(Foto: Itar-TASS)
Venti anni esatti: era il Natale del 1991, il Natale che anticipa il definitivo tramonto del Comunismo.
Sembra una data lontana, invece è ancora vivo il ricordo di quella fredda notte di festa così vicina alla caduta dell’Urss, alla rovina di un impero.
Da allora sono trascorsi vent’anni e la Russia di oggi si riscopre un Paese diverso, ben lontano da quel regno dal quale le ex Repubbliche, in quel Natale del 1991, stavano ormai inziando a sollevare la testa, rivendicando la propria indipendenza e avviandosi verso un nuovo domani.
Sarà l’inizio di una nuova era: Gorbaciov esce di scena, la Russia si avvia verso l’apertura dei mercati, da lì a poco si affaccerà sulla scena politica Putin, che dominerà per il periodo successivo.
Un cambio di rotta segnato da un semplice cambio di bandiera: la notte di Natale del 1991 sulla piazza del Cremlino il drappo con la falce e il martello viene rimpiazzato da un vessillo nuovo: il tricolore voluto da Pietro il Grande, che in una folata di vento, in quella fredda notte di Natale, si porta via i sogni di un Paese, e lasciando dietro di sé la rinascita di una nuova Nazione.
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