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Nonostante il freddo, la data del 4 febbraio non è stata scelta a caso: in questo stesso giorno nel 1990 a Mosca fu organizzato un grande corteo, i cui partecipanti manifestavano per abrogare l’articolo 6 della Costituzione in vigore durante l’Unione Sovietica, che prevedeva che "il partito comunista fosse l’unica forza trainante e legittimata della società sovietica". Il giorno dopo, il 5 febbraio 1990, durante la sessione plenaria del Comitato centrale del Partito Comunista, Mikhail Gorbaciov dichiarò la necessità di cambiare l’articolo 6. In tutto ciò il fisico Andrei Sakharov ha giocato un ruolo importante. Non a caso la precedente manifestazione, svoltasi a Mosca il 24 dicembre 2011, è stata organizzata proprio in corso Sakharov
Il 4 febbraio 2012 il termometro a Mosca segna 22 gradi sotto zero. Un gruppetto distribuisce alcune sciarpe bianche che prendono il posto del vecchio simbolo della protesta: le fasce dello stesso colore. Una parte dei dimostranti cerca di scaldarsi battendo i piedi. Altri si stringono vicino a un camion che porta il simbolo di Mikhail Prokhorov, uno dei candidati alla carica di Presidente. Lo stesso oligarca, senza scorta, sta al centro della folla, e invita il corteo a dirigersi verso piazza Oktjabrskaja, il luogo dove è stato fissato l’appuntamento.
La voce di Prokhorov si sente male, ma lui si vede abbastanza bene. Il suo berretto bianco indica alla gente la direzione da prendere. Stare fermi con questo freddo è quasi fisicamente impossibile. Per questo l’opposizione ha organizzato un corteo in movimento, la cui marcia è terminata in piazza Bolotnaja dopo una camminata di quaranta minuti.
La campagna elettorale per le presidenziali prende il via proprio nel giorno in cui l’intera Russia è stata scossa dalle proteste. La maggior parte dei raduni si è tenuta a Mosca. Nella capitale russa si sono concentrati infatti cortei organizzati da diverse forze politiche, sia quelle vicine al governo, sia quelle di opposizione. Serpentoni di protesta che non si sono fermati neanche davanti al freddo.
“Ci scusiamo per il disagio. Ma stiamo solamente cercando di cambiare il mondo”. “Tre mandati sono troppi”. “Cambio Putin con Khodorkovsky”. Ci sono striscioni di tutti i tipi. Così come gli orientamenti politici dei partecipanti sono fra i più diversi.
“Mi sembra che stia succedendo qualcosa di importante non solo nella storia della Russia, ma in tutto il mondo. Ho aspettato a lungo il momento in cui la gente si sarebbe svegliata e avrebbe capito che avrebbe potuto prendere parte alla vita politica”, dice uno dei partecipanti.
Sono quattro i meeting organizzati nello stesso momento nella capitale russa. Ad ogni corteo hanno preso parte esponenti del mondo politico, giornalisti, artisti e anche candidati alla carica di Presidente. Insomma, il numero di attivisti non è per niente diminuito. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno russo, i moscoviti in strada sono stati 175mila. Le manifestazioni più grandi hanno preso piede in piazza Bolotnaja e a Poklonnaya Gora.
La mappa dei meeting a Mosca
Infografica: Niyaz Karim
Il meeting organizzato a Poklonnaya Gora non è stato altro che una risposta alle manifestazioni dell’opposizione. E si è aperto con lo slogan: “Abbiamo qualcosa da perdere”. L’invito era quello di lottare contro il “movimento arancione” (in riferimento alle proteste di massa avvenute in Ucraina nel 2004 e che hanno portato a un cambio di governo nel Paese).
Durante la manifestazione a Poklonnaya Gora l’opposizione è stata accusata di “minare l’idea stessa di democrazia”. L’organizzazione di questo meeting è stata sostenuta direttamente dal primo ministro russo Vladimir Putin. Il dibattito relativo al meeting della Poklonnaya si è acceso su Twitter, e l’espressione “Alla Poklonnaya” è stata ri-twittata in 20mila messaggi all’ora.
Dopo le elezioni della Duma di Stato del 4 dicembre 2011, durante le quali il partito di governo Russia Unita ha ottenuto la maggioranza, in molte città russe sono stati organizzati meeting di protesta contro i risultati delle votazioni. I manifestanti sono scesi in strada per rivendicare elezioni oneste e l’annullamento del voto. Ma le autorità russe rassicurano sui risultati. Sulla base dei dati forniti dalla commissione centrale elettorale della Federazione Russa, il 90 per cento delle denunce di violazioni sarebbero state definite inesistenti. Secondo il rapporto della commissione, pubblicato il 3 febbraio 2012, sarebbero arrivati più di 1.500 messaggi con denunce di violazioni, ma solo l’11,5 per cento di questi dati sarebbe stato confermato
Secondo quanto riportato dalla polizia moscovita, gli organizzatori della manifestazione alla Poklonnaya saranno sicuramente multati visto che al raduno hanno partecipato più di 130mila persone, a fronte delle 15mila autorizzate. Diversa invece la situazione in corso Sakharov, dove si prevedeva la partecipazione di 30mila manifestanti, ma gli organizzatori non sono riusciti a radunarne nemmeno mille.
“Dopo 90 duri anni la società russa non è ancora pronta a scossoni così forti. Nel nostro Paese la democrazia non c’è mai stata. Ogni regime ha avuto un leader forte. E l’opposizione attuale non potrà cacciare Putin”, dichiara un manifestante in piazza Bolotnaja.
La gente in piazza Bolotnaja è così tanta che vedere ciò che accade sul palco è pressoché impossibile. Per questo motivo sono stati installati diversi maxischermi per seguire gli interventi, ognuno dei quali è durato non più di due minuti e si è concluso con l’esclamazione “Putin vattene!”.
“La gente è scesa in piazza per rivendicare elezioni oneste – dice lo scrittore Boris Akunin -. Quando in un Paese vige la democrazia, con l’aiuto di strumenti democratici e di elezioni pulite possiamo essere noi stessi a decidere quale forza politica eleggere”.
Le azioni di protesta hanno contagiato tutta la Russia, coinvolgendo Vladivostok, Jakutsk, Irkutsk, Ekaterinburg, Novosibirsk.
Alla fine, intorno alle 15 i manifestanti piano piano hanno iniziato a sfollare, cercando di scaldarsi con tazze di tè bollente e ballando sulle note della canzone “Aspettiamo un cambiamento” di Viktor Tsoy.
L’obiettivo principale del 4 febbraio era quello di aprire un dialogo con il potere. E la contromanifestazione a Poklonnaya Gora ha dimostrato che il potere vede nell’opposizione una minaccia reale. Nel frattempo si pensa già ai prossimi meeting di protesta, previsti per il 26 febbraio 2012, ovvero una settimana prima delle elezioni presidenziali del 4 marzo 2012.
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