Il Centro di riabilitazione di Mosca aiuta le persone affette da disabilità a condurre una vita normale grazie alla terapia della danza (Foto: Press Photo)
Con una diagnosi senza speranza, che è come una condanna senza appello, è difficile poter credere di avere altre chanche nella vita: dovrebbe proprio accadere un miracolo. Eppure chi svolge quotidianamente questa attività sa che cosa c’è dietro un simile miracolo. Sono ormai 10 anni che il Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie” lavora su casi respinti dai medici come incurabili. Ai disabili si insegna a danzare il tango e il cha cha cha; impresa già di per sé stessa straordinaria. Ma il fatto è che non si tratta di apprendere solo certi passi di danza, o almeno non solo di questo.
Guardando Tania Baikova, una ragazza elegante e slanciata, mentre esegue con naturalezza i passi di danza più complicati, si stenta a credere che per sette anni sia rimasta relegata in casa. All’età di 18 anni i medici le avevano diagnosticato una forma di diabete al terzo stadio e le avevano vietato ogni genere di attività fisica, pena il rischio di perdere l’uso delle gambe. Tania riusciva a malapena a trovare le forze per arrivare fino al policlinico.
Ma alcuni amici la convinsero a seguire un corso di ballo per disabili. “All’inizio ripetevo i movimenti per 10 minuti e mi riposavo per mezz’ora. Dopo le lezioni non riuscivo ad alzarmi dal letto per 2-3 giorni di fila”, rammenta Tania. Ma poi a poco a poco le pause sono diventate sempre più brevi finché Tania una volta non si è accorta di aver passeggiato per mezz’ora nel parco, senza stancarsi. Per una ragazza che aveva trascorso sette anni della propria vita rinchiusa tra le mura di casa non era semplicemente una vittoria, ma l’inizio di una nuova vita.
Oggi è lei stessa a tenere delle lezioni di danza al centro “Odukhotvorenie”, coadiuvata da uno dei coordinatori della sezione di ballo, e si esibisce nei concerti. Tania non è ancora guarita del tutto, ma la gravità della malattia sembra essere diminuita. I medici si limitano ad alzare le spalle: è un miracolo, dicono, non si può definire altrimenti. E per lei è un vero miracolo poter andare ospite nella dacia della sua amica e condurre uno stile di vita quasi normale.
A Leonid Tarasov, fondatore del Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie”, l’idea di occuparsi di danzaterapia per disabili è venuta quasi per caso. A un suo vecchio compagno di scuola era stata riconosciuta un’invalidità del 100 per cento per una malattia del sangue che l’aveva costretto a trascorrere molti mesi in ospedale. Leonid andava a trovarlo ogni volta che poteva. “Mi accorgevo di quanto fosse difficile la vita per lui, non tanto per la malattia, quanto per il suo sentirsi emarginato dal mondo esterno”, ricorda.
“Oggi una persona su dieci nel mondo è affetta da forme più o meno gravi di patologie, ma questo significa forse che deve rinunciare a una vita attiva? Ne discutevo spesso col mio amico, arrivando immancabilmente alla conclusione che l’atteggiamento della società verso queste persone doveva cambiare. Una volta mi disse: Ma per quando tempo ancora si continuerà a discuterne? È venuto il momento di fare qualcosa. E poiché allora mi occupavo di danza a livello professionale, mi venne l’idea di insegnare a ballare ai disabili”, racconta Leonid.
Oggi quando si parla di disabili, la grande maggioranza delle persone pensa a degli invalidi costretti su una carrozzina. A parlare dei disabili sono soprattutto i nostri amministratori che ci aggiornano sui progetti per l’abolizione delle barriere architettoniche, elencando il numero delle piattaforme realizzate e degli autobus dotati di speciali pedane per il sollevamento delle carrozzine. Ma le persone costrette su una carrozzina sono solo una parte dei disabili fisici. Dell’invalidità causata dal diabete si è già parlato, ma esiste anche il problema dei cardiopatici, di chi ha difficoltà deambulatorie o soffre di una forma di disagio psichico, come le persone affette, per esempio, dalla sindrome di Down, o da altre innumerevoli patologie invalidanti.
A differenza di chi è costretto a stare su una carrozzina, magari possono muoversi, ma il più delle volte si ritrovano imprigionate dentro le mura di casa, senza sapere dove andare. Non solo gli spazi senza barriere sono in numero insufficiente, ma mancano anche i luoghi dove queste persone possano essere ben accolte.
