L'eco di asfalto umido e bassifondi. Mescolati con la patina luccicante e colorata delle discoteche e dei locali alla moda. Tutto percepibile sin dall'inizio. Poche note, pochi secondi. Giusto il tempo di osservare l'intreccio tra basso e batteria. La sezione ritmica delle Obe Dve è isolata, monolitica, predominante. Post Punk. New Wave anni '80. Musica con un alto grado di separazione interna. Da un lato il ritmo, il fluire della vita, un groove che incalza. Dall'altro la melodia, le parole, le voci. Piccole serie di note, la prospettiva della liberazione, una chiave per aprire e interpretare il presente. Per dare consistenza alla propria vita.
Le Obe Dve arrivano dagli Urali. Katia e Sasha provengono da Ekaterinburg. E la loro musica e le loro parole sono oggetti scintillanti. Che risaltano se messi in confronto con distese ghiacciate e temperature artiche. Libertà, amore. Temi universali che si trasformano nella concreta possibilità di spostare la propria esistenza su binari diversi. E che vengono declinati sotto forma di protesta costante nei confronti di ogni forma di puritanesimo e di mercificazione. Riot Grrrl dal profondo della Federazione. Basta scorrere le liriche di “Motociclisti”. Incontri furtivi, passione esplosiva, notti infinite e alcool a fiumi.
La genesi del gruppo è stata particolare. “All’inizio non avevamo nemmeno la chitarra ed eravamo assolutamente contrarie a questo strumento”, ha detto Katia. Ancora: “Non volevamo neppure far entrare nel gruppo il nostro chitarrista, Kolja. Lo abbiamo persino trattato male. Ma Kolja è stato in gamba: ha reso la musica assimilabile per il pubblico senza inchitarrirla”. E i video delle Obe Dve diventano mese dopo mese sempre più visualizzati dagli utenti di YouTube. Quasi 250mila visualizzazioni per il loro canale sulla piattaforma di condivisione video.
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