Foto: Evgeni Baranov
Foto: Evgeni Baranov
Acqua e fuoco in quell`intreccio indissolubile di amore, conflitto,
destino e morte; il battito ritmico e profondo del cuore che si fa
esasperato; caschi integrali e protezioni da bikers: ma cosa salverà
l`anima di due adolescenti alle prese con una passione fortissima e
contrastata? Se lo sono chiesto Mauro Bigonzetti e Fabrizio Plessi e lo
chiedono ai moscoviti portando al Russian Academic Youth Teatre (10 e
11 novembre 2011), il secondo palco di Mosca dopo il Bolshoj, il corpo
di ballo di Aterballetto in un “Romeo e Giulietta” riletto in chiave
moderna.
Non, dunque, un solo Romeo e una sola Giulietta
vittime del loro destino, ma la tragedia corale di nove coppie di
ballerini che all`incalzare delle musiche di Sergei Prokofiev perdono
il controllo della ragione e delle loro vite, sopraffatti dalla velocità
di quel battito cardiaco, imprendibile e inarrestabile. E, per evitare
il peggio, non basta loro, a questi Romeo e Giulietta dei giorni nostri,
un casco integrale, perché in realtà le loro anime sono indifese, senza
protezione, “non hanno un airbag”, per dirla con le parole di Fabrizio
Plessi.
Ci si muove così, in un equilibrio precario, in una
continua tensione di movimenti e di passi, tra grovigli di corpi che non
rappresentano “i personaggi in sé – spiega Mauro Bigonzetti -, quanto
le forze che li porteranno al gesto estremo”, in una performance
artistica di danza, che passa attraverso un moderno balcone di Verona:
una grande ruota in metallo che racchiude un`elica e genera il terzo
elemento cardine della storia, il
vento, che con acqua e fuoco proiettati sul fondo, conduce alla
purificazione, all`assoluto. Fino al culmine della scalata di una parete
di roccia.
Un pubblico rapito ha seguito, per oltre novanta
minuti di suspence, il debutto della compagnia italiana (sotto la
direzione artistica di Cristina Bazzolini, ex prima ballerina del Maggio
Musicale Fiorentino, che si è esibita tra l`altro anche con Rudolf
Nureyev), tornata a Mosca nell`ambito dell`Anno 2011, dopo essersi fatta
apprezzare all`ombra del Cremlino già nel 2003 e nel 2005.
Applausi fragorosi nel finale dell`esibizione hanno salutato i
protagonisti sul palco, commenti soddisfatti all`uscita e nel piazzale
davanti al Boshoj sulle bocche di spettatori di tutte le età, accorsi
numerosi in sala. “Mi è piaciuta molto l’idea di far indossare dei
caschi ai ballerini: un modo particolare per sottolineare come l’animo
umano sia debole e indifeso”, ha commentato una spettatrice al termine
dello spettacolo. “Una rappresentazione inusuale – ha aggiunto un
giovane in sala -, mi ha stupito soprattutto la resistenza degli
artisti, che hanno ballato per un’ora e mezza senza mai fermarsi”.
Entusiasmo e soddisfazione per la prima, mentre si attende
la replica dell`11 novembre 2011.
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