La critica politica si fa musica

L’idolo russo del rock Yuri Shevciuk (Fonte: Itar-Tass)

L’idolo russo del rock Yuri Shevciuk (Fonte: Itar-Tass)

Spopolano on line canzoni di satira realizzate da gruppi rock e pop che puntano il dito contro la corruzione del potere. Una tendenza in aumento, soprattutto in pieno clima elettorale, che non trova posto però oltre i confini di Internet

Una diagnosi della società e una critica al potere, in chiave musicale. Grandi gruppi rock e giovani cantanti hip hop, ma anche rapper e artisti individuali stanno reagendo con ironia e azzardo alla corruzione dei poliziotti e dei dipendenti pubblici, ai giochi di potere, alle leccate di piedi dei funzionari, alla falsità di alte personalità, agli oligarchi, ai movimenti nazionalistici, alla rassegnazione e all’inerzia del popolo. E in pieno clima elettorale, questa creatività si sta facendo ancora più accesa (il 4 dicembre 2011 in Russia si svolgeranno le elezioni parlamentari, ndr).

La reazione più accesa in vista delle elezioni è forse il pezzo di Andrei Makarevich. Un anno fa il noto volto del rock russo scrisse una canzone sulla città di “Holuevo”, nome di fantasia che ha origine dalla parola “lacchè”, “servitore”, “leccapiedi”. Qui attendono con trepidazione e impazienza l’arrivo di Vladimir Putin: “L’erba colorata di verde e il cielo di un sereno azzurro”. Ma Putin a Holuevo non è mai arrivato. Ci hanno provato invano. Termina così la canzone diventata, a ottobre 2011, una hit in Rete, soprattutto dopo l’annuncio del “cambio di poltrona” nel tandem esecutivo.

“Non mi piace molto quello che accade oggi. Ci hanno già detto chi sarà il nostro Presidente. Il problema non è Putin, il problema è che si ha l’impressione che ci privino del diritto di scelta”, ha dichiarato Andrei Makarevich. Egli ritiene che la canzone non riguardi affatto Putin, bensì “l’atteggiamento servile nei confronti dei superiori, che si riscontra nel nostro Paese”.

Un simile precedente fervore si era osservato nella musica russa all’alba della perestrojka, a metà degli anni Ottanta. Ma allora artisti rock e cantautori si esprimevano in modo più metaforico, più figurato rispetto ad ora.

Indubbiamente non bisogna dimenticare Vladimir Vysotski e Aleksandr Galich, poeti che, in modo chiaro e con spietata ironia, inserivano in molte canzoni diagnosi della società e del potere. Ma loro, dopotutto, ponevano l’accento sui fatti in generale, facendo riferimento raramente a nomi e personalità. “Quante volte abbiamo taciuto per varie ragioni, ma non eravamo contrari, bensì, ovviamente, a favore”, scriveva Galich.

Oggi nella maggior parte delle canzoni satiriche popolari viene dato un chiaro volto a persone e a determinati avvenimenti. L’enfasi viene posta non facendo ricorso ad uno stile artistico dai molteplici significati, ma indicando chiaramente di chi e cosa si parla e il pensiero dell’autore a riguardo. La canzone del popolare rapper Ivan Alekseev, dedicata al tragico incidente sul viale Leninskij a Mosca, che coinvolse l’auto del vice presidente della compagnia petrolifera Lukoil, esordisce con una frase dove lui si presenta: “Mi presento, mi chiamo Anatoli Barkov”. E più avanti nel monologo di questo “eroe” si legge fra le righe il credo della vita dei signori russi attuali: “Sono un personaggio di un altro livello, un essere di provenienza superiore, non conosco altro modo di risolvere i problemi se non con le bustarelle”.

Il discorso con riferimento a persone è sempre più concreto. Non contiene aspetti poetici altisonanti, ma è sufficientemente convincente. Per una satira che colpisca, questo è un fattore determinante.

Un’altra hit della Rete delle ultime settimane racconta di come i pazienti nelle cliniche psichiatriche “votano per Putin”. Sta nell’ascoltatore e nello spettatore unirsi alla critica o meno. Per il momento la popolarità di questi pezzi si misura principalmente con l’indice d’ascolto in Rete e le cifre continuano a salire. Ma è solo in Rete che si possono ascoltare: queste canzoni infatti non hanno mai superato i confini di Internet.

L’autore è un critico musicale del quotidiano “Izvestija”

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