Si scoprì che le lezioni di ballo producevano un inaspettato effetto terapeutico sui disabili. In fondo era persino banale: gli si insegnava a muoversi a ritmo di musica, a seguire le battute, a danzare in coppia o in gruppo, ma i risultati ottenuti sul piano medico erano a dir poco miracolosi. Un bambino etichettato come “gravemente ritardato” e “incapace di apprendere”, che i genitori avevano paura di mandare da solo a scuola, e persino di lasciare solo in casa, all’improvviso, senza bisogno di aiuto esterno, prendeva da solo i mezzi, andava nei negozi a fare la spesa e riscaldava il cibo sul fuoco, senza farlo bruciare.
La danza è solo un pretesto per risvegliare negli individui la voglia di vivere, di andare avanti, a dispetto di tutto. “Arrivano da noi complessati e depressi, poi imparano come può essere bello muoversi e smettono di sentirsi a disagio e portano i loro amici. Ogni lezione rappresenta un passo in avanti, un nuovo progresso” racconta Tania Baikova. Di recente a un festival per ragazzi disabili il loro gruppo si è classificato ai primi quattro posti in classifica.
Del resto, al Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie” non ci si limita all’insegnamento della danza. Da alcuni anni ormai, dopo le vacanze di Capodanno e durante l’estate, il Centro ospita per una settimana decine di famiglie con bambini disabili in un convitto nei sobborghi di Mosca dove, oltre alle lezioni per i bambini, si organizzano corsi speciali per i loro papà e le loro mamme. “Il nostro obiettivo è quello di organizzare un collettivo di genitori”, dice Inna Tarasova, vice direttrice del Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie.
“Spesso le famiglie dove sono presenti bambini variamente disabili pretendono che tutto sia loro dovuto. Ma noi cerchiamo di spiegare che se non faranno loro stessi degli sforzi, la situazione non potrà che peggiorare. Certo, lo Stato può sostenerli con qualche aiuto materiale, ma nulla può sostituire la presenza di un amico o di qualcuno che ti comprende”. Un esempio per tutti: quando a un bambino disabile si ammala la mamma, per la famiglia è una vera catastrofe. Ma se accanto ci sono altre madri che possono fare la spesa, cucinare, riordinare la casa, non si resta abbandonati”.
Questo collettivo di genitori già esiste e ha come punto di riferimento il Centro “Odukhotvorenie”: nel circolo per le famiglie si insegna ai bambini a svolgere le funzioni quotidiane più elementari, come preparare da soli un panino o acquistare qualcosa da mangiare in un negozio.
Certo, simili centri non possono esistere senza sovvenzioni statali: tutte le lezioni si tengono gratis e la maggior parte dei collaboratori sono volontari. Già da qualche anno ormai il Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie” è finanziato da una fondazione benefica del Ministero della Sanità per l’aiuto ai bambini disagiati. Questi fondi hanno permesso di cucire i costumi da ballo e di finanziare i soggiorni presso il convitto. Ma il vero problema è che oggi il Centro non è in grado di accogliere tutti coloro che fanno richiesta. Arrivano da tutta Mosca per frequentare le lezioni e a volte anche dalla provincia.
Quello degli spazi è un tema dolente per organizzazioni no profit come il Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie”, che non sono in grado di competere con le ditte private nell’affitto degli immobili, ma che non possono neppure contare su locali di proprietà del comune, di solito già occupati. Il Centro ha avuto la fortuna che a Novogireevo si liberasse la sede del Centro di Scienze pedagogiche e metodologiche-didattiche il cui direttore si è rivelato essere un loro sostenitore. Tuttavia, il Centro non è comunque in grado di accogliere più di 50 persone: è questo attualmente il numero di coloro che frequentano il Centro di riabilitazione “Odukhotvorenie”.
Il mondo dell’imprenditoria potrebbe forse contribuire con dei finanziamenti, ma spesso preferisce astenersi. Come spiega Inna Tarasova, occorrerebbe un vero progetto che attirasse l’attenzione del Ministero della Sanità. E i ragazzi ci stanno lavorando: vorrebbero organizzare una sala da ballo municipale per giovani, frequentata sia dai normali studenti sia dagli allievi disabili del Centro. Non ho dubbi che ci riserverebbe grandi sorprese.
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