Fonte: Niyaz Karim
Un Pil che cresce al ritmo del 4 per cento, dietro alle sole Cina e India tra le grandi economie; la crescente disponibilità di riserve monetarie internazionali; l’irrobustirsi della classe media, che va a caccia di prodotti occidentali di qualità. Alle tre ragioni che hanno fin qui spiegato l’interesse crescente dell’Occidente verso il mercato russo, ora se ne aggiunge una quarta: il prossimo ingresso nel Wto (per il quale si attende solo la ratifica da parte della Duma di Stato, dopo gli accordi raggiunti con gli altri Paesi membri) promette di abbattere le barriere doganali, normative e di mercato che finora hanno frenato l’interscambio tra le due aree, lasciando così libere le relazioni commerciali di esprimere le proprie potenzialità.
Il tema è stato al centro del seminario “Esportazione in Russia: recenti sviluppi nella legislazione vigente”, organizzato il 19 gennaio 2012 dalla Camera di Commercio Italo Russa di Milano. Un incontro che ha visto le relazioni di diversi legali dello studio Orrick, impegnati a presentare le nuove opportunità create dalla convergenza tra Europa Occidentale e Federazione.
“L’ingresso della Russia nell’Organizzazione mondiale per il commercio costituisce un passaggio storico per le relazioni commerciali internazionali”, ha sottolineato Philipp Windemuth, partner dello studio. “Accettare le regole del Wto significa sottostare a una serie di principi relativi alla trasparenza del commercio e alla soluzione di eventuali controversie e questo favorisce gli investimenti internazionali, che si orientano verso le aree in cui la certezza del diritto non è in discussione”. A patto, ovviamente, che vi siano buone potenzialità di crescita.
Su quest’ultimo fronte, i numeri sciorinati nel corso del convegno appaiono incontrovertibili: la Federazione è l’undicesima economia del mondo grazie a un prodotto interno lordo che supera i 1.500 miliardi di dollari e che cresce intorno al 4 per cento, con un contributo dei privati nella creazione della ricchezza che incide per tre-quarti sul totale e riserve valutarie internazionali in crescita. “L’Italia -, ha sottolineato Guido Testa, partner dello studio, - è il quarto partner commerciale della Russia con un interscambio che nel 2011 si è attestato a 25 miliardi di euro, destinati a crescere quest’anno”.
“Questi indicatori costituiscono terreno fertile per le aziende italiane a caccia di alternative alla stagnazione del mercato interno”, ha aggiunto Windemuth, indicando le maggiori potenzialità di esportazioni per “macchinari, forniture e abbigliamento”. In sostanza, i settori tradizionali del Made in Italy, che stanno superando la crisi proprio grazie alla crescente domanda che arriva dai mercati internazionali, interessati ad acquisire know-how tecnologico utile all’innovazione e conquistati dal gusto italiano.
“A favore di un crescente interscambio tra le due aree gioca anche l’evoluzione della normativa russa sul fronte della libertà di concorrenza, che offre oggi un quadro ben definito di opportunità e limiti per gli investitori esteri presenti nella Federazione”, ha aggiunto Daria Medvedenko, associate di Orrick, ricordando che per creare un clima favorevole agli investimenti internazionali occorre non limitare artificialmente la competizione.
Un aspetto, quest’ultimo, che in passato ha creato non poche riserve tra le multinazionali interessate a investire nel Paese. Ora che il quadro legislativo è cambiato – tanto sul piano interno, quanto su quello internazionale – per la Russia si apre la sfida di portare la semplificazione e la trasparenza nel concreto delle azioni quotidiane. La prova da vincere più importante, hanno sottolineato i legali, per avvicinare davvero la Federazione agli standard occidentali.
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