Il progetto dello studio Diamond & Schmitt Architects
Oltre a riscuotere un indiscusso successo, il teatro Marinskij di San Pietroburgo, progettato dal veneziano naturalizzato russo Alberto Cavos nella seconda metà dell`Ottocento, deve anche fare i conti con difficoltà legate all’interminabile costruzione del secondo palcoscenico e alla necessità di ristrutturare il vecchio edificio. Sullo sfondo della recente inaugurazione del Teatro Bolshoj, questi problemi destano particolare amarezza. Il principale concorrente ha posto fine alla questione superficie, mentre il Mariinka, com`è soprannominato il teatro, sta tentando di risolvere questo grande problema ormai da 10 anni.
La decisione di costruire il nuovo palcoscenico fu adottata a livello federale nell’estate del 2002. Per elaborare il progetto fu coinvolto Eric Moss, medaglia d’oro dell’Associazione degli architetti americani. Purtroppo, né i clienti né il pubblico erano pronti al suo stravagante progetto. Su richiesta dell’amministrazione del teatro, il nuovo ed il vecchio edificio dovevano essere collegati da una struttura a ponte che avrebbe attraversato il canale Krjukov e che sarebbe stata preposta al cambio di scena. Moss venne incolpato di avere posizionato il vecchio ed il nuovo palcoscenico ad altezze diverse, il che rendeva impossibile un cambio veloce di scena. Tuttavia lo stesso architetto riteneva che proprio grazie all’applicazione di tale principio il teatro così progettato potesse “attraversare” il quartiere. La forma irregolare dava l’idea che la città schiacciasse il teatro, sembrava che il quartiere lo appiattisse. Moss non fu nemmeno disposto ad accettare le accuse secondo le quali il suo progetto non riprendeva i canoni dell’architettura russa. "Il legame con l’avanguardia russa e con il costruttivismo russo in architettura è un momento centrale del nostro lavoro”, queste le sue parole. Inoltre, il teatro “è sempre un evento in città, è sempre l’anima dello sperimentare, è sempre qualcosa di eccezionale”. Il progetto non è stato apprezzato in Russia, non è stato apprezzato alla Biennale di Venezia, dove fu oggetto di accesi dibattiti, ma ha contribuito anche alla notorietà del suo creatore.
Il progetto di Eric Moss
Dopo l’insuccesso di Eric Moss si decise di indire un concorso internazionale. Nell’estate del 2003 con una cerimonia ufficiale fu proclamato il vincitore. Si trattava di Dominique Perrault, che aveva proposto di ricoprire l’edificio con una cupola futuristica dorata. In seguito alla demolizione di parti dello storico quartiere, compresi l’edificio del mercato Litovskij del XVIII secolo e il Palazzo della Cultura del Primo Piano Quinquennale dell’epoca staliniana, cominciarono a fervere i lavori di costruzione. Cominciarono sì, ma di certo non andarono a buon fine. Più si procedeva, più venivano a galla i difetti che hanno impedito che l’idea di Perrault divenisse realtà. Al posto della cupola dorata si cominciò a parlare sempre più di uno scavo di fondazione color oro posizionato sotto il secondo palcoscenico, che ha fatto fuori un sacco di soldi senza chissà quali grandi risultati. Cinque anni fa hanno definitivamente reso noto che il progetto dell’architetto francese non è compatibile con la normativa edilizia russa. Tuttavia, molti sono inclini a pensare che tale incompatibilità sia puramente di carattere burocratico.
Comunque sia, al progetto di Perrault hanno rinunciato ed hanno indetto una gara d’appalto per un nuovo progetto. Per coloro che non conoscono la differenza tra gara d’appalto e concorso, forniamo una breve spiegazione: ad un concorso si valuta il progetto in sé, e a volte gli architetti vengono persino pagati per progetti di concorso. Ad una gara d’appalto si considera l’insieme dei diversi indicatori finanziari dei candidati e i candidati devono pagare per poter essere valutati.
Il progetto di Dominic Perrault
L’appalto è stato vinto dalla sconosciuta “Kb ViPS", alla quale in passato fu assegnato un progetto per le fondazioni del teatro. Dal momento che la Kb ViPS non è un’impresa di costruzioni, alla gara si è presentata unitamente allo studio di architettura canadese Diamond & Schmitt Architects. Realizzazioni architettoniche particolarmente degne di nota con la loro firma non ce ne sono, ma c’è un edificio del teatro dell’opera che risponde ai criteri di qualità dal punto di vista dell’acustica: si tratta del centro 4 Seasons di Toronto. Ed è proprio grazie a questo che sono piaciuti al direttore del Mariinka, Valerij Gergiev. Se il progetto di Moss ricordava dei “sacchi della spazzatura” e la variante di Perrault era chiamata “foglio accartocciato”, alla proposta dei canadesi è stato dato un nome un po’ meno figurato: “supermercato”.
Va detto che l’insuccesso del Mariinka-2 non può essere ricondotto al solo fattore estetico. I finanziamenti per la costruzione sono messi a disposizione dal budget federale. Negli anni di lavori il costo delle opere di costruzione è salito da 9 a 19,1 miliardi di rubli. Se con gli stessi soldi si fosse costruito un edificio su progetto di un noto architetto, ci sarebbero state maggiori possibilità di ammortizzare le spese attraverso i turisti. Quindi in realtà le uscite superano di molto gli 11 miliardi. Tuttavia, indietro non si può tornare.
La promessa è di ultimare il nuovo edificio entro l’autunno del 2012. Occorre guardare al lato positivo: prima di tutto si riesce a prospettare la fine dei lavori e il teatro Marinskij avrà un secondo palcoscenico, anche se magari non tanto bello quanto avrebbe potuto essere. In secondo luogo, come anche nel caso dell’opera di Toronto, i canadesi sono stati estremamente attenti alle caratteristiche acustiche della sala. In ultimo, sul nuovo palcoscenico non ci saranno problemi legati all’allestimento della scena per gli spettacoli complessi e che prevedono l’utilizzo di alte tecnologie (nel vecchio edificio, per preparare tali spettacoli, al teatro toccava restare chiuso alcuni giorni).
Non appena sarà inaugurato il nuovo palcoscenico, il teatro dovrà affrontare una prova difficile: il restauro dell’edificio vecchio. Non resta che augurargli più fortuna di quella capitata al nuovo palcoscenico.
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