In bilico tra passato e futuro. Tra una tradizione ricca, complessa, fatta di tante radici musicali quante sono le regioni della Federazione. E la voglia di innovare, sperimentare, per raccontare con formule moderne le contraddizioni e la lacerazione della propria società. Tutto tenuto insieme in forme che mescolano stili e generi diversi tra loro. L’avanguardia musicale russa passa per i miscugli, gli accostamenti rischiosi, le decostruzioni stilistiche. E si tinge dei colori del post-rock.
Le band russe che hanno abbracciato lo stile di Mogwai, Sigur Ros e Explosion in the Sky sono numerose. Spazi dilatati, trame sonore cinematografiche, esplosioni soniche ripetute e prolungate. Tra i gruppi della Federazione, i Mooncake, sestetto formatosi nel 2006. I clichè del genere ci sono tutti. Lunghe e ascendenti fughe musicali, melodie semplici, struggenti e ripetute quasi all’infinito. L’effetto è garantito: una traduzione in note di ciò che significa vivere nella periferia moscovita, tra il peso della metropoli e le possibilità espressive offerte dall’arte.
Da ascoltare il loro album del 2008, “Lagrange Point”. E come nel celebre problema della meccanica classica, i suoni sono come sospesi nello spazio, eterei, quasi senza corpo. Con il violoncello che aggiunge spazi musicali inaspettati anche per i cultori del genere. Come in “Novorossiysk 1968”, quasi un controcanto alla celebre opera di Shostakovich dedicata alla città sul Mar Morto.
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