Sulle orme degli avi decabristi

Foto: Museo Storico di Stato

Foto: Museo Storico di Stato

Un uomo d'affari svizzero di origine russa, Christopher Muraviov-Apostol, torna nella tenuta moscovita dei suoi antenati d'illustre casata, protagonisti della rivoluzione del 1825, per ristrutturarla e trasformarla in un museo

La storia di un uomo d’affari svizzero di origine russa, Christopher Muraviov-Apostol, che è riuscito a ottenere il diritto di affittare la tenuta moscovita dei suoi avi e di ristrutturare con i propri mezzi un edificio altrimenti destinato ad andare in rovina, è pressoché unica nella realtà russa contemporanea. 

In un’antica villa sulla via Staraja Basmannaja un uomo vestito con eleganza sceglie le maniglie per le porte delle stanze e, contemporaneamente, risolve le ultime questioni per la ristrutturazione della tenuta e rilascia un’intervista. Racconta che quando arrivò in Russia per la prima volta, a 31 anni, scoprì con sua grande sorpresa che tutti i russi conoscevano il suo cognome fin dalle scuole elementari. Christopher infatti discende da un’illustre famiglia aristocratica russa che diede al Paese non pochi personaggi eminenti.

La famiglia Muraviov-Apostol cadde in disgrazia dopo gli avvenimenti del 1825, passati agli annali della storia russa come l’insurrezione dei Decabristi. Tra gli organizzatori della rivolta, che mirava a limitare il potere monarchico e ad abolire la servitù della gleba in Russia, vi erano tre fratelli Muraviov-Apostol. L’insurrezione fu repressa, i suoi promotori vennero giustiziati o duramente puniti. Dopo la rivoluzione del 1917 i Muraviov-Apostol si trasferirono in Svizzera (passando per Cannes e approdando poi sulle sponde del lago di Ginevra, dove risiedono ancora oggi), e il padre di Christopher, che lavorava all’Onu, fu mandato in missione in Brasile, dove si sposò e generò degli eredi.       




Sembrava che il periodo russo della storia della famiglia fosse ormai concluso, ma nel 1991 i suoi discendenti furono invitati a Mosca per uno scambio culturale: i Muraviov-Apostol donarono al Fondo per la Cultura alcune reliquie e, in cambio, venne organizzato appositamente per loro un viaggio nei luoghi storici della loro casata.   

“Arrivai a Mosca con mio padre e mio zio. Quel che vidi mi fece un’enorme impressione. Compresi che le mie radici erano qui, che assomigliavo a questa gente”, ricorda Christopher. Durante il viaggio visitò per la prima volta la villa di famiglia a Mosca: l’edificio costituiva allora una filiale del Museo Storico Statale e versava in pessime condizioni. Il tetto dell’edificio era crollato e mancavano le risorse necessarie per un restauro. “Quando vidi in che stato si trovava la casa dei miei antenati, mi si spezzò il cuore. La pioggia filtrava all’interno attraverso i buchi nel tetto”. Un destino tutt’altro che invidiabile attendeva questa villa del XVIII secolo: diverse banche volevano prenderla in affitto, il che significava, secondo le leggi di quegli anni, che l’edificio sarebbe stato abbattuto con un pretesto qualsiasi per poi erigerne uno nuovo, una soluzione più rapida e meno dispendiosa della ristrutturazione. Christopher decise allora di ristrutturare la villa con le proprie forze.  

“Mi ci vollero diversi anni solo per ottenere la gestione dell’edificio. Fu un iter complesso, ma nel 1997 l’allora sindaco di Mosca Yuri Luzhkov firmò personalmente un contratto di affitto della durata di 25 anni, rinnovabile. In seguito la validità dell’accordo è stata prolungata di altri 24 anni. Qualche anno servì per elaborare il progetto di ristrutturazione globale, e nel 2002 ebbero inizio i lavori”.   

L’intervento, completato in meno di dieci anni, è stato definito dagli specialisti un esempio di restauro scientifico globale di un livello raro per la Russia contemporanea. La ricostruzione della villa è stata condotta da professionisti, utilizzando solo materiali storicamente attendibili. 

“Nel nostro restauro abbiamo cercato di conservare il più possibile lo spirito dell’edificio, la sua splendida acustica, attenendoci ai materiali e alle tecniche impiegate nella sua costruzione. Io ritengo che ciò che si può conservare non si debba cambiare. La nostra casa, pur essendo stata rinnovata al 60 per cento per motivi puramente tecnici, ha mantenuto la sua autenticità: persino le malte per costruire i muri sono state preparate secondo le antiche ricette”; l’attenzione meticolosa di Christopher stupisce anche i professionisti.  Ad esempio, i mattoni mancanti sono stati realizzati con una tecnica antica; la villa è stata ridipinta con la pittura “inglese” a base minerale, prodotta secondo la ricetta del XVIII secolo; nel cortile è riapparso il lastricato e si è riusciti persino a ripristinare le proporzioni della facciata interna, liberandola da uno strato di terra formatosi nel corso di due secoli.   

