mae. A quanto pare, la delegazione russa alle Olimpiadi di Sochi sarà rappresentata da un team internazionale.



A favore: Non c’è bisogno di “reinventare la ruota”

Al giorno d’oggi, nel mondo dello sport, non c’è più spazio per la couleur locale. Ogni tentativo di “preservare il proprio stile” equivale, nel migliore dei casi, a dover “reinventare nuovamente la ruota”, con cui tutti gli altri si muovono già da tempo, e nel peggiore, a isolarsi dal resto del mondo per soddisfare degli interessi “provinciali”. Invitando un allenatore straniero, se questo allenatore è di alto livello (altrimenti perché invitarlo?), compriamo ciò che più di prezioso c’è oggi nel mondo dello sport: la tecnologia. Non esiste un altro modo per poter raggiungere gli altri Paesi in quelle specialità in cui sono già andati avanti. Che cosa possiamo fare se non abbiamo specialisti di short track? Aspettare che l’odierna generazione di atleti faccia un po’ di esperienza, si dedichi al mestiere di allenatore, si faccia le ossa e diventi competitiva? Ci vorrebbero decenni! Mentre comprando un allenatore già di un certo livello, possiamo non solo ottenere subito dei risultati, ma anche gettare le basi per una prossima generazione futura di specialisti russi. A loro tempo, gli allenatori russi avevano letteralmente sollevato dal nulla il pattinaggio di figura americano e l’atletica leggera africana. E nessuno all’estero si è fatto poi tanti problemi perché si stava ricorrendo alla Russia per raccogliere esperienza, conoscenze e future vittorie. 

Dmitri Nadezhdin, giornalista sportivo 

 

 

Contrario: Mercenario fino alla prima sconfitta

L’Europa, che ha guerreggiato quasi sempre grazie a soldati mercenari, lo sa molto bene: il mercenario è fedele alla sua bandiera fino alla prima sconfitta. Non appena deve dar prova del proprio coraggio, tenacia e di saper combattere sino alla morte, si dà alla fuga, per poi, il giorno dopo, ricomparire e offrire la sua spada a un nuovo padrone. La Russia, che trionfa sempre a spese della propria guardia nazionale, non ha ancora imparato questa lezione, e si è messa così ansiosamente a ingaggiare mercenari stranieri per affidare loro degli incarichi chiave. E se questi avessero almeno nascosto che vengono da noi esclusivamente per i soldi, ma nessuno lo nasconde! E quali sono le responsabilità di un allenatore straniero? Nessuna. Ci è andata bene con Hiddink agli Europei 2008, lui era sulla cresta dell’onda e adorato da tutti. Un po’ meno con quello che è successo sempre con Hiddink a Maribor, l’allenatore ha fatto i bagagli, pagato i debiti, ed è partito a fare soldi a palate in Turchia. Non abbiamo bisogno di rivolgerci agli stranieri, bensì ai nostri allenatori, sparsi per tutto il mondo, e riportarli a casa. Ad esempio, le Olimpiadi del 2010 nella disciplina pattinaggio di figura sono state vinte da altri Paesi, grazie proprio a nostri allenatori. Siamo subito pronti a pagare gli stranieri, ma non troviamo i soldi per i nostri?
Sergej Titov, giornalista sportivo

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