Un girotondo per le presidenziali

In 130mila nel centro di Mosca hanno formato una catena umana per chiedere elezioni trasparenti in vista del voto del 4 marzo 2012. Una forma di contestazione che affonda le sue radici nel 1989

Una catena umana formata da 130mila manifestanti anti-Putin (secondo le stime dell'opposizione) alla vigilia delle presidenziali del 4 marzo 2012. Così l'opposizione e i cittadini russi che chiedono da dicembre 2011 elezioni trasparenti nel Paese hanno inscenato una nuova proposta nella domenica che precede di una settimana il voto per le elezioni presidenziali.



I manifestanti, in un grande girotondo che abbracciava l'anello dei giardini nel centro di Mosca, coprendo così oltre 15 chilometri, si sono tenuti per mano, esibendo un segno bianco, simbolo della protesta anti-brogli scoppiata all'indomani delle parlamentari del 4 dicembre 2011.

Pochi slogan, nessuna bandiera politica, alcun cartello per un evento improvvisato, portato avanti senza l'autorizzazione del Comune, perché non si trattava di un raduno politico, ma che comunque ha ottenuto un risultato di grande effetto. Una sorta di flashmob ribattezzato "Il cerchio bianco", mentre nel Paese continuavano i festeggiamenti per la Maslenitsa, il Carnevale russo.

Sarebbero bastate 34mila persone a chiudere il cerchio; il balletto delle cifre parla prima di 50mila, poi si attesta a 130mila, come riferiscono gli organizzatori. Per la polizia c'erano 11mila partecipanti, come riporta Ria Novosti.

Gli organizzatori hanno ritenuto che stavolta fosse necessario solo un foglio bianco o un nastrino dello stesso colore per gridare al mondo e al governo della Federazione che esiste un'altra Russia, che vuole riforme e nuovi leader, al di là del plebiscito, annunciato dai sondaggi, che riporterà Vladimir Putin al Cremlino per il suo terzo mandato presidenziale.

Scopo dell'iniziativa, secondo quanto riportato sulla pagina Facebook dell'evento, era "mostrare che i partecipanti sono pronti a lavorare insieme allo stesso tempo e combattere per la giustizia nonostante le differenze". Di un grande atto di solidarietà si parlava sul sito legato all'opposizione, openspace.ru. Tra i presenti lo scrittore Boris Akunin, l'ex vicepremier Boris Nemtsov e l'ex campione di scacchi Garri Kasparov. 

Quella della catena umana è una forma di contestazione che affonda le sue radici nel 23 agosto 1989, giorno in cui nei tre Paesi baltici – allora nell'Urss – per rivendicare l'indipendenza da Mosca scese in strada oltre mezzo milione di persone per oltre 600 chilometri, con una fascia da lutto nera per ricordare il cinquantenario del ''giorno nero'' delle tre repubbliche, quando fu firmato il patto Molotov-Ribbentrop che mise fine alla loro sovranità.

Per l'appuntamento del 26 febbraio 2012, su Internet, era stato anche diffuso il dettagliato decalogo del manifestante: in primo luogo si raccomandava di "non disturbare in alcun modo l'ordine pubblico", intralciando con oggetti ingombranti o comportamenti scorretti il passaggio di auto o pedoni, dal momento che la polizia sarebbe stata pronta a intervenire. Il decalogo metteva in guardia anche da possibili provocatori: "Se distribuiranno per strada nastrini tricolori dovete sapere che sono quelli della Rete dei sostenitori di Putin", movimento che ripropone in chiave filo-putiniana le iniziative ideate dall'opposizione. Centinaia di loro, infatti, erano davanti alla metro di Park Kulturi, mentre era in corso il girotondo "bianco".

Non solo Mosca è scesa in piazza per dare vita a proteste anti-governative nell'ultima domenica prima del voto. A Kabarovsk, per esempio, nel lontano oriente, la manifestazione "per elezioni oneste" ha registrato appena 200 persone, come riferisce Ria Novosti. Mentre già il 25 febbraio 2012 a San Pietroburgo in migliaia avevano risposto all'invito del blogger anti-Putin Alexei Navalny. Una protesta dal significato, se si vuole, ancora più importante: San Pietroburgo, infatti, è proprio la città natale del premier.

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