Primavera kazaka?

Foto: Itar-Tass

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Manifestazioni e morti nella repubblica centroasiatica dove il 15 gennaio 2012 si tengono le elezioni parlamentari. Un esame per il presidente in carica Nursultan Nazarbayev

È una vigilia elettorale molto agitata in Kazakhstan, dove tra qualche giorno si terranno le elezioni parlamentari. La repubblica dell’Asia centrale è stata scossa negli ultimi mesi dalla crisi economica che non ha risparmiato anche questo Stato ricco di gas e petrolio. 

Le tensioni sociali sono cresciute proprio nel settore energetico, con scioperi e manifestazioni di protesta culminate qualche giorno prima di Natale con il massacro di Zhanaosen, cittadina nell’Ovest del Paese. Una quindicina di morti tra gli operai durante gli scontri con la polizia, che non ha esitato a usare le maniere forti in una situazione andata fuori controllo. Non è ancora chiaro cosa abbia innescato la scintilla, ma il fatto che ora la magistratura abbia aperto un’indagine contro le forze dell’ordine indica che qualche errore è stato fatto dall’alto.

Il presidente Nursultan Nazarbayev ha imposto nella cittadina a pochi chilometri dal Mar Caspio lo stato di emergenza e le prime teste hanno già iniziato a rotolare. Tagliate quelle dei manager del Fondo Samruk-Kazyna e dell’amministrazione locale di Zhanaosen. Ha dovuto lasciare il suo posto anche Timur Kulibayev, genero del capo di Stato e considerato uno dei suoi possibili successori.

Il Kazakhstan, Paese di 16 milioni di abitanti grande come mezza Europa da Lisbona a Varsavia, è stato sempre considerato l’anello più stabile della catena centroasiatica delle ex repubbliche sovietiche (più solido rispetto ai piccoli e deboli Tagikistan e Kirghizistan, meno a rischio degli più autoritari Turkmenistan e Uzbekistan), ma probabilmente dopo vent'anni di regno di Nazarbayev i sintomi di insofferenza iniziano a essere visibili anche qui, anche se sono di difficile interpretazione.

Fioriscono anche le le teorie complottistiche di coloro che vedono una macchinazione dell'Occidente che vuole destabilizzare il Paese e hanno trovato già il colpevole nell'ex premier britannico Tony Blair, da qualche mese consulente del presidente. Sulla stampa kazaka è apparsa una lettera aperta dell'opposizione che ha accusato Londra di voler ripetere in Kazakhstan il modello della primavera nordafricana. "È noto che Blair fosse un consigliere del sanguinario dittatore Muammar Gheddafi, che ha usato le armi contro i civili nel suo Paese per reprimere le rivolte. Lo scenario sanguinoso della Libia è stato ripetuto in Kazakhstan. In tempo di pace ora la leadership kazaka ha aperto il fuoco e sparato contro cittadini inermi: tali metodi sanguinosi sono stati utilizzati nel nostro Paese da quando è diventato consulente del presidente".

Ma c'è anche chi ritiene che sul vento della rivolta abbia soffiato proprio lo stesso capo di Stato, in vista dell'esame elettorale. In ogni caso la situazione ad Astana rimane d'allarme e l'appuntamento elettorale sarà un'ulteriore occasione per far salire la temperatura.

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