Christopher ammette di dovere molto all’assistenza devota di Tatjana Makeeva, docente di lingua francese presso l’Mgu, l’Università Statale di Mosca, che in questo progetto è diventata il suo braccio destro. Grazie alla mediazione di amici comuni, lui le ha chiesto di aiutarlo nella ricostruzione storica. “È stata una fortuna che Tatjana abbia acconsentito ad aiutarmi: senza di lei non sarei riuscito a far niente”, ammette. Tatjana ha persino seguito dei corsi di restauro per potersi intendere al meglio con gli specialisti.      

L’enorme lavoro volge ormai alla fine: la riapertura della villa, che si articola su tre piani, è prevista per marzo 2012 – nell’antica casa tornerà a fervere come un tempo la vita culturale. Per lo meno, questo è il sogno di Christopher: “Voglio che la casa sia viva, che ospiti mostre, concerti, incontri, proprio come un tempo. Di idee ne ho tante: rappresentare spettacoli per i bambini, ospitare degli artisti, etc. Dopo il primo anno di apertura qui verrà allestito anche un Museo dei Decabristi in cui verranno esposti oggetti e reliquie forniti anche da altri membri della famiglia. Uno degli obiettivi del mio progetto è quello di non far dimenticare ai russi la storia del proprio Paese e dei Decabristi. Secondo me furono uomini onesti mossi da un ideale ammirevole, dei veri eroi. Voglio che la gente si ricordi di loro. Se non ci penso io, chi lo farà?”.

Ed è proprio grazie a Christopher che il 14 dicembre di ogni anno, data in cui si commemora l’insurrezione sulla piazza Senatskaja, nella villa si raccolgono i discendenti di coloro che nel 1825 non ebbero timore di far sentire la propria voce contro la servitù della gleba. Radunare queste persone e farle sentire unite è un altro degli obiettivi che Christopher si è posto. Il progetto successivo sarà quello di completare il terzo piano ammezzato, riservato alla famiglia di Christopher: la moglie Coraline, svizzera, ma anche lei di origini russe, la figlia maggiore Tatjana e i due piccoli gemelli Dmitri e Aleksandr. “I miei bambini sono ancora piccoli, per ora non riusciamo a venire qui con la famiglia al completo. Anche se in passato vi abbiamo abitato a lungo. Non vedo l’ora che mia moglie possa arrivare e organizzare ogni cosa a suo gusto”.   

Muraviov-Apostol crede che la casa avrà una sua importanza anche nell’educazione dei figli. “Non solo spero che i miei bambini porteranno con orgoglio il cognome dei loro antenati, ma spero anche che parleranno nella loro lingua. La mia figlia maggiore sta studiando il russo e lo parla molto più correttamente di me. Io ho cominciato a studiarlo nel 1991, mio padre non mi aveva mai parlato in russo perché non credeva che saremmo mai tornati in patria. Mi vergogno di non sapere ancora parlare in russo come si deve. Ho una gran voglia di studiarlo, quello che mi manca è il tempo”.

Christopher confessa che la ristrutturazione della villa di famiglia, nella quale ha investito mezzi notevoli pur senza sperare di ottenere la proprietà dell’edificio, è stata il filo che lo ha legato alla Russia. “Sì, questo progetto può essere considerato una follia, ma per me ha una grande importanza. In Svizzera, probabilmente, pensano che io sia pazzo. Là sono tutti molto prudenti nelle questioni di denaro. Eppure, ne convenga, certi comprano una barca o una macchina costosa, che pure non sono acquisti convenienti dal punto di vista economico, ma sono fonte di piacere. Per me la villa dei miei avi simboleggia il vero ritorno a casa. Sono qui le mie radici, che credevo di aver perso per sempre”, spiega Christopher.  

L’attuale legislazione russa non incoraggia le iniziative come quella di Muraviov-Apostol: se il finanziere decidesse di riscattare l’edificio, questo andrebbe all’asta con un valore comprendente i diversi milioni di euro che egli vi ha investito. “Il fatto che io l’abbia ristrutturato non conta nulla. Se qualcuno offrisse anche un solo centesimo di più perderei tutto”, scuote il capo Christopher. È quanto meno illogico, e molti lo capiscono. Ne consegue che chi avrebbe la possibilità di ristrutturare in maniera professionale gli edifici storici oggi non ha alcuna motivazione a farlo. “Spero che venga elaborata una nuova legge. Per me non è fondamentale avere la piena proprietà piuttosto che, come in Gran Bretagna, un diritto di superficie per 99 anni. È un tema attuale, il mio caso non è l’unico”, spiega il finanziere.   

Alla domanda se desidera che i suoi eredi mantengano i legami con la Russia e ne diventino cittadini, Christopher risponde in maniera diretta: “Ci ho pensato: e perché no? Vivere qui si è rivelato molto più complicato di quanto pensassi. Eppure, la Russia è un Paese molto interessante, pieno di talenti, un Paese forte che ha davanti a sé molte possibilità”. E si ha tanta voglia di credere alle sue parole.

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