Foto: Marina Boboshko
Centinaia di pezzi unici, rifiniti in oro e argento, realizzati a mano per intere giornate di lavoro. Il Museo centrale di Stato della storia contemporanea russa ha inaugurato la mostra “I secoli d’oro del merletto italiano”, un’esposizione di pezzi originali della collezione Caprai, che si inserisce nel ciclo di eventi organizzati in occasione dell’Anno di interscambio culturale tra Russia e Italia.
L’arte del merletto, nata a Venezia nel XV secolo, si è rapidamente diffusa in tutto il mondo, raggiungendo così la Russia, che alle spalle già vantava una celebre tradizione. E oggi è proprio la Russia a riscoprire questi capolavori, in mostra fino al 10 gennaio 2012.
Dei 24mila pezzi della collezione Caprai, provenienti da epoche e Paesi diversi, a Mosca ne sono stati esposti solo una piccola parte, che ha però saputo ben rappresentare la maestria delle opere realizzate.
“In mostra c'è anche un merletto veneziano, lungo sei metri, che è stato creato in 27 anni – ha raccontato il curatore dell’esposizione Walter Capezzali -, ciò significa che la dote della futura sposa veniva preparata ancora prima che la bambina nascesse”. Ma anche oggi, nonostante l’aiuto delle macchine, la lavorazione impiega parecchio tempo. Servono infatti quasi sei anni per realizzare un’opera così precisa.
Foto: Marina Boboshko
La moda del merletto inizialmente riguardava solo i polsini delle camice. Poi si è diffusa alle maniche, al colletto, fino a rivestire gli scialli e interi vestiti. Fiori e animali erano i ricami più diffusi. Ma visto il costo della lavorazione, è naturale che all’epoca solamente i ricchi potessero permettersi di vestire tali ricami.
“Secondo un detto napoletano, è meglio farsi rubare la carrozza con tutti i cavalli, piuttosto che il fazzoletto ricamato” ha scherzato Patrizio Staibano del gruppo Caprai. Grande entusiasmo anche da parte del pubblico: “L’abito da sposa è spettacolare – ha confessato Katia, una giovane visitatrice -. Mi è piaciuto moltissimo il delicato lavoro di merletti che ricopre il vestito”.
La mostra non si limita comunque all’esposizione di pizzi. Per oltre un mese i visitatori avranno infatti la possibilità di osservare gli strumenti e i macchinari necessari per la filatura e la tessitura degli abiti che hanno contribuito a rendere grande l’arte italiana in tutto il mondo.
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