La colonna sonora dei pasti

A tavola i russi danno sfoggio delle loro qualità canore tra una portata e l'altra. E, con il cantante, si esprime su amore e guerra un popolo intero

La Russia è un Paese che ama cantare. Soprattutto durante le feste, a tavola, in buona compagnia. Ammettiamo pure che noi non iniziamo con la stessa facilità degli italiani, dobbiamo essere un po' spinti. Ma se chiederete a un vostro conoscente russo di cantare qualcosa a tavola, vi dirà sicuramente di sì. Anche se è stonato.

Che cosa canta l'anima russa? Come diceva Lev Tolstoj in Guerra e pace: "Lo zietto cantava come fa il popolo: con convinzione". La si può chiamare grandezza dell'anima russa, luminoso dolore del popolo; è probabilmente ciò che più conta nelle canzoni russe: quando c'è sia tristezza sia luce. È se è allegra, lo è fino alla fine! Già che ci siamo!

Ogni Paese, in cui il repertorio russo è già da tempo conosciuto, ha sviluppato le proprie preferenze. Così molti cantanti russi in tournée notano che in Cina viene sempre chiesto loro di eseguire "Kalinka". Questa canzone non è popolare, anche se lo sembra. Venne scritta alla fine del XIX secolo e ha un autore: Ivan Larionov. Nella canzone si racconta della bacca amara del viburno e di un uomo che chiede che una bella si innamori di lui.

In Italia invece adorano "Katjusha". La chiamano addirittura "Katarina" e "Fischia il vento". Questa canzone venne scritta negli anni prima della guerra da Matvej Blanter ed eseguita per la prima volta nel 1938. A proposito, i sistemi d'artiglieria che furono impiegati durante la Seconda Guerra Mondiale vennero chiamati in via non ufficiale proprio "Katjusha". Per alcuni c'è un collegamento diretto con la canzone, in cui si parla di una ragazza che aspetta il ritorno del suo amato dalla guerra. Oggi in Russia questo brano è spesso cantato dai tifosi alle partite di calcio.

In Spagna non di rado si possono sentire melodie familiari all'orecchio russo, come la canzone "Serate nei pressi di Mosca". Anche questa è una canzone sovietica. Venne scritta a quattro mani da Vasilij Solovev-Sedoj e Mikhail Matusovskij dopo la Seconda Guerra Mondiale. Racconta della natura russa della regione intorno a Mosca e dell'amore segreto di un uomo per una donna.

Una gran numero di altre melodie russe meriterebbero attenzione, soprattutto quelle più vecchie. Per esempio, le canzoni dei cosacchi; questo filone musicale appartiene alla cosiddetta cultura del lamento: si tratta di parabole, gemiti, pianti e lamenti di origine popolare. Per questo motivo hanno un impatto emotivo così forte. In queste canzoni sentirete di sicuro dei lamenti rituali come "Oj!, Ah!, Oh!".

Esse sono arrivate fino a noi dai soldati del fiume Kuban, i cosacchi. Narrano di combattimenti, del campo di battaglia in Russia, del distacco. Tra l'altro la tradizione sopravvive, dal momento che la cosidetta Armata cosacca di Kuban esiste ancora oggi. Una delle canzoni più luminose in quanto a bellezza è "Oh, non è sera", un brano del XVII secolo. Racconta di un sogno profetico di Stepan Razin, eroe nazionale russo, che avrebbe incontrato la morte in battaglia.

Si possono ricordare ancora decine di meravigliose canzoni russe. In definitiva, di cosa canta l'anima russa già da molti, moltissimi anni? Sempre delle stesse cose: dell'amore, dell'enigmatica natura russa. Della guerra. Ma la cosa più importante è ascoltare attentamente il cantante: poiché dalla sua bocca canta un popolo intero. 

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