Dieci anni fa, esattamente nel mese di dicembre, ho pubblicato una relazione intitolata The World Needs Better Economic BRICs (giocando nel titolo sulla somiglianza dell'acronimo Bric con la parola inglese brick, mattone). In essa, utilizzavo per la prima volta il termine Bric per descrivere le possibili conseguenze di una rapida crescita economica, che avrebbero potuto mostrare, in futuro, Brasile, Russia, India e Cina.
È ormai chiaro che la crescita di questi quattro Paesi è stata persino più consistente rispetto a quella da me prevista. La sigla Bric è largamente conosciuta: è utilizzata sia in ambito commerciale che in quello culturale. Inoltre, i Paesi, menzionati nell’acronimo, si sono organizzati, in maniera autonoma, in un proprio gruppo politico. Il decimo anniversario di questa relazione si celebra in un periodo di serie preoccupazioni per le sorti dell’economia mondiale, in particolare per le economie più avanzate.
Sono ottimista e ritengo che, finché questi quattro giganti del mondo, economie emergenti (assieme a una serie di altri Paesi), continuano la loro crescita economica e incrementano la loro ricchezza, il loro benessere non solo continuerà a rafforzare il loro ruolo nel mondo, ma darà altresì alle economie in crisi l’opportunità di un futuro migliore. La crescita economica dei Bric apporta benefici tanto ai cittadini di questi Paesi quanto al resto dell’umanità. Inoltre, il costante sviluppo dell’aggregato dei Bric, in quest’ultimo decennio, ha dimostrato che stiamo finalmente ravvisando miglioramenti significativi nei processi di definizione di politiche globali e negli organismi che li sostengono. La mia relazione del 2001 offriva tre conclusioni principali.
Innanzitutto, ho dimostrato che, se Brasile, Russia, India e Cina continuano a crescere con gli stessi alti tassi di sviluppo che hanno dimostrato all’inizio, allora entro il 2010, essi assumeranno un ruolo ancor più rilevante nell'economia mondiale. Nel più ottimistico degli scenari da me esaminati, il contributo complessivo dei Bric al Pil mondiale potrebbe crescere dall'8% al 14%. In realtà, entro la fine del 2011, è più probabile che la loro quota si avvicini al 20%, e il loro Pil complessivo passi dai 3 ai 13 trilioni di dollari. Questo incremento rappresenta circa un terzo di tutta la crescita globale del Pil nominale degli ultimi 10 anni. In questo periodo di tempo, i Bric, con il loro tasso di crescita economica reale di circa l’8% l’anno, hanno spinto verso l’alto anche il tasso di crescita annuale dell’economia mondiale, pari al 3,5%, nonostante gli enormi problemi che quest’ultima ha sperimentato negli anni 2001-2002, nel 2008, e che, naturalmente, continua tuttora a soffrire.
Se non fosse stato per i Bric, il tasso di crescita dell’economia mondiale si sarebbe limitato all’1,6%, un valore deludente, che rappresenta il tasso medio di crescita del cosiddetto "mondo sviluppato". Spesso suggerisco alla gente di interpretare queste cifre nel seguente modo: l'incremento totale del Pil dei Bric, di 10 trilioni di dollari in dieci anni, è pari alla creazione di 6-7 nuove economie della Gran Bretagna (campione del 2001) o a una nuova economia degli Stati Uniti. Se guardiamo al futuro, nei prossimi dieci anni, è possibile che i quattro Paesi rallentino la loro crescita economica, ma la loro quota del Pil mondiale continuerà quasi sicuramente ad aumentare. In Cina vi sono i presupposti per una crescita a un tasso del 7-8% all'anno, anche considerando i molteplici problemi che il Paese si trova attualmente a dover affrontare. L'India potrebbe accelerare, e finalmente, raggiungere i ritmi di crescita che in passato contraddistinguevano la Cina, soprattutto se sarà in grado di applicare in modo coerente la passione ritrovata per le riforme. A riprova di ciò, Nuova Delhi ha adottato di recente una decisione che permette a imprese straniere di possedere quote di controllo di imprese indiane operanti nel settore del commercio al dettaglio. Nel giro di alcuni anni il PIL nominale complessivo dei Bric supererà il Pil di Stati Uniti ed Europa.
Considerando il potenziale di crescita di questi Paesi, la seconda parte della mia relazione del 2001, trattava la necessità di elaborare politiche globali che coinvolgessero attivamente i Bric. Nella vita reale, questi Paesi sono rimasti a lungo ai margini della scena politica, e ciò ha fatto sì che essi organizzassero in maniera indipendente un proprio incontro politico con cadenza annuale. In realtà, ci è voluta la crisi del 2008, affinché le economie sviluppate del mondo riconoscessero finalmente il ruolo di rilievo svolto dai Bric nell'attuale economia globale; la decisione di affidare al G20 un ruolo di primo piano nel processo di adozione di decisioni politiche globali, è stato solo un pretesto per coinvolgervi in esso l’insieme dei Bric. Nel 2001, inoltre, ho addotto delle argomentazioni affinché tutti i Paesi Bric fossero inclusi, accanto a Stati Uniti, Giappone e Eurozona, e forse anche a Canada e Regno Unito, in una nuova organizzazione di “Paesi G”, i G9 o i G7, a seconda che nel nuovo organismo rientrino o meno anche Regno Unito e Canada.
La terza idea della relazione del 2001 consisteva nel fatto che, dal momento che adesso Francia, Italia e Germania hanno una moneta comune, dovrebbero interrompere la loro adesione individuale agli organismi internazionali e al G7, così da rafforzare l’efficacia della direzione politica mondiale. Quale soluzione migliore si potrebbe trovare per dimostrare la propria dedizione all’Unione Economica Monetaria (Uem), se non questo coraggioso passo, che è un autentico atto di leadership? Negli ultimi anni (e nel passato recente) abbiamo visto come l’Uem non abbia dato prova di una leadership coraggiosa. Ci si può solo augurare che la portata della crisi, in corso in Europa, spinga i leader europei a passi audaci di questo tipo. Nel momento in cui sull’orizzonte mondiale compariranno le stelle dell’aggregato dei BRIC, questi ultimi offriranno maggiori opportunità agli abitanti degli altri Paesi del mondo, inclusa la possibilità di migliorare la qualità della vita e raggiungere un maggiore benessere. Affinché la crescita economica globale continui, nonostante i problemi affrontati da molte economie emergenti, abbiamo bisogno dell’energia dei Bric. Fortunatamente, ne hanno in gran quantità.
Autore dell’articolo:
Jim O’Neill, Presidente di Goldman Sachs Asset Management
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