Uno scudo spaziale russo-americano

Foto: AP

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Vicine all`accordo le due potenze da sempre impegnate in un lungo braccio di ferro sul tema della difesa anti-missilistica

Russia e Stati Uniti hanno finalmente una nuova possibilità di trovare un accordo sullo scudo antimissile. Mosca ha infatti proposto a Washington di lavorare insieme per creare un unico scudo per difendere il pianeta dall'impatto con eventuali asteroidi. Sembrerebbe che la recente, insolita iniziativa del rappresentante speciale della Russia presso la Nato, Dmitri Rogozin, di legare il progetto per lo scudo spaziale alla questione della difesa del pianeta dagli asteroidi, possa rappresentare  quella piccola spinta necessaria a entrambi i Paesi per spezzare il circolo vizioso in cui sono venuti a trovarsi.

Rogozin, infatti, ha avanzato la proposta di creare uno scudo spaziale unico, in grado di difendere i  Paesi non solo dai missili, ma anche dagli asteroidi.  Al progetto è stato dato il nome in codice di “Difesa Strategica della Terra”. Inoltre i dettagli sono già stati esposti al Presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev, il quale ha apposto sul documento la dicitura “interessante” e  ha incaricato Rogozin e il proprio assistente in politica estera Sergei Prikhodko di perfezionare il progetto.

Tra l'altro, ad agosto 2011 era stato dato l'annuncio che il Centro Missilistico Statale Makeev stava portando avanti l'elaborazione di un sistema spaziale per l'annientamento di asteroidi pericolosi per la Terra con l'impiego di missili nucleari. La fase di progettazione preliminare del sistema si è già conclusa.

L'opposizione tra Russia e Stati Uniti riguardo allo scudo antimissile somiglia sempre più a uno sceneggiato di cui non si vede la fine. In seguito all'uscita degli Usa dal trattato sullo scudo spaziale risalente al 1972 e la decisione del presidente George Bush di aumentare l'erogazione di mezzi per la creazione di questo sistema in Europa, né la Russia, né gli Stati Uniti sono riusciti a sciogliere il nodo delle molte contraddizioni. Quando ormai sono trascorsi 10 anni da che il problema esiste nella sua forma attuale, la comunità internazionale di esperti è costretta a constatare che le trattative sono giunte a un vicolo cieco.

Lo scudo antimissile a tappe

La decisione sullo sviluppo del sistema Sdi (Strategic Defense Initiative) nella sua forma attuale venne presa durante il summit Nato  svoltosi nel 2010 a Lisbona. Con la precedente amministrazione di Bush figlio, gli Stati Uniti avevano deciso di posizionare un sistema antimissilistico in Polonia e un radar antimissile nella Repubblica Ceca. Mosca giudicò tale decisione come una minaccia diretta al proprio potenziale strategico e avvertì Washington  della possibilità che venissero prese  misure di ritorsione. L'attuale presidente Barack Obama ha cambiato linea politica in relazione allo Sdi e ha deciso di temporeggiare per un po' con Polonia e Repubblica Ceca. Anche se questo non significa affatto una rinuncia al progetto di uno scudo europeo da parte degli Usa.

Come se non bastasse, secondo l'Agenzia di difesa missilistica del Pentagono (Mda, Missile Defense Agency), gli Stati Uniti hanno pianificato la costruzione dello scudo europeo in quattro tappe. Per il 2011 l'obiettivo era quello di dislocare nel Mar Mediterraneo delle navi con dei sistemi antimissile (obiettivo raggiunto) e sistemi radar in Europa meridionale. Durante la seconda fase, che si dovrebbe concludere nel 2015, il Pentagono ha in programma di trasferire delle batterie di missili SM-3 in Romania. Washington e Bucarest hanno firmato i relativi accordi il 13 settembre 2011.

Con la terza fase, entro il 2018, gli Usa  dovrebbero sistemare le stesse batterie antimissile in Polonia, e nel 2020 questi sistemi antimissile dovrebbero essere sostituiti da altri, più all'avanguardia e in grado di difendere tutto il territorio dei Paesi membri della Nato non solo dai missili balistici di media e breve gittata, ma anche da quelli intercontinentali.

Non c'è bisogno di dire che tale programma si scontra con un netto rifiuto da parte della Russia. Alla fine di ottobre 2011 Mosca ha annunciato  che si prepara ad una risposta militare ai provvedimenti presi dagli Stati Uniti. La risposta allo scudo europeo saranno i sistemi di missili balistici tattici Iskander-M che potrebbero essere sistemati a Luga, nella provincia di San Pietroburgo.

Dopo che il nuovo ambasciatore americano a Mosca, Michael MacFaul, si è rifiutato di fornire garanzie giuridiche sul fatto che lo scudo europeo non sarà direzionato contro la Russia, Mosca ha annunciato lo sviluppo della prima brigata di sistemi Iskander-M di ultima generazione completamente armati, in grado di lanciare testate nucleari.

Gli americani hanno sottolineato in diverse occasioni che sono pronti a fornire le garanzie necessarie, anche in forma scritta, tuttavia non hanno mai parlato di documenti che sanciscano obblighi di natura giuridica. D'altra parte gli Usa hanno proposto alla Russia di prendere parte ai lanci di collaudo dei sistemi antimissilistici progettati per essere sistemati in Europa. Questo quanto dichiarato a ottobre 2011 dal capo dell' Agenzia di Difesa Missilistica Patrick O'Reilly. La Russia ha controbattuto con la propria proposta di collaborazione volta alla creazione di uno scudo unico per difendere il pianeta dagli asteroidi. La prossima mossa tocca alla Nato.

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