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Foto: Temirkhanov/ Decca Sasha Gusov/V.Baranovsky/ ufficio stampa
Il ritorno in Italia, in contemporanea, di due delle
maggiori orchestre russe, l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo e
l’Orchestra Sinfonica del Teatro Mariinskij, è l’occasione per mettere a
confronto modi differenti di interpretare e divulgare una grande tradizione
musicale. Al di là della storia e del repertorio che condividono, è l’impronta
dei rispettivi direttori musicali a determinare l’attuale fisionomia delle due
orchestre, com’è naturale trattandosi di Yuri Temirkanov e Valerij Gergiev, ugualmente
carismatici, diversi per generazione e temperamento.
Direttore musicale e principale della Filarmonica di San Pietroburgo da quasi 25 anni, il settantacinquenne Yuri Temirkanov ha raccolto l’eredità storica dell’orchestra più antica di Russia, nata come complesso di corte e passata dai fasti imperiali alla potenza sovietica, depositaria delle composizioni di Shostakovich e per mezzo secolo della leggendaria direzione Mravinskij.
Il profilo della Filarmonica oggi coincide con l’immagine di Temirkanov: musicista finissimo, sobrio nella forma quanto intimamente appassionato, così russo e internazionale insieme, come rivela anche un’elegia del regista Sokurov. Schivo e riservato nella vita, Temirkanov si dona interamente alla sua orchestra quando sale sul podio con quel sorriso mite e inizia a dirigere senza bacchetta, in empatica corrispondenza con il pubblico.
In beneficenza a favore di Progetto Itaca (onlus per la riabilitazione e il reinserimento di chi soffre di disturbi mentali), il concerto del 29 gennaio 2012 al Teatro alla Scala di Milano accosta alla Suite n. 3 in sol magg. op. 55 di Tchaikovsky, l’Ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini e, con la pianista Elisso Virsaladze, il Concerto in la min. op. 54 di Schumann.
Con mano decisa e piglio estroso il cinquantottenne Valerij Gergiev, che per prestigio e potere si è guadagnato il soprannome di “zar”, regge da 15 anni le sorti dell’Orchestra Sinfonica del Teatro Mariinskij. Ma anche il teatro ex imperiale, di cui è direttore artistico e generale, gli deve la nuova visibilità internazionale grazie a programmi ambiziosi e imponenti tournée, nonché due nuove sale e l’imminente restauro dell’edificio storico.
Musicalmente le sue scelte, oltre a dare impulso alla tradizione russa, hanno ampliato il repertorio in prospettiva occidentale, non di rado con allestimenti coraggiosamente contemporanei.
Se il concerto del 2 febbraio 2012 al Teatro Comunale di Modena annovera il classico russo Romeo e Giulietta nella duplice interpretazione di Tchaikovsky e Prokofev accanto alla Sinfonia fantastica di Berlioz, al Teatro Regio di Torino dall’1 all’11 febbraio 2012 Gergiev è guest sul podio de L’angelo di fuoco di Prokofev, opera rara, dall’erotismo demoniaco. Da dirigere nel suo stile: a mani nude, quasi carnalmente, con tumultuosa passionalità.
Si scelga l’una o l’altra orchestra, Temirkanov o Gergiev, loro merito è restituirci i compositori russi nella loro luce più autentica, finalmente collocati ai vertici della grande musica di tutti i tempi.
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