I russi della Costa Concordia

Il racconto dei turisti della Federazione sopravvissuti al naufragio della nave da crociera italiana, finita contro gli scogli dell'Isola del Giglio

L’intuizione femminile e le prove di evacuazione, che alcuni passeggeri della nave da crociera avevano svolto all’inizio del viaggio, unite al fatto che tutti i turisti russi a bordo erano svegli perché impegnati nei festeggiamenti del Vecchio Nuovo Anno, hanno fatto sì che questi riuscissero a mettersi in salvo più in fretta rispetto agli altri, sostiene Elena, crocierista della Federazione. La nave da crociera su cui viaggiava, la Costa Concordia, è naufragata nei pressi dell’Isola del Giglio, al largo delle coste della Toscana, la notte del 13 gennaio 2012.

Elena e i suoi tre compagni di viaggio, dopo l’affondamento della nave, hanno raggiunto la Francia, dove, la donna, che aveva organizzato il viaggio, aveva prenotato un albergo a Nizza. Il gruppetto aveva intenzione, al termine della crociera, di visitare la città e poi di fare ritorno in Russia domenica 15 gennaio 2012. Tuttavia, per riuscire a rifare i documenti persi nel naufragio e riposarsi, i russi hanno dovuto cambiare il biglietto e partire da Marsiglia il 16 gennaio 2012 con un volo di linea Air France, alle 15 (18 ora di Mosca).

 

"Era la nostra ultima notte sulla nave da crociera. Erano più o meno le 21.20 ed erano già iniziati i festeggiamenti del Vecchio Nuovo Anno. Stavamo ricevendo i primi sms di auguri, quando sono iniziate le prime scosse, seguite, subito dopo, da una forte sbandata. I bicchieri, i cristalli e le posate hanno iniziato a volare e cadere da tutte le parti”, racconta Elena, in viaggio con famiglia e amici.   

 

Altre voci di turisti russi che erano sulla Costa Concordia e che rimproverano i membri dell'equipaggio della nave di non aver mostrato un'adeguata preparazione nelle difficili fasi delle operazioni di evacuazione del gigante dei mari


Secondo la turista russa, il pavimento del ristorante si è riempito in breve tempo di frammenti e schegge. "I membri dell’equipaggio hanno subito dato l’ordine agli ospiti di scendere a piedi alla quarta coperta, ricordando loro le misure di sicurezza. Hanno bloccato immediatamente alcuni passeggeri che si erano precipitati verso gli ascensori”, osserva la turista russa.

Man mano che i passeggeri scendevano alle cabine, il rollio della nave aumentava. "Inizialmente il rollio era verso un fianco, ma non appena siamo arrivati alla cabina, il movimento è cessato e la nave ha iniziato a inclinarsi dall’altro lato e in modo piuttosto rapido, perché era difficile spostarsi per i corridoi e le scale”, continua Elena.

Secondo la donna, la corrente elettrica andava e veniva. Ai passeggeri veniva detto che era tutto sotto controllo, che vi erano dei problemi con il generatore e che era necessario rimanere nelle cabine. "Non c’era stata data indicazione di dirigerci verso le scialuppe, ma mia madre ha insistito. Allora ci siamo vestiti e siamo usciti in direzione della scialuppa che avevamo utilizzato durante le prove di evacuazione. Quando alla fine è suonato l’allarme, noi avevamo già indossato i giubbotti di salvataggio e ci eravamo disposti in fila per quattro, proprio come ci avevano insegnato. Forse è per questo che, a differenza degli altri passeggeri, ci siamo messi in salvo senza troppi problemi”, racconta Elena.

La turista russa ha notato come l’allarme sia stato lanciato dopo che la nave aveva già iniziato a inclinarsi pesantemente verso il lato opposto, quello destro. "Forse non hanno dato subito l’allarme perché volevano evitare scene di panico", sostiene Elena, sottolineando che non tutti i passeggeri, all’inizio della crociera, avevano svolto le prove di evacuazione.

"Le abbiamo fatte all’inizio del viaggio, una settimana fa. Quelli che sono saliti a Savona, come noi, vi hanno partecipato. Quelli, invece, che sono saliti dopo di noi, no. Per questo si sono lascati prendere dal panico, non sapendo forse come comportarsi”. Tuttavia, la turista russa si è dichiarata soddisfatta delle attività di soccorso dei membri dell’equipaggio nei punti d’evacuazione.

"Era la prima volta che mi trovavo in una situazione simile, ma loro, a mio avviso, si muovevano con una certa scioltezza e tranquillità, cercando di arginare il panico. C’è stato un momento critico, in cui non riuscendo ad allentare i bulloni con cui erano state fissate le scialuppe, il personale ha dovuto colpirli con dei martelli”, ricorda. 

Inoltre, nel corso dell’attesa per iniziare le fasi di evacuazione, il fianco sinistro dell’imbarcazione si era alzato di molto e risultava difficile calare le scialuppe in acqua. "Quando hanno cominciato a calarle, non erano già più sull’acqua, rischiavano invece di ricadere sulla nave stessa. Quindi i passeggeri sono stati fatti spostare e salire sulle scialuppe del lato opposto, che sono state poi calate in acqua”.

Elena e i suoi compagni di viaggio sono stati tra i primi a raggiungere la riva con le scialuppe. "La maggior parte dei passeggeri sono stati portati in salvo molto rapidamente. Quelli che, disorientati, non sono riusciti a raggiungere in tempo le scialuppe, sono stati trasportati a bordo di elicotteri. Le squadre di soccorso si sono fermate sul fianco e hanno caricato i passeggeri. Non ho visto se qualcuno è caduto in acqua, perché ero lontana e faceva buio. Ma tutti i soccorsi via terra e tutte le imbarcazioni hanno illuminato la nave e cercato di fare il possibile”, confessa Elena.

Una volta giunti a riva, è risultato che i turisti russi erano quelli che si erano preparati meglio all’incidente. "Siamo stati fortunati, da un lato, che tutto sia avvenuto mentre stavamo festeggiando il nostro Vecchio Nuovo Anno. Tutti i russi erano praticamente ancora svegli. Noi eravamo nel ristorante dell’undicesimo piano, gli altri nei ristoranti dei piani inferiori, o nei bar, a festeggiare la festività”, dichiara Elena.

Per questo, i russi, durante le operazioni di evacuazione, erano quelli più vestiti, rispetto agli altri. "Qualcuno è riuscito a mettersi la giacca e le scarpe. Non erano né scalzi né nudi. Inoltre le autorità e la popolazione locale ci ha aiutato molto. A chi era vestito leggero, sono state subito consegnate delle coperte e vestiti pesanti”, assicura la turista. 

A riva, Elena e i suoi compagni di viaggio hanno ritrovato praticamente tutti i connazionali che avevano incontrato nel corso delle escursioni. "Anche loro stavano bene. Dal mio punto di vista, a soffrire di più è stato il personale, tra cui alcune ragazze russe e un ragazzo che parlava russo. Erano rimasti feriti, ma almeno erano sopravvissuti”. 

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