Ilja Ponomariov (Foto: Itar-Tass)
Il parlamentare della Duma di Stato Ilja Ponomariov è uno dei leader delle proteste che hanno animato le piazze di Mosca e della Russia dopo le elezioni del 4 dicembre 2011. In questa intervista a Russia Oggi spiega quali sono le richieste avanzate dai manifestanti al governo e alla politica russi.
Onorevole Ponomariov, stiamo assistendo alla fine dell’era di Putin?
Questo è ovvio. La sua rielezione a Presidente della Russia dipende dal lavoro del movimento di protesta e da come coordiniamo bene le nostre attività. Il Paese non è più lo stesso di prima.
Il movimento di protesta comprende diversi gruppi: comunisti, liberali, e nazionalisti. Ci sono possibilità di successo?
Per il momento non vi sono state dispute serie, anche se si sono verificati alcuni tentativi di alimentare dei conflitti.
Ma il movimento si è diviso ora in una parte politica, il Movimento dei Cittadini, e in una parte di società civile, la Lega degli Elettori. I rappresentanti della Lega, tra cui spiccano anche importanti scrittori come Ljudmila Ulickaja e Boris Akunin, sembrano voler deliberatamente evitare ogni tipo di associazione con i “politici”. Come mai?
Il popolo russo ha un brutto rapporto con i politici. Non si fidano di loro. Questo è pienamente giustificabile alla luce del comportamento dei politici in seno alla Duma di Stato. Nessuno vuole fare parte di un movimento guidato da politici, anche se rappresentano l’opposizione. Ecco perché apprezzo molto la formazione di un gruppo di autorità morali. Queste persone non hanno mai preso parte ai giochi di potere politici e assicurano una certa neutralità. Non appena questa questione sarà risolta, saremo in grado di unire i politici. Sono necessari dopotutto. Qualcuno deve pur formulare delle richieste e scrivere delle leggi.
Ritiene che la partecipazione dei nazionalisti al Movimento dei Cittadini costituisca un problema?
È un problema sì, ma è inevitabile. Abbiamo un principio importante. Chiunque partecipi alle proteste, sia a Mosca che in qualsiasi altra parte del Paese, deve avere la possibilità di aderire al movimento. A mio parere, gli esponenti di sinistra e i nazionalisti sono sempre stati rivali, ma in questa circostanza sono stati in grado di dimostrarsi d’accordo su un obiettivo comune: elezioni libere ed eque. Per questo abbiamo scelto un fiocco bianco come nostro simbolo: riunisce tutti i colori.
È possibile che i "Siloviki", vale a dire tutti gli esponenti dei servizi segreti, esercito e polizia, così come i dipendenti pubblici, che hanno tratto vantaggio da questo sistema, combatteranno contro la sua dissoluzione?
Si può trarre vantaggio in due modi da questa situazione. Si può cercare di ottenere ancora di più o cercare di salvaguardare quello che si ha già. Attualmente, l’élite si sta muovendo verso la seconda opzione. Un buon esempio è l’ex ministro delle Finanze russo Alexei Kudrin, il quale ha partecipato alla manifestazione del 24 dicembre. L’élite inizia a prendere le distanze da Putin e cerca di scendere a compromessi per evitare di perdere tutto.
Il resto del Paese è a conoscenza delle proteste che hanno avuto luogo nella capitale?
Il 10 dicembre 2011, 7 mila persone sono scese in piazza a Novosibirsk. Si tratta di un record assoluto dal 1990, ma non dobbiamo dimenticare che le rivoluzioni russe si fanno a Mosca.
Lei è membro della Duma di Stato dal 2007. Credeva in Medvedev?
Sì, e sono rimasto profondamente deluso. Mi consideravo parte del team di Medvedev. Ovviamente, sospettavo che alla fine avrebbe ceduto il potere a Putin. Ma non pensavo l’avrebbe fatto così cinicamente, senza resistenze! In questo modo, non ha solo distrutto tutto il lavoro fatto negli ultimi quattro anni, ma anche la sua reputazione. Medvedev politico non esiste più.
Ma non dovrebbe diventare primo ministro?
È impossibile. Nessuno vuole più parlarci, né i rappresentanti di Putin né tanto meno quanti credevano in lui.
Teme che il regime possa perdere il controllo e ricorrere alla forza per sedare le proteste?
C’è una citazione di Lenin che recita: “Tanto peggio, tanto meglio”. Si riferiva al fatto che le sconfitte sofferte dall’esercito zarista nel corso della Prima Guerra Mondiale accrebbero le possibilità di una rivoluzione. Che cosa può un sogno rivoluzionario oggi? Che Putin chiuda tutti gli accessi a Internet, arresti i politici dell’opposizione e ponga fine alle proteste con la forza? Questo porterebbe a una reazione violenta. Non siamo interessati a un simile sviluppo, ma qualora il regime scelga una via simile, il suo destino sarà segnato. Smetterà di esistere nel giro di una settimana.
Il regime ha reagito alle vostre richieste?
Non vi sono state concessioni significative. Certo, dopo la seconda manifestazione, il governo ha detto. “Ok, rintrodurremmo le elezioni dei governatori. Tutti i partiti avranno la possibilità di registrarsi”. Ma la nostra richiesta principale rimangono le rielezioni per la Duma di Stato.
Secondo Lei, che cosa dovrebbe fare Putin adesso?
Dovrebbe dire: “Mi rendo conto che, viste le attuali condizioni, non ci possano essere delle elezioni obiettive. Se tutti i candidati sono disposti a ritirarsi, lo farò anch’io”. Dopodiché le elezioni andrebbero posticipate di sei mesi e nel frattempo dovrebbero essere emendate le leggi in modo da garantire elezioni eque.
E quante probabilità ci sono che ciò accada?
Beh, si può sacrificare una parte per evitare di perdere tutto. Putin rimane un politico piuttosto popolare, e non escludo la possibilità che venga eletto Presidente anche con delle elezioni giuste e regolari.
BIOGRAFIA
Nato a: Mosca
Età: 36
Professione: Politico/ esperto di Tic
All’età di sedici anni, Ilja Ponomariov ha fondato la sua prima impresa che si occupava della vendita di computer e dello sviluppo di software. Ha inoltre lavorato come esperto delle Tic per il gruppo Yukos, smantellato successivamente dal governo. Dal 2010, Ponomariov gestisce la cooperazione internazionale e la commercializzazione tecnologica alla Fondazione Skolkovo (la Silicon Valley russa, in via di sviluppo vicino Mosca). Dal punto di vista politico, Ponomariov si dichiara di sinistra. Esponente del Partito Comunista fino al 2005, ha fondato il Fronte di Sinistra nel 2007. Nello stesso anno, è stato eletto membro della Duma di Stato con il partito Russia Giusta. Ponomariov è stato anche uno dei promotori delle proteste contro i brogli alle elezioni di dicembre 2011.
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