Mosca di nuovo in piazza

Foto: Itar-Tass

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Migliaia di persone hanno sfilato nel cuore della capitale russa per manifestare contro i risultati delle elezioni parlamentari del 4 dicembre 2011

Si è conclusa in maniera piuttosto pacifica la seconda manifestazione che il 24 dicembre 2011 ha portato in strada, nel cuore di Mosca, migliaia di persone, accorse per protestare contro i risultati elettorali delle parlamentari del 4 dicembre 2011.

Difficile dire con esattezza quanta gente sia scesa in piazza. L'unica cosa sicura è che il flusso di persone accorse nella prospettiva Sakharov (un grande viale dedicato all'ex omonimo dissidente del regime sovietico, ndr) è stato di gran lunga superiore ad ogni aspettativa.

Il numero di forze di polizia che ha presidiato la zona è stato all’incirca lo stesso della precedente manifestazione in piazza Bolotnaja, con 40 autobus e un elicottero che sorvolava la zona. Secondo le forze dell'ordine sono scese in strada 29mila persone. Più di centomila secondo gli organizzatori. Il blogger Alexei Navalny ha invece parlato di 120mila presenze.

Manifestazioni più piccole si sono svolte anche in altre città della Federazione, come a Vladivostok dove duemila persone si sono riunite in strada nonostante il termometro segnasse i venti gradi sotto zero e la neve cadesse abbondantemente. I social network hanno inoltre registrato adesioni in altre 80 città della Russia.

Ad aprire la manifestazione è stato il blogger Alexei Navalny, molto attivo nella lotta alla corruzione, con un discorso che ha registrato commenti positivi. Navalny si è infatti rivolto alla popolazione chiedendo a milioni di persone di scendere nuovamente in piazza per un altro raduno di protesta, rivendicando poi nuove elezioni parlamentari. Ha inoltre invitato gli elettori a boicottare il prossimo appuntamento elettorale, previsto per il 4 marzo 2012, sconsigliando di votare per Putin.



“Sappiamo perfettamente cosa faremo – ha detto -. Scenderemo in piazza finchè non ci ridaranno ciò che ci spetta. E la prossima volta saremo molti di più: raduneremo un milione di persone per le strade di Mosca”, aggiungendo: “Non vogliamo spaventare nessuno. Ma prometto che il prossimo anno il leader cambierà, e il potere apparterrà a chi se lo merita. Il potere tornerà nelle mani dei cittadini”.

L’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin ha portato alla gente un messaggio simile, auspicando una svolta politica organizzata, senza però alcun tipo di “rivoluzione”.

“Ci sono un sacco di slogan ma poche azioni concrete – ha detto Kudrin -. Non si può parlare e basta. Bisogna iniziare a fare qualcosa. Bisogna creare una piattaforma di dialogo. Altrimenti scoppierà la rivoluzione. E che avremo perso un’opportunità per dare vita a una trasformazione pacifica”.

L’ex ministro delle Finanze ha poi aggiunto che il cammino di riforme ha bisogno di essere supportato da una nuova legge sulla registrazione dei partiti politici in previsione della campagna elettorale.

Anche l’oligarca russo Mikhail Prokhorov era presente alla manifestazione, ma non ha rivolto alcun discorso alla folla.

Al termine della manifestazione gli organizzatori hanno chiesto la liberazione delle persone fermate dalle forze dell'ordine, l'annullamento dei risultati elettorali, la registrazione di tutti i partiti di opposizione e nuove elezioni. Lo slogan urlato a gran voce da parte della folla è stato “Nessuna voce per Putin!”.

Parlando con la gente, era facile percepire l’entusiasmo che muoveva la manifestazione: “Sono venuto qui sulla scia del successo del meeting precedente”, ha detto un dimostrante. “Prima d’ora non mi ero mai interessato di politica”.

Un ipotetico ritorno alle urne è difficile da immaginare, ma il Presidente russo Dmitri Medvedev ha annunciato un fitto programma di riforme legate al sistema politico, oltre alla reintroduzione delle elezioni dei governatori regionali.

Mai fino ad ora era stato lanciato un messaggio così univoco, ed è difficile immaginare come il Cremlino possa ora ignorare tali richieste. Una cosa è certa: questa pressione non lascerà intatte le elezioni presidenziali di marzo 2012, per le quali Putin dovrà inscenare una campagna elettorale veramente dura.

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