Italians do it better?

Mosca vista dal basso di un'italiana. I post
Credit: Niyaz Karim

20 ottobre 2011

E’ inutile, il fascino dell’italiano, in quanto lingua e in quanto essere cittadino italico, è invincibile all’estero, Russia compresa. E mi sono davvero convinta che i russi amino l’Italia molto più di un italiano. Anche un giorno al supermercato, il commesso al bancone della frutta, incuriosito probabilmente dal mio fare disorientato (e le avventure al supermarket meritano certamente un post a parte), mi chiede: Ot Kudà?. “Italia”, rispondo e subito comincia a gridare ai colleghi negli altri corridoi che ero “italianka”.

Se sapesse cosa c’è poco da gridare… e, magari, da invidiare. Una sera, poi, alla fine di una cena in un sushi bar in zona Krylatskoe la cameriera rincorre all’uscita me e l’amica italiana che mi accompagnava per chiederci quale meravigliosa lingua terrena stessimo parlando… O ancora, sempre al supermarket il ragazzo che vuole aiutarmi alla cassa per pagare, mi parla in inglese e quando scopre che sono italiana inizia a cantarmi Toto Cutugno, l'intero repertorio...

D’altronde non ho scelto io di nascere in Italia, né ho reso io il nome del mio Paese grande nel mondo - sono meriti antichi che non appartengono, secondo me, a nessuno degli italiani di oggi, soprattutto a chi ne fa un vanto – e, tanto meno, ho scelto io di parlare italiano. E’ stato il caso a volerlo. Per questo ai miei vicini di casa dò lezioni di lingua italiana gratuitamente; ricambio così l’affetto che hanno per me e il mio Paese.


Foto: Ria Novosti


Potrei fare affari d'oro dando vita a una linea di moda tutta mia. Magari: Viva Eva! Sì, perché i russi amano a tal punto l'Italia e tutto ciò che è italiano che potrebbero comprare anche un abito firmato "Viva Eva". D'altronde vedo che qui girano marchi italiani talmente sconosciuti da noi, e talvolta con nomi storpiati, che mi viene davvero il dubbio che abbiano qualcosa a che fare con il nostro Made in Italy doc.

Sono tanti i russi, comunque, che studiano l'italiano all'Università Statale di Mosca dove l'idioma di Dante è prima lingua, come mi spiegava un docente. Sicuramente sono più numerosi degli italiani che studiano il russo negli atenei di casa nostra.

E per una forma di cortesia squisita, sono tanti i russi che provano a dirmi qualche parola in italiano quando sanno di che nazionalità sono, magari ripetono il nome di qualche ristorante, come “Mi piace”, per chiedermi il significato.

Effettivamente qui di parole italiane ne fanno un grande uso, o meglio, un abuso, soprattutto nel commercio e nella ristorazione. Così leggi “Felichita” al posto di “Felicità” su un pacco regalo. E invece delle orecchietti (scritto così sul menu in versione inglese) al ristorante italiano ti servono conchiglioni. Ma quello della cucina è un capitolo a parte.

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