Il Natale russo ortodosso a Roma

Foto: Itar-Tass

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La celebrazione nella Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria a pochi passi dal Cupolone di San Pietro: dopo la funzione religiosa, il pranzo con carne stufata, golubzi e panettone

A Roma le decorazioni e gli addobbi di Natale iniziano a sparire dopo il 6 gennaio, il giorno dell'Epifania che coincide con l’arrivo dei Re Magi alla capanna della Natività di Betlemme; per oltre trecento milioni di ortodossi, il 6 gennaio coincide, invece, con la Vigilia di Natale e il 7 con il Natale, Rožestvo in russo. Ci sono, infatti, tredici giorni di differenza tra il Natale ortodosso e quello cattolico: a differenza della chiesa cattolica che segue il calendario gregoriano dal 1582, per la chiesa ortodossa è ancora in vigore quello giuliano come calendario liturgico.

I tanti fedeli ortodossi russi che sono a Roma hanno potuto festeggiare il Natale presso la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, a pochi passi da San Pietro. Una lieta celebrazione, come si conviene al miracolo della nascita di Gesù, sottolineata dai canti dedicati alla Natività, dalle tante candele votive e dall’immancabile fascino delle celebrazioni e delle chiese ortodosse nelle quali ogni gesto, ogni icona illuminata dalle sottili candele gialle, acquisisce un aspetto suggestivo che unisce bellezza e fede. 

Questo affascinante connubio deve meravigliare nessuno: la grande devozione dei fedeli ortodossi è ben nota, tanto che non sono bastati 50 anni di comunismo e di propaganda anti-religiosa per cancellare la fede ancestrale e profonda dei russi e quando nel 1991 il Natale è “ricomparso” ufficialmente in Russia, i fedeli erano lì, pronti a festeggiarlo, come del resto non avevano mai smesso di fare, seppur segretamente.

Quasi al termine della funzione il sacerdote ha letto il messaggio di auguri ai fedeli inviato da Sua Santità Kirill, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, e ha concluso la celebrazione con il suo personale messaggio di auguri e la benedizione solenne; prima di lasciare la chiesa, una fila composta ha reso omaggio alla croce con il tradizionale bacio, uno dei gesti più ripetuti nella spiritualità ortodossa.

Una nascita è sempre una festa, tanto più se si tratta di quella di Gesù, e così dopo la funzione tutti i fedeli sono stati invitati al pranzo di Natale negli spazi adiacenti alla chiesa, dove è stato offerto loro un pasto con i piatti e i prodotti alimentari tipici russi: formaggio, salumi, l’insalata Olivier, in Italia più nota come “insalata russa”, carne stufata e golubzi, gli involtini di verza ripieni di carne e riso; immancabile il classico tè accompagnato dal panettone (siamo pur sempre in Italia!) e il caffè. Durante il pranzo, il clero ha rinnovato gli auguri di Natale e i fedeli hanno intonato i canti tipici della tradizione natalizia ortodossa.

L’usanza di mangiare dopo la funzione non deve stupire: dopo le celebrazioni ortodosse, soprattutto se festive ed importanti, segue un momento conviviale, nel quale clero e fedeli si riuniscono e festeggiano insieme; nel caso del Natale, poi, è anche un gesto simbolico che interrompe il digiuno pre-natalizio durato quaranta giorni.

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