Foto: Ufficio Stampa
Se alla domanda “Che cosa hanno in comune Santa Claus, gli abeti e i regali?” avete risposto “Natale”, è alquanto probabile che non abbiate mai trascorso l’inverno in Russia. Se ci foste stati nel mese di dicembre, avreste scoperto che tutti i simboli del Natale (che qui sono chiamati rispettivamente Ded Moroz, elki e vodka) di fatto sono i simboli del Nuovo Anno. Avreste anche trovato un bel po’ di neve.
O no? Sembra proprio che qualche entità superiore si stia dedicando di questi tempi a un gioco planetario: è dicembre e qui a Mosca fa più caldo che a casa mia in Inghilterra. Di conseguenza non c’è neve e il mio umore non è affatto migliore per la sua assenza. Un dicembre senza neve in Inghilterra è sopportabile; in Russia rappresenta un sovvertimento smisurato di tutto ciò che conoscevo.
Per tirarmi su il morale, permettetemi di condividere con voi le mie esperienze di un inverno trascorso in Siberia e di una vigilia dell’Anno Nuovo trascorsa in Russia. Siete comodamente seduti accanto al caminetto acceso? Bene, allora posso iniziare.
Di questi tempi nel 2010 mi trovavo a Novosibirsk, nel gelido cuore della Siberia, a svariate migliaia di chilometri da Mosca e a una distanza ancora maggiore dalla mia terra natale. In serena conformità con le leggi abituali dell’universo c’era un sacco di neve. Ed era anche estremamente freddo: la temperatura era intorno ai 30 gradi Celsius sotto zero.
Vivevo a Novosibirsk soltanto da un paio di mesi e per certi aspetti mi trovavo in difficoltà per la lingua complessa e per una vaga nostalgia delle comodità che mi ero lasciato dietro in Inghilterra. Nonostante ciò, mi godevo appieno la nuova e magnifica esperienza di vivere in Siberia. A questo punto potreste chiedermi come sia possibile definire meravigliosa una simile temperatura: lasciate che vi spieghi alcune cose sulla Siberia.
Per buona parte del suo territorio il clima è moto secco: pertanto temperature al solo pensiero delle quali potrebbe rabbrividire chi è abituato a vivere in climi molto più umidi, sono di fatto del tutto tollerabili, con un abbigliamento appropriato, beninteso.
Oltretutto la Siberia è meravigliosa e unica al mondo. La prima volta che mi sono avventurato fuori città dopo un’intensa nevicata ho vissuto un’esperienza indimenticabile: la distesa di alberi ricoperti di neve si allungava oltre l’orizzonte. Nell’aria il gelo era quasi palpabile e malgrado il clima davvero rigido e inospitale – o forse proprio per questo – il panorama siberiano colpiva davvero moltissimo. Aveva qualcosa di religioso. Non fosse stato per il fatto che le lacrime si sarebbero congelate all’istante negli occhi, veniva quasi voglia di piangere.
Mi ero recato in Siberia nel tentativo di scoprire la “vera Russia”, non sempre facilmente raggiungibile al turista che a stento si allontana da Mosca o da San Pietroburgo. Così, un pomeriggio di dicembre, quando un’amica russa mi ha invitato a trascorrere il Capodanno con lei, ho colto al volo l’occasione. L’unica condizione che ha posto era di non chiedere niente sui programmi che lei aveva fatto.
Il giorno seguente è venuta a prendermi e mi ha portato il biglietto per la festa dell’Ultimo dell’Anno alla quale avremmo preso parte: dal disegno si intuiva quello che avrei dovuto aspettarmi. C’erano Ded Moroz, Snegurochka (una specie di “ragazza sexy delle nevi”) e un filobus.
Che cosa? Sì, avete capito bene, un filobus: un filobus russo assomiglia a un autobus e al pari della maggior parte dei prodotti di design sovietico non sembrava né grande né particolarmente invitante. A differenza invece della maggior parte dei prodotti sovietici è l’ideale per una festa, sia per le sue dimensioni, sia perché a chi è dentro a festeggiare l’aspetto poco attraente dell’esterno non interessa affatto.
L’Ultimo dell’Anno è arrivato. Prima della festa ci sarebbe stata la cena tradizionale di Capodanno, consistente in una molteplicità di strane eredità gastronomiche dell’era sovietica. Il primo piatto si chiama “Olivye” ed è un’insalata che rispettando appieno la grande tradizione delle insalate russe è del tutto priva - in modo veramente misterioso - di insalata. Segue lo Shampanskoe, uno champagne russo che ti stende, la cui mancanza di sapore è superata unicamente dalla sua capacità di farti sbronzare a livelli misurabili soltanto in gradi della scala Richter. Infine, cosa quanto mai incomprensibile, il tutto si chiude con una montagna di mandarini, un frutto che inesplicabilmente assume quasi uno status di sacralità durante il periodo delle feste russe.
Alle 21 siamo saliti a bordo del filobus russo per la festa. C’erano una ventina di persone in tutto e ogni gruppetto si è accomodato a un proprio tavolino. Sul retro erano stati approntati un buffet e l’impianto stereo, mentre davanti si era sistemato l’organizzatore nonché intrattenitore della serata. Una signora rotondetta di mezza età andava avanti e indietro lungo il filobus, riuscendo con il suo posteriore a rovesciare molti vassoi di Olivye. Ben presto il filobus si è messo in moto, barcollando, dando così il via ufficiale ai festeggiamenti.
Per tutta la serata si è bevuto parecchio, ma nessuno ha perso i sensi o le proprie energie neppure per un momento, rimpinzati a dovere come eravamo da quantità inverosimili di Olivye e di allegria. L’itinerario del filobus è stato scandito da varie fermate ed escursione, specialmente per il conto alla rovescia alla mezzanotte che abbiamo vissuto con centinaia di altre persone in un parco. A un certo punto, dopo mezzanotte, ha fatto un salto a trovarci Ded Moroz che ha coordinato un’insolita gara divisa in due manche del tutto scollegate tra loro. La prima prevedeva di lasciarsi scivolare all’indietro sul ghiaccio su un foglio di tela cerata e la seconda di recitare alcuni scioglilingua in russo. Io ho vinto il primo premio, forse per premiare il fatto che ero l’unico straniero ed ero riuscito a ripetere correttamente in modo piuttosto vago uno degli scioglilingua. Il premio consisteva in una torta gigantesca… a forma di filobus, naturalmente. Quando mi è stato chiesto di fare un discorso, ho tirato fuori qualche parola di ringraziamento per la cordialità e l’ospitalità di tutti.
Ed è stato proprio in quel preciso istante che, sopraffatto dall’emozione, ho compreso che cosa ci fosse di “autenticamente russo” in quella situazione, oltre alla totale estraneità della gente e del posto. Durante festività come l’Ultimo dell’Anno emerge un’atmosfera di comunione, alimentata da secoli di vita trascorsi nelle comunità contadine. Non lasciatevi fuorviare dagli scontrosi commessi nei quali potrete imbattervi in qualche caso: i russi sono tra i popoli più accoglienti e cordiali che abbiate mai conosciuto.
Pertanto, se mai vi dovesse capitare di trovarvi in Russia durante le feste, ricordate di pensare accuratamente a che cosa fare per Capodanno. A dispetto di eventuali ansie per le barriere linguistiche e culturali, una serata in compagnia dei russi a un’autentica festa di Capodanno lontano dai soliti bar anonimi e sterili, privi di quel tocco di cultura locale, diventerà per voi un’esperienza veramente indimenticabile e autenticamente russa.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email