Fonte: Niyaz Karim
Phobos Grunt cadrà sulla Terra a gennaio 2012: l’ha comunicato il capo dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, Vladimir Popovkin. Le probabilità di stabilire un collegamento con l’apparecchio stanno sfumando; anche i segnali registrati il 24 novembre 2011 dalla stazione di monitoraggio europea a Perth (Australia) non rendono gli esperti più ottimisti. Così ciò che più interessa ora è individuare in anticipo il punto in cui la sonda in avaria inizierà a tornare verso la Terra e le possibili conseguenze della caduta.
Marte, insomma, non si fa più vicino, per ora. La missione senza precedenti di Phobos Grunt resta imprigionata nell`atmosfera terrestre bassa e diventa detrito. Ora Phobos (che in greco significa “paura”) se la passa abbastanza bene: ad esempio, non ha problemi a mantenere in modo autonomo la sua orientazione solare. Solo che, purtroppo, non era stata prevista alcuna possibilità di collegamento con la sonda finchè si trova in orbita di parcheggio attorno alla Terra, e Phobos ormai non riuscirà a raggiungere l’orbita interplanetaria.
“Tutti i sistemi della sonda spaziale di per sé funzionano benissimo, è orientata verso il Sole. Per ora stiamo cercando di capire cosa possiamo fare per rimediare alla situazione che è venuta a crearsi”, ha detto Vladimir Popovkin. Tuttavia, tra qualche tempo, l’orbita inizierà ad abbassarsi e la sonda avrà solo due possibilità: o si provvede a una correzione dell’orbita, oppure entrerà negli strati più densi dell’atmosfera con conseguente caduta.
La prima possibilità, per come stanno le cose adesso, è irrealizabile: infatti è impossibile mettersi in comunicazione con la sonda. Di conseguenza è molto probabile che la seconda possibilità si riveli inevitabile. Purtroppo al momento attuale è assolutamente impossibile stabilire con precisione quando, e di conseguenza anche dove, inizierà a precipitare Phobos Grunt.
La valutazione approssimativa dell’epoca in cui potrebbe avvenire l’impatto fornita da Vladimir Popovkin (“continuerà a volare fino a gennaio incluso”), coincide con i calcoli dell’esperto canadese indipendente Ted Molchan. Non esistono per ora ipotesi più precise riguardo al momento dell’impatto, e con un simile margine di errore è impossibile dare indicazioni riguardo al luogo dove potenzialmente precipiterà la sonda.
“A ogni ora che passa i dati aumentano, quindi entro il tempo previsto per la caduta dovremmo sapere in modo abbastanza certo in quale zona avverrà l`impatto”, ha dichiarato a Ria Novosti un esperto di balistica che preferisce restare anonimo.
L’insieme di proiezioni delle traiettorie dell’apparecchio sulla superficie terrestre indica una fascia simmetrica rispetto all’equatore della larghezza di oltre 11 mila chilometri, che cinge il pianeta. Da qualche parte all’interno di questo corridoio si trova il punto in cui si concluderà la breve storia della sonda in avaria.
“Si tratta di metà dell’America settentrionale e meridionale, tutta l’Australia, tutta l’Africa e metà del Continente Euroasiatico”, ha precisato il redattore e osservatore della rivista Novosti Kosmonavtiki Igor Lisov.
E’ difficile inoltre prevedere come si comporterà una sonda col pieno di propellente uscendo dall’orbita in modo incontrollato. I timori maggiori sono legati proprio all’idrazina (più precisamente la 1,1 dimetilidrazina), il carburante per razzi che, oltre a essere un potente veleno, può anche provocare mutazioni genetiche.
Tutto ciò che sappiamo ad oggi sembra indicare che la maggior parte del contenuto pericoloso brucerà insieme alla quasi totalità della struttura metallica della sonda o si disperderà negli strati più alti dell’atmosfera. “Ci sono 7,5 tonnellate di carburante. E’ contenuto in serbatoi di alluminio e non abbiamo dubbi che esploderà al momento dell’ingresso negli strati più densi dell’atmosfera. E’ alquanto improbabile che frammenti della sonda raggiungano la Terra”, ha aggiunto Vladimir Popovkin.
L’astronautica terrestre ha una grande esperienza negativa in fatto di perdita di apparecchi con contenuti ben più pericolosi dell’idrazina della Phobos Grunt. Ad esempio, sostanze altamente radioattive. Negli anni ’70 l’Urss iniziò ad utilizzare in modo intensivo dei satelliti ad orbita bassa per le attività di spionaggio dei segnali radio, che richiedevano una notevole potenza per l’alimentazione dei sistemi radar di bordo. Il problema venne risolto con l’installazione sui satelliti di reattori nucleari di piccole dimensioni.
Con questo tipo di apparecchi (tipo l’Us-A conosciuto anche come Rorsat) venne costruita, ad esempio, la componente orbitale per il sistema spaziale di spionaggio e puntamento del bersaglio “Legenda”, che dava ai sommergibili russi la possibilità di colpire con siluri antinave i gruppi da battaglia delle portaerei americane anche da una grande distanza (400-700 chilometri).
Una volta esaurite le risorse, tali apparecchi non venivano abbandonati interi nell’atmosfera: veniva sganciato il modulo dei reattori che in seguito veniva portato fino alle cosiddette “orbite cimitero”, dove girano ancora oggi, lasciate all’arbitrio dei posteri.
Tuttavia, in situazioni anomale il satellite poteva precipitare nell’atmosfera insieme al reattore con tutto il suo contenuto nucleare. La caduta più clamorosa avvenne nel 1978 quando lo Sputnik chiamato “Kosmos-954” andò in pezzi proprio sopra al Canada settentrionale, costellando ampiamente di piccoli frammenti radioattivi una lunga fascia di territorio scarsamente popolato a nord-est del Grande Lago degli Schiavi.
Dopo una lunga fase di polemiche, il governo sovietico pagò ai canadesi diversi milioni di dollari di risarcimento (le varie fonti sono in disaccordo sulla somma esatta) per danni ambientali.
Un altro esempio: gli americani hanno deciso di non tentare neanche la ricerca di un generatore di energia a radioisotopi con plutonio, lanciato insieme a un modulo lunare prima dell’atterraggio d’emergenza dell’Apollo 13. E’ affondato da qualche parte nell’Oceano Pacifico e fine della storia. Sono molti anche i casi di messa in orbita di Sputnik in avaria con contenuti decisamente inquinanti. Il predecessore di Phobos, Mars-96 ne è un altro esempio: anche lui aveva generatori a radioisotopi di plutonio.
La caduta di Phobos, in un simile contesto, è un evento di sicuro spiacevole, ma, per le sue possibili conseguenze, non certo catastrofico.
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