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Il modo tradizionale di misurare la sofferenza in tempo di crisi è quello di esaminare l'indice della miseria: inflazione + tasso di disoccupazione. Ma se si vuole comprendere davvero la sofferenza che le persone stanno provando è necessario considerare l'indice della disperazione: inflazione + tasso di disoccupazione + povertà. Il risultato sconvolgente è che la disperazione in Occidente è oggi più alta che in Russia.
Nel mese di ottobre 2011, l’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti ha annunciato
che un americano su sette vive in povertà, il numero più alto da quando il
censimento è partito 53 anni fa. Due settimane più tardi, il Regno Unito ha
comunicato che, stando ai dati dell'Office for National Statistics, il numero
di persone senza lavoro ha raggiunto il livello più alto in 17 anni e che la
disoccupazione giovanile è ai massimi storici, a quota oltre 20 per cento. La Spagna
ha completato la serie di brutte notizie, annunciando che la disoccupazione nel
Paese è al 23 per cento. Inoltre, nonostante la bassa inflazione presente
in Occidente, l'indice della miseria è molto elevato.
Ma la disoccupazione unita all'inflazione da sola in realtà non basta per
comprendere interamente la situazione. Che importanza ha se il costo di un iPod
aumenta del 10 per cento in un anno se non si può più mettere il cibo sulla
tavola o riscaldare la propria casa?
L'indice della disperazione permette di effettuare un confronto diretto tra
l'Occidente e i mercati emergenti. La sorpresa è che gli Stati dell’Europa
centrale e orientale se la stanno cavando meglio di quanto non facciano le economie
sviluppate dell'Occidente.
E grazie ai bassi tassi di povertà e di disoccupazione nel mese di novembre 2011,
l'indice russo della disperazione, con un punteggio di 25,5, risulta inferiore
a quello degli Stati Uniti, che ha invece un livello di disperazione di 28.1.
Il punteggio della Russia mette in evidenza il processo di trasformazione che
il Paese ha vissuto dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991. La vita per
i cittadini della Federazione all'inizio degli anni Novanta era veramente dura.
Gli indici russi relativi alla miseria e alla disperazione erano a livelli
record, a causa dell’iper-inflazione, ma con il passare del tempo l'indice
della disperazione è sceso costantemente, fino agli anni 2000, quando si è
attestato sul livello corrente. È facile attribuire la colpa della disperazione
crescente alla crisi attuale, ma l’Ufficio del Censimento statunitense afferma
che i livelli di povertà negli Stati Uniti erano in aumento già prima che la crisi
avesse inizio. Mentre, secondo gli economisti, la maggior parte delle famiglie
americane era più povera nel 2000 rispetto al 1990.
Ci sono alcuni aspetti da considerare quando si confronta la povertà tra i diversi Paesi. Con una soglia di povertà di 11.139 dollari all'anno in America le persone meno abbienti vivono molto meglio della maggior parte dei russi, che guadagnano una media di 9.600 dollari all’anno. Tuttavia, secondo l’Ufficio del Censimento statunitense, la metà di coloro che vivono in una situazione di indigenza si trovano in uno stato di "povertà assoluta" con un reddito che rappresenta la metà di quello previsto dal tasso ufficiale di povertà, cosa che li rende poveri anche per gli standard russi.
L'esistenza
della povertà nel mondo "ricco" fa emergere le falle della democrazia
occidentale e sottolinea la necessità sempre più disperata di una profonda
riforma strutturale. Si è molto parlato del sorpasso dei mercati emergenti sull'Occidente,
ma, per la maggior parte delle persone, i Bric hanno già raggiunto questo
obiettivo. Se si è ricchi allora si vive meglio in America, ma se si è poveri allora
le possibilità di migliorare la propria vita sono adesso maggiori in Russia.
Ben Aris è direttore ed editore della rivista Business New Europe
L'articolo è stato ridotto e ripreso dal The Moscow Times
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