Alija Bulavskaja e suo marito Sergej nel giorno delle loro nozze, celebrate all'interno di uno degli stadi olimpici più grande di Sochi (Foto: Mikhail Mordasov)
Alija Bulavskaja non entrerebbe mai nel cantiere dello stadio di hockey su ghiaccio della città olimpica di Sochi, senza prima aver indossato un elmetto; questa ragazza, ingegnere e specialista in sicurezza sul lavoro, andrebbe contro quanto ha imparato all’università. Solo in un’occasione ha fatto un’eccezione: si tratta del giorno in cui si è vestita di bianco e il luccichio delle perle ha illuminato i suoi lunghi capelli neri, il giorno del suo matrimonio. Accanto a lei c’era Sergej, sovraintendente ai lavori e da poche ore suo marito, che le teneva un elmetto a pochi centimetri dalla testa.
Nel 2014 Sochi, località turistica sulla costa russa del Mar Nero, ospiterà i Giochi olimpici invernali. Ciò nonostante, per queste “Olimpiadi tra le palme” è stato necessario costruire tutto, dalle fognature alle strade, al trampolino di salto con gli sci. Per questo, migliaia di lavoratori, provenienti da tutta la Russia, si sono trasferiti al Sud. Nel solo cantiere dello stadio di hockey su ghiaccio, il secondo edificio in costruzione più grande di Sochi, hanno trovato lavoro 800 persone, tra cui Alija e Sergej. Non sono l’unica coppia che si è conosciuta sul sito di costruzione dello stadio olimpico, ma è la prima ad essersi sposata. Nel giorno del loro matrimonio, nell’ottobre del 2011, hanno deciso di fare ritorno al luogo in cui si erano conosciuti: dall’ufficio di stato civile, di corsa, allo stadio, dove hanno brindato con della limonata; sotto i loro piedi, al posto del tappeto rosso, un telo in plastica: romanticismo operaio.
Quando due anni e mezzo fa, Alija Bulavskaja era arrivata, dal freddo siberiano di Kogalym, nell’elegante località turistica sul Mar Nero; al posto dello stadio, c’era solo un fossato. Ora, vicino al mare, è spuntato, dal nulla come un fungo, uno stadio. A breve verranno ultimati gli ultimi lavori sul tetto. La velocità con cui cresce lo stadio, così come l’intera Sochi, è così sconvolgente che alcuni dei suoi abitanti hanno l’impressione che sia stata azionata una macchina del tempo. I vecchi taxisti si perdono nel caos di strade sterrate e case con i numeri civici cambiati. Assieme a loro, i camion formano code interminabili.
Lungo gli oltre 100 chilometri di viale, che percorre tutta la costa e unisce i vari quartieri di Sochi, regna un traffico assordante che procede a stento. All’inizio, Alija, fresca di università, era rimasta spaventata, poi si è ricordata di una massima del padre: “Gli occhi hanno paura, le mani lavorano”. La giovane voleva partecipare ai lavori per le Olimpiadi. In Russia sono in molti a nutrire grandi speranze nelle Olimpiadi d’inverno. La regione di Krasnodar, in cui si trova Sochi, se non forse anche tutta la Russia, sarà sottoposta a un’ingente opera di modernizzazione. All’inizio del 2012, la località ha ricevuto nuovamente la visita del Presidente Dmitri Medvedev, il quale ha elogiato le moderne infrastrutture che miglioreranno per sempre la qualità della vita di tutta la regione, respingendo le critiche secondo cui, una volta finite le Olimpiadi, i nuovi hotel rimarranno vuoti e le strutture sportive cadranno in disuso.
Il Presidente non ha parlato dei costi, i quali, infatti, crescono così in fretta che persino il quotidiano economico Vedomosti fa fatica a quantificarli. Secondo il giornale, il solo consorzio statale Gazprom aveva previsto per i suoi due principali investimenti un budget iniziale di 1.000 milioni di euro, cifra che è già salita a 2.500 milioni. Il costo della sicurezza è di 1.500 milioni di euro, il doppio rispetto ai Giochi di Vancouver del 2010. A questo va aggiunto che, secondo Vedomosti, Krasnodar è la seconda regione più corrotta della Russia e che nel 2011 l'area di Sochi ha registrato circa il 35 per cento in meno di turisti, probabilmente scoraggiati dai lavori colossali.Ciononostante, il Pil aumenta: nel 2011 del 5,4 per cento, una cifra che nella vicina regione di Rostov ha raggiunto il 6,3 per cento. Entrambe le regioni occupano i gradini più alti dell’intero Paese.
Il cantiere è stato la miglior cosa che potesse capitare ad Alija e Sergej. Alija, di 27 anni, è una ragazza gentile che arriva a malapena alle spalle di molti suoi colleghi. Per questo all’inizio ha dovuto guadagnarsi il rispetto di alcuni operai. Ma non è stato così con Sergej: sin dall’inizio, il giovane ha seguito le sue istruzioni alla lettera, ha portato sempre l’elmetto, dalla mattina alla sera, e si è assicurato che la sua squadra andasse a fumare nelle zone riservate ai fumatori. Un giorno, poi, ha lasciato ad Alija un biglietto: “Sarebbe bello se un giorno ci vedessimo dopo il lavoro”. Lei gli ha risposto: “Quando vuoi!”.
Da allora, il carico di lavoro non è diminuito. Sergej lavora sette giorni la settimana fino a tarda notte, giacché i lavori allo stadio di hockey su ghiaccio devono essere conclusi entro maggio 2012. La sua giovane sposa non si lamenta: “In fin dei conti, stiamo costruendo una città completamente nuova”.
Il “Sì, lo voglio” di Alija e Sergej e la loro la felicità coniugale sono iniziati in un cantiere vicino al mare. Presto Alija e Sergej lasceranno Sochi. Quando, nel febbraio del 2014, i primi sciatori scenderanno lungo le piste del Caucaso e nel nuovo stadio di hockey su ghiaccio si gareggerà per la medaglia d’oro, entrambi saranno impegnati a lavorare in un altro cantiere. Il loro capo dirige progetti in tutta la Russia: “Andremo a costruire dove ci manderanno”, commenta Alija Bulavskaja.
Diana Laarz lavora in Russia come giornalista indipendente ed è membro dell’agenzia Zeitenspiegel Reportagen
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email