Il Museo Politecnico di Mosca (Foto Itar-Tass)
Nelle contropareti della biblioteca del Museo Politecnico di Mosca è stato scoperto un vero e proprio tesoro: un deposito segreto di vecchi libri e riviste. Quando, da chi, e soprattutto perché sia stato realizzato questo nascondiglio non è chiaro, ma si tratta di libri più unici che rari, che rappresentano una straordinaria ricchezza non solo dal punto di vista antiquario, ma anche per le conoscenze scientifiche che vi sono racchiuse.
La biblioteca si stava preparando a traslocare in un deposito temporaneo, perché l’edificio che l’ha ospitata per oltre cent’anni necessita ormai di una ristrutturazione. I dipendenti del museo avevano cominciato a radunare il grosso dei volumi con un certo anticipo, poiché imballare i libri richiede molto tempo. Per ora sono stati messi negli scatoloni solo 500 milioni di volumi, vale a dire un settimo dell’intero fondo bibliotecario.
“Questi locali per la loro planimetria non sono assolutamente adatti a ospitare una biblioteca, perciò la conservazione dei libri si è sviluppata in modo caotico. Quando occorreva dello spazio in più, si costruivano degli scaffali dove si poteva, con mezzi di fortuna”, spiega il vicedirettore della biblioteca del Politecnico, Svetlana Kukhtevich.
Per far posto agli scatoloni dei libri sono stati smontati gli scaffali vuoti e così, dietro a uno di essi, è stata scoperta una parete di compensato che suonava stranamente “vuota”. Racconta Svetlana Kukhtevich: “Abbiamo scostato il pannello di compensato e abbiamo visto che dietro c’erano dei libri. Abbiamo subito fatto a pezzi la parete e ai nostri occhi sono apparsi mucchi di libri, impilati fino al soffitto”.
Secondo le prime stime, in questa nicchia lunga solo due metri si troverebbero circa 30mila libri considerati ormai perduti. Il nascondiglio custodiva soprattutto volumi in lingua straniera (francese, tedesco, latino e greco), del periodo precedente la rivoluzione bolscevica. “Tutti gli scienziati e le persone colte nel XIX secolo conoscevano diverse lingue, pertanto non c’era bisogno di libri in russo”, commenta Svetlana Kukhtevich. Il libro più antico è una Descrizione delle pittoresche contrade occupate dalla Germania, del 1706. La maggior parte delle opere ritrovate fu pubblicata invece tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Uno dei libri più recenti è la Carta amministrativa dell’Urss, edita dall’Nkvd nel 1936.
La maggior parte dei libri del “deposito” segreto, come lo hanno battezzato i dipendenti della biblioteca, è arrivata al Politecnico da un fondo statale che custodiva tutte le collezioni private nazionalizzate dopo la rivoluzione. Dagli ex libris è possibile risalire agli altolocati proprietari originari di alcuni dei volumi: per esempio, su un catalogo completo di tutte le specie di uccelli in francese si trova il sigillo dei Mamontov, un’illustre famiglia di mercanti.
Spesso su questi libri si può vedere la scritta “eliminare il marchio”, e si intuisce che un ex libris è stato strappato. Nel periodo sovietico si tentava così di appropriarsi in senso letterale di tutte le raccolte private, di nazionalizzarle. È quasi un miracolo che il sigillo personale del ministro dell’Istruzione popolare dello zar Nicola I, il conte Semion Uvarov, si sia conservato su un volume con dei rilievi in oro, la Storia degli insetti, edizione francese del 1734.
Tra i libri in lingua russa merita particolare attenzione un volume intitolato Le forze produttive della Russia, che descrive le fabbriche dei vari settori dell’industria. “Leggendo questo libro si capisce che l’economia del nostro Paese era fiorente e che vi era un livello di progresso che forse non fu mai raggiunto da alcuni Paesi occidentali”, dice Olga Pleshkova, capo bibliotecaria dell’Istituto.
Un autentico spaccato della vita di un tempo è conservato nel manuale di storia del ginnasiale Sergej Chelnokov, datato 1906. Tra le pagine del libro vi sono alcuni foglietti con degli appunti a matita: si vede come il ragazzo dapprima annotava le lezioni o scriveva dei riassunti, e poi, quando si sentiva annoiato, disegnava e si esercitava a scrivere il nome del maresciallo Barclay de Tolly.
Dopo questo straordinario ritrovamento, nel seminterrato della biblioteca è stata scoperta un’altra parete di compensato. Senza pensarci troppo, i bibliotecari l’hanno rimossa e hanno trovato due nicchie, anch’esse stipate fino al soffitto di periodici stranieri del XIX secolo: riviste di storia della scienza e della tecnica, di arte e di architettura. “Adesso potremo non solo completare la nostra raccolta di periodici, ma anche sostituire le copie deteriorate di alcune riviste con quelle che abbiamo trovato nel nascondiglio”, sottolinea Svetlana Kukhtevich.
È di particolare valore, ad esempio, la raccolta quasi completa dei numeri della rivista “Engineering” usciti nei dieci anni successivi al 1884. Si tratta di una scoperta non solo per i bibliografi, ma anche per i ricercatori di storia della tecnica: la rivista concentra un vero patrimonio di conoscenze ingegneristiche. L’eccezionalità del ritrovamento è legata anche al fatto che i periodici stranieri di tecnologia in Russia venivano recapitati solo alla biblioteca del Politecnico.
Resta un mistero perché siano stati nascosti tutti questi libri e questi periodici di chimica, fisica, biologia, agraria, matematica, storia, astronomia e altre scienze, che dal punto di vista ideologico erano innocui.
Non vi è alcuna prova che le classi dirigenti o il potere sovietico avessero dato istruzioni di distruggere i libri. È possibile però che per paura di perdere queste preziose pubblicazioni i dipendenti del museo abbiano deciso di nasconderle. Racconta Svetlana Kukhtevich: “Intuivamo che da qualche parte nella biblioteca vi fosse un nascondiglio segreto con dei libri, ma non sapevamo dove si trovasse esattamente. La direttrice che mi ha preceduto ha lavorato qui per 30 anni e non ha trovato nulla”. I bibliotecari hanno individuato un altro punto dove potrebbe nascondersi un altro deposito segreto.
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