Fonte: Reuters
L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha pubblicato un rapporto che si pensa contenga la prova che l'Iran ha oltrepassato il punto critico nella costruzione della bomba atomica. I Paesi confinanti, in particolare Israele, hanno espresso estrema preoccupazione e stanno agitando lo spettro di attacchi militari. Anche se Teheran nega categoricamente tutto, Israele ha sempre affermato a gran voce di essere pronta ad attaccare l'Iran.
La situazione è così preoccupante che il Ministero degli Esteri russo ha ritenuto necessario reagire: il ministro Sergei Lavrov ha detto, il 7 novembre 2011, che un attacco militare sarebbe un grave errore dalle conseguenze imprevedibili. Una delle sensazionali "scoperte" chiave consiste nelle accuse contro gli scienziati russi che hanno presumibilmente preparato l'Iran per la guerra nucleare. Ma guardando con gli occhi di uno di loro, quanto è stato grande il ruolo del fisico russo, Vyacheslav Danilenko, che, secondo l`Aiea, ha trascorso almeno cinque anni, a partire dalla metà degli anni '90, per istruire gli iraniani sulla tecnologia per la creazione dei detonatori a elevata precisione, del tipo impiegato per avviare il processo di reazione nucleare a catena?
Certo, uno scienziato eccellente può far progredire gli studi teorici moltissimo, anche in ambito nucleare. Ma dire che ha reso all'Iran "un'assistenza chiave nella creazione dell'arma atomica", stando alle accuse del rapporto, semplicemente non è serio. Un'arma nucleare è un sistema complesso e ad alta tecnologia formato da diversi tipi di componenti come missili e vettori, testate nucleari, termonucleari o di neutroni, così come da supporti di terra e da dispositivi di tracciamento. Solo quando tutti questi componenti agiscono in accordo è possibile dire che uno Stato possiede armi nucleari. Per quanto intelligente lo scienziato sopra citato potesse essere, non poteva avere avuto un'influenza decisiva su tutti i componenti del potenziale nucleare iraniano.
E' vero che il successo dell'Iran nel campo del razzo spaziale dimostra il
potenziale di lancio del Paese. Il primo satellite iraniano, Sina-1, è stato
lanciato il 28 ottobre 2005 dalla base di Plesetsk con il razzo russo Kosmos-3M
(facendo dell'Iran il 43° Paese con propri satelliti nello spazio).
Il 17 agosto 2008, l'Iran
ha tentato di mettere in orbita il razzo Safir. Immediatamente dopo il lancio,
il capo dell'Agenzia spaziale iraniana, Reza Tagizade, ha detto che un satellite
sperimentale era stato messo in orbita con successo. Ma gli esperti
internazionali non hanno confermato la notizia e gli Stati Uniti hanno annunciato
che, stando alle loro osservazioni, il razzo si era disintegrato a
un'altitudine di 152 chilometri.
Il 4 febbraio 2009, l'Iran
ha messo il satellite Omid in un'orbita ellittica, con l'aiuto del suo razzo
Safir-2. Il lancio è avvenuto in concomitanza con il 30° anniversario della
Rivoluzione islamica del 1979. I media iraniani hanno riferito che Omid sarebbe
stato usato per motivi di "ricerca e lavoro nell'ambito delle telecomunicazioni".
Il 15 giugno 2011, l'Iran
ha messo in orbita con successo il satellite Rassad-1 (Osservazione-1). Girerà
intorno alla Terra 15 volte ogni 24 ore a un'altitudine di 260 chilometri. Il
satellite è alimentato da celle solari e rileva e fotografa gli oggetti su una
superficie di 150 chilometri quadrati.
Certamente l'Iran e lo spazio sono concetti inseparabili oggi. Ci sono motivi
per dire che i numerosi lanci di successo dei missili balistici di medio raggio
più diversi lanci di vettori nell'ambito dei programmi suborbitali e, infine,
un volo orbitale in buona fede rappresentano un test precoce di armi
strategiche balistiche. Ma niente di più. Un Paese che ha effettuato alcuni
lanci di successo nello spazio non è necessariamente sul punto di rendere
operativa una vera e propria arma nucleare missilistica. L'esistenza di una
tale arma dipende soprattutto dalla sua abilità di combattimento e dalla
capacità di tutti i sistemi di supportare l'estremamente complicato algoritmo
di volo.
Questo gruppo di armi, anche se testato con successo, è destinato a fallire
considerando i diffusi sistemi di allarme di attacco nucleare e i mezzi per
contrastare tali attacchi. Non si può non citare l'esempio dell'Unione Sovietica.
Inizialmente, ci sono volute dieci ore per preparare il lancio del famoso razzo
R-7. Eppure la leadership sovietica non si è mai stancata di ripetere che il Paese
poteva colpire il territorio degli Stati Uniti.
Inoltre, il lancio di un satellite è un fatto, mentre il lancio di una testata esplosiva
verso un obiettivo è un altro, soprattutto se l'obiettivo è un altro
continente. Anche Sergei Korolyov e il suo team hanno dovuto effettuare test
dopo test prima di riuscire a eliminare il problema della testata che si
disgrega nei densi strati dell'atmosfera.
Nessuno sta mettendo in discussione il fatto che l'Iran sta perseguendo una
politica attiva sul nucleare senza avere la Russia alle sue spalle. Chi studia attentamente
l'abilità tecnica di quel Paese, non dovrebbe dimenticare le parole di uno dei
pilastri "dell'industria militare nucleare" russa, l'accademico Lev
Feoktistov: "E 'impossibile raggiungere in una sola volta le vette che i Paesi
nucleari hanno raggiunto nella progettazione delle armi nucleari. Non è, però,
affatto difficile costruire una bomba che non risponde ad altra esigenza se non
quella di essere in grado di esplodere, purché si disponga di numerosi libri
specialistici con enciclopedie e manuali rudimentali".
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