Al risveglio

Reportage dall'Artico: a tu per tu con gli orsi polari, i più grandi predatori del pianeta, fotografati per voi da Russia Oggi


Foto: Alexei Bezrukov

La nevosa Isola di Wrangel è diventata il rifugio di molte specie animali e vegetali della regione artica. Qui, sotto uno strato di diversi metri di neve che li protegge dalle violente tormente e dal gelo feroce di dicembre, vengono alla luce i piccoli del più massiccio predatore del pianeta, l’orso polare: ciechi e indifesi, i piccoli alla nascita pesano solo 400 grammi.

Per tutta l’estate la vita degli orsi rimane nascosta allo sguardo dell’uomo grazie ai ghiacci inaccessibili del Mar Glaciale Artico. Gli orsi cacciano foche e trichechi, lasciandosi portare alla deriva sulla banchisa. Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate gli orsi si accoppiano tra i ghiacci. Durante questo periodo i maschi che cercano di conquistare una femmina possono rappresentare una grave minaccia per i suoi piccoli. Con l’avvicinarsi dell’inverno, gli orsi accumulano rapidamente grandi scorte di grasso. Satolli e soddisfatti, dormono a lungo sulla riva e fanno il bagno in mare; i piccoli, ma anche gli adulti, si divertono spesso a giocare insieme. Gli orsi polari sono sorprendentemente vivaci, giocosi e tolleranti gli uni verso gli altri.

L’isola di Wrangel è sede di una riserva naturale nota con il nome di Casa dell’Orso Polare, istituita 162 anni fa. L’isola non ha abitanti, a eccezione di coloro che lavorano nella riserva e nella stazione meteorologica polare per studiarne l’ecosistema; l’intera area della riserva è stata riconosciuta Patrimonio naturale dell’Umanità dall’Unesco.

Osservare un’orsa che esce dalla sua tana è un vero piacere. Dietro alla madre escono ruzzolando due orsetti dal pelo soffice. Dopo essere rimasta a lungo costretta in uno spazio angusto, l’orsa si stira e si rotola sulla neve, poi si sdraia al sole offrendo le mammelle ai suoi piccoli. Gli orsetti succhiano il latte e cominciano subito a giocare tra di loro; ogni tanto cercano di leccare il naso alla madre.  Mamma orsa li lascia fare, rispondendo pigramente con un movimento della zampa o del capo. A questo punto dell’anno gli orsetti pesano già circa 5 chili e sono ricoperti da una calda lanugine bianca.

A marzo gli orsi cominciano a uscire dalle tane e a far conoscere il mondo ai loro piccoli. L’entrata della tana, scavata nella neve a forma di uovo, è uno stretto corridoio che si può percorrere solo strisciando. Lo spazio nella tana basterebbe ad ospitare comodamente 4 o 5 uomini adulti.  Il pavimento, ricoperto di una crosta di ghiaccio, è tirato a lucido. Le pareti e il soffitto sono decorati dai numerosissimi graffi degli artigli e dai lucidi peli bianchi imprigionati nella neve. 

Gli orsi polari sono molto curiosi e si interessano a tutto ciò che per loro è nuovo e inconsueto; ma non sono affatto aggressivi. Probabilmente, il fatto di vivere a latitudini così settentrionali ha dato a questi animali una straordinaria tolleranza reciproca, e ha insegnato loro a preferire la fuga in caso di pericolo, per evitare qualsiasi problema.

“Su una delle sporgenze dell’isola stiamo osservando un piccolo branco di trichechi del Pacifico e una decina di orsi polari”, spiega Vladimir, che lavora nella riserva naturale. “Nelle ore di buio gli orsi prendono coraggio e si avvicinano al vecchio furgone arrugginito in cui viviamo noi. Ci svegliamo perché li sentiamo sbuffare, e picchiamo forte con dei bastoni contro la parete cercando di scoraggiarli, di fargli perdere interesse per il contenuto della nostra catapecchia”.

Quando l’inverno torna a coprire il mare di ghiaccio, gli orsi fanno ritorno nel loro regno, il Mar Glaciale Artico. Solo le femmine gravide rimangono sulla terraferma, in attesa che una coltre di neve ricopra i pendii delle montagne e che sotto lo scintillio dell’aurora boreale venga alla luce una nuova generazione di orsetti polari.

 